La riduzione dei levrieri a macchine da corsa
Nelle discussioni di questi giorni intorno all’opportunità di far correre i levrieri in pista e in competizioni di coursing, emerge chiaramente un equivoco, cioè che i levrieri siano per natura cani da corsa. Questo è un falso, dal momento che i levrieri nascono e infatti sono stati usati, e sono ancora usati in alcune zone, come cani da caccia. Il coursing e il racing nascono in un secondo momento, il primo nel 1776 con il Swaffham Coursing Club, il secondo negli anni venti del secolo scorso in Florida. Coursing e racing sono dunque attività inventate dall’uomo le cui logiche poco hanno a che vedere con la natura dei levrieri. Tralasciando l’orrore del coursing con lepre viva, a oggi praticato in Irlanda, Spagna e Portogallo, nel coursing con lepre meccanica i cani fanno almeno due cose che non accadono nella caccia a vista, cioè competere e seguire un oggetto meccanico. La competizione è un ingrediente introdotto dall’uomo, usualmente per denaro, sia esso acquisito attraverso scommesse, attraverso premi o indirettamente attraverso i profitti dell’allevamento. E se non è per denaro, per appagare la talvolta sciagurata propensione umana a competere e a divertirsi competendo.
Seguire un oggetto meccanico è poi completamente differente che seguire una lepre: l’oggetto meccanico ha un movimento caotico e non prevedibile che non permette al cane di usare in nessun modo il cervello. I cani nel coursing con lepre meccanica corrono in maniera impulsiva, il più veloce possibile senza poter tentare di prevedere il movimento della preda. Peraltro l’uso del ragionamento e dell’intelligenza, necessario nella caccia reale per la sopravvivenza, è bandito dal coursing in Spagna: i cani che anticipano la direzione della lepre sono squalificati.
Peggio ancora nel racing, dove l’aspetto competitivo è accompagnato da una tipologia di performance ancora più innaturale, cioè correre in tondo. Questo modo di correre è ancora più innaturale, come è riconosciuto dai trainer dell’industria del greyhound racing, che devono insegnare ai cani a correre in pista.
L’idea che i levrieri siano principalmente se non esclusivamente corridori e che si divertano a correre in pista o dietro a una pezza è dunque un prodotto storico, un’ideologia funzionale a interessi come quelli di chi li sfrutta in Irlanda o in Spagna. I quali allevano e allenano i levrieri come se fossero macchine da corsa. Questo modo di vedere i levrieri non ha niente a che vedere con il loro benessere. Purtroppo è un’idea condivisa anche da molti che si professano amanti dei levrieri e, sembrerebbe, anche da una parte della cinofilia.
Dunque niente di naturale e niente che abbia a che vedere con il benessere del levriero, del quale si usano in maniera meccanica alcune qualità per finalità prettamente umane. L’esaltazione della competitività e di una modalità di corsa meccanica e irriflessiva non hanno nulla a che vedere con il benessere del cane, che richiederebbe di poter correre in libertà se lo vuole e come vuole. Come un essere vivente reale e non come una macchina.
Per ultimo, ma non meno importante, gareggiare, soprattutto in pista, comporta oggettivi motivi di pericolo. È noto infatti a chi ha un minimo di conoscenza delle corse nei cinodromi, e della fisica, che le curve sono un oggettivo motivo di pericolo; infatti moltissimi incidenti anche mortali avvengono in curva, quando il cane è al massimo dell’accelerazione e deve improvvisamente affrontare una traiettoria che tende a portarlo verso l’esterno. A chi giova?
Tags: coursing, dog racing, levrieri