Una differenza fondamentale
Ci siamo soffermati spesso sul fatto che noi siamo un’associazione radicalmente antiracing e che esprimiamo questo non solo sul piano teorico, ma anche su quello pratico. Cosa importante, perché a fare la differenza in ultima analisi è la pratica.
Tuttavia c’è un aspetto fondamentale della nostra visione e del nostro lavoro che crediamo ci differenzi profondamente da tutte le altre associazioni italiane che si occupano di levrieri.
Parliamo della concezione che abbiamo del cane in generale, e dunque anche dei levrieri rescue: alcuni ripetono in continuazione che i levrieri non sono come gli altri cani, e noi riteniamo questa affermazione così ovvia, da essere in ultima analisi vuota di contenuto.
Infatti, ogni razza ha caratteristiche particolari e ogni individuo a sua volta anche: è evidente che un terrier e un levriero hanno alcune differenze di base, ed è altrettanto evidente che ogni terrier e ogni levriero hanno la loro individualità. Dunque, parlando molto in generale, nessun cane è come un altro. Il che si può estendere a qualunque altra specie, compreso l’uomo: ogni uomo è diverso da un altro.
Ma nessuno si sogna di affermare che per questo motivo non ci sono caratteristiche comuni a tutti gli uomini, e allo stesso modo, pur nelle differenze, ci sono caratteristiche specifiche del cane. Specifiche, nel senso che appartengono alla specie.
Detto questo, noi non abbiamo una ricetta precisa su quale sia la risposta alla domanda “Quali sono le caratteristiche di un levriero?” o “Cosa vuol dire essere un levriero?”, ma sappiamo che dobbiamo superare i luoghi comuni alla luce di una visione evoluta del cane e del levriero. Avere una visione evoluta significa per noi considerare che i cani, e quindi i levrieri, sono esseri dotati di una mente, quindi di un complesso sistema di emozioni, motivazioni, conoscenze. Hanno una loro natura e dei bisogni che vanno rispettati e soddisfatti, perché possano essere felici.
Certamente, noi dobbiamo comprendere come queste caratteristiche possono essere vissute e declinate in contesti urbani, in situazioni di vita complesse e diverse da quelle originarie.
Dobbiamo essere responsabili e prenderci cura, indubbiamente, ma questo rischia di non avere alcun significato se non comprendiamo che ci sono due modi di prendersi cura: il primo consiste nel trattarli come cose da proteggere e custodire, il secondo consiste nell’aiutarli a esprimere quello che sono al meglio nel nuovo contesto di vita. Solo il secondo modo è veramente rispettoso dei loro diritti e della loro dignità.
Riflettere su questo è una sfida che accettiamo, consapevoli di sapere poco, ma anche consapevoli che quello che si pensa di sapere in base a luoghi comuni, o concezioni poco rispettose dei cani e dei levrieri, è meno di poco.
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