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I greyhound corrono per le loro vite – RTÉ Investigates – Documentario esplosivo sulla crudeltà del greyhound racing

27 giugno 2019, 11:00 

RTÉ Investigates Greyhounds Running For Their Lives June 2019: Eccellente documentario, realizzato dalla #RTE Investigates, andato in onda mercoledì 26 giugno in prima serata su RTÉ One, sapientemente costruito, che mette a nudo in maniera schiacciante il livello inaudito di maltrattamento e di sofferenza subite dai greyhound in Irlanda a causa dell’industria del greyhound racing e del coursing, che quest’anno ha ricevuto 16,8 milioni di euro in finanziamenti governativi.

16,8 milioni di euro destinati ad un’industria, fondata sul gioco d’azzardo, dominata dalla logica del profitto, e sottratti ad altri settori di maggiore utilità sociale, quali la salute e l’educazione.

Un’industria che nonostante i continui aiuti statali è in costante e inesorabile declino in termini di entrate, di numero di cinodromi, di affluenza di pubblico.  

Il documentario mostra dati alla mano che quasi 6.000 greyhound con prestazioni al di sotto delle aspettative vengono uccisi in Irlanda ogni anno senza alcuna pietà, semplicemente perché non abbastanza veloci. Una parte di loro viene uccisa con un colpo di pistola in testa per soli 10 €.

Tre semplici secondi di distanza possono separare un grey ritenuto prestante da uno scartato e condannato alla morte immediata o dopo ulteriore sfruttamento. 

Espone anche nei dettagli le implicazioni dell’enorme overbreeding, cioè il sovrallevamento di cuccioli. Si calcola che l’industria irlandese del racing metta al mondo ogni anno circa 16.000 cuccioli all’unico scopo di ottenere il campione, con l’esito di allevare il mille per cento in più di cuccioli rispetto al necessario, portando alla soppressione di migliaia di cani ogni anno.

Tutti questi dati sono ricavabili da una relazione confidenziale preparata per l’Irish Greyhound Board dai consulenti della Preferred Results Ltd, che è costata € 115.000, è stata consegnata all’IGB a settembre 2017, ma non è mai stata resa pubblica. 

L’IGB si è anche rifiutato di rispondere alle domande dell’unità investigativa di RTEOne. 

Questo rapporto spiega dettagliatamente come ogni anno siano andati persi milioni di euro a causa di allevatori di greyhound che hanno investito in cucciolate poi soppresse oppure “abbandonate” sotto costo nel mercato inglese.

Una parte dei cani scartati vengono esportati in UK e in mercati minori,come la Spagna e il sud est asiatico, soprattutto Cina e Pakistan, dove non vige una decente legislazione di protezione degli animali.

Vengono mostrati filmati e dati che comprovano l’esportazione di greyhound dall’Europa e al sud est asiatico verso paesi in cui sono assenti programmi di adozione o peggio ancora una decente legislazione di protezione degli animali. È il caso di paesi asiatici come Pakistan e Cina, su tutti, ma anche Vietnam e Corea del Sud in maniera minore. In Pakistan i greyhound sono usati per la riproduzione, ma anche per il coursing e per la caccia, in Cina per corse clandestine con scommesse, in corse amatoriali, per la caccia o nello zoo di Shangai. In questi paesi i cani vivono in condizioni spesso vergognose e decisamente peggiori rispetto a quelle, peraltro già non entusiasmanti,  in cui vivono nei paesi di origine, e il loro destino è segnato dalla mancanza di prospettive di adozione. Non sono rari i casi di greyhound finiti nel mercato della carne in Cina insieme a migliaia di altri cani, spesso rubati.

 

I greyhound che non vengono esportati che fine fanno?

Per capire cosa è accaduto alle migliaia di greyhound che non sono stati esportati all’estero, la relazione si è basata sui dati raccolti dall’ Irish Coursing Club Stud Book (Registro Genealogico del Coursing irlandese) e sul sistema gestionale delle corse usato dall’IGB.

Si parla di una stima di circa 5.887 greyhound, in grado di gareggiare, che ogni anno vengono uccisi perché non riescono a dare adeguati tempi di qualificazione o le loro prestazioni diminuiscono.

Queste le principali ragioni per cui vengono soppressi: 

“mancata produzione di tempi di qualificazione buoni” (2.673);

“mancata produzione dei tempi d’ingresso desiderati per l’iscrizione ad una gara” (1.989); 

“declino inaccettabile delle prestazioni” (1.326). 

I dati dell’ICC mostrano come tra il 2013 e il 2017 siano stati registrati 86.754 cuccioli di greyhound, di cui il 36% è stato esportato nel Regno Unito. Ma nello stesso periodo risultano essere registrati come deceduti solo 6720 cani.

Che fine hanno fatto i restanti 48.803 cani?

Un greyhound può essere soppresso per ragioni economiche in Irlanda, vale a dire che il suo proprietario può ucciderlo semplicemente perché lo considera un costo inutile per lui, ma la legge prescrive che la soppressione debba avvenire mediante eutanasia.

L’eutanasia è dunque un’opzione praticabile e legale per i cani indesiderati, ma costa al proprietario circa € 80. Parecchi proprietari di greyhound preferiscono dunque ricorrere ad alternative più economiche, non importa se violente. 

Tra il 2010-14 oltre 3400 levrieri sono stati abbandonati nei canili in Irlanda, l’87% è stato soppresso mediante eutanasia.

L’Irish Greyhound Board (IGB) spende poco più di euro 100.000 dei 16,8 milioni che riceve dallo Stato per il rehoming, cioè il piano di adozione dei cani scartati. Ogni anno questo piano di rehoming dell’IGB, chiamato RGT, aiuta a trovare casa a circa 500 levrieri.

500 levrieri su una media di almeno 3400 cani! Una miseria.

La maggior parte del lavoro di salvataggio dei greyhound scartati dall’industria delle corse ricade sui rifugi privati.

Il documentario ‘Greyhounds, Running for Their Lives’ prosegue poi con filmati agghiaccianti che mostrano la pratica diffusa tra i proprietari dei greyhound di sopprimere i loro grey ricorrendo a metodi alternativi all’eutanasia, nonostante violenti, perchè più economici.

Il tutto per risparmiare poche decine di euro!

30 “knackeries” (personale di mattatoi con regolare licenza) sono stati contattati dal team investigativo RTE che ha chiesto loro se sopprimono greyhound. La metà ha dichiarato di non avere il permesso di eutanizzare i cani – gli altri 15 hanno risposto che lo fanno senza problemi per una cifra fra i 10 e i 35 euro a cane.

Le registrazioni telefoniche in incognito rivelano alcune delle risposte nauseanti: 

 “Li sopprimiamo e li smaltiamo”
“Sono 20 € ciascuno – assicurati di avere messo loro le museruole quando ce li porti”
“Li sopprimiamo e te li veniamo a prendere e ti darò una ricevuta per loro”
“Sarebbero € 100 per tre di loro va bene?”
“E ti darò una ricevuta”
“Sono € 10 per ogni cane”
“È un 22 rifle, questo è quello che uso”

In una delle tante scene scioccanti e strazianti del “RTE Investigates: Greyhound Running for Their Lives” – le telecamere nascoste catturano i momenti in cui quattro greyhound vengono portati al mattatoio “J Styles Knackery” al di fuori di Portlaoise, con regolare licenza da parte del Dipartimento dell’Agricoltura. Qui vengono uccisi con un colpo di pistola in testa e scaricati in un cassonetto.

Uno di loro si contorce sul terreno agonizzante dopo essere stato colpito con un singolo proiettile nella parte posteriore della testa, mentre il suo spietato proprietario attende in un veicolo il ritorno del collare del cane morente.

Alcuni addetti di questo mattatoio hanno dichiarato di sparare ai cani, anche in gruppi, senza problemi, per 20 euro a cane.

E tutto questo avviene normalmente e alla luce del sole, nonostante le dichiarazione del Ministero dell’Agricoltura circa il fatto che tutto ciò non è permesso, in quanto le licenze per i mattatoi non lo consentono, e il fatto che i cani, compresi i levrieri, sono classificati come animali di categoria 1 e non possono entrare in strutture di categoria 2 (i mattatoi), né vivi né morti.

Tante parole da parte del Ministero, ma nessuna azione contro tali reati e siffatta crudeltà.
Nessun intervento, tutto alla luce del sole e con tanto di ricevuta!

Il documentario riporta anche filmati in incognito di corse clandestini sull’isola di Whiddy  da parte di personaggi importanti dello sport e rivela nuovi dettagli sull’entità del doping nei greyhound da corsa. 

Il veterinario clinico Finbarr Heslin racconta:

“Vediamo i cani che arrivano in clinica aver ricevuto così tanto EPO (sostanza dopante) dai loro proprietari da avere il sangue come melassa”.

Si riportano i dati raccolti sul mercato nero di medicinali per i cavalli, gli animali da fattoria e i levrieri. Attraverso i documenti giudiziari e le fonti del settore, RTÉ è stata in grado di stabilire che l’80% degli articoli proveniva da strutture collegate a trainer di levrieri.

C’è stato un solo caso in cui ad un trainer  è stata revocata la sua licenza dall’IGB a causa di problemi di doping nel 2015.

Sebbene questo sport sia vietato nella maggior parte dei paesi europei, l’Irlanda è uno dei tre paesi che continua a praticare il coursing. Il documentario mostra come alcuni allenatori di successo, ben noti titolari di levrieri ed ex funzionari di Coursing Club, partecipino ad eventi senza licenza e non regolamentati, con grave sofferenza e morte atroci per le lepri. 

Il programma investigativo esplora anche come al Dáil è stato detto che solo 9 greyhound sono stati esportati in Cina dal 2016, nonostante ci siano prove evidenti di 20 levrieri irlandesi che sono stati esportati lì, dove sono finiti nei laboratori di allevamento per cercare cani per il giro delle corse clandestine legate alle scommesse. 

I 9 greyhound irlandesi del 2016 sono stati venduti all’asta ed esportati nel peggiore cinodromo al mondo, il Canidrome di Macao. Grazie alla campagna mondiale “Save The Macau Greyhounds” si sono salvati tutti e sono stati adottati in Europa, tre in Italia tramite Pet levrieri e 4 in UK tramite la rete inglese dei rifugi di SaveTheMacauGreyhounds.

A questo proposito il documentario ripercorre le tappe fondamentali delle campagne mondiali Close the Canidrome e Save The Macau Greyhounds, che hanno portato alla chiusura definitiva del Canidrome, al salvataggio dei 550 greyhound e alla loro adozione tramite la rete internazionale dei rifugi e associazioni antiracing alleate. Vengono riprese alcune immagini del viaggio del presidente di Pet levrieri con altri membri di Pet Levrieri presso il Canidrome nel settembre 2018.

Durante l’intervista a Stefania Traini, presidente di Pet levrieri, viene ricordata la storia di uno dei suoi cinque greyhound adottati, Barney.

Allevato in Irlanda e di proprietà di una persona Seamus McCloskey, coinvolto nella costruzione del cinodromo di Limerick, dove ha sede l’IGB, transitato in Irlanda del Nord, venduto a uno spagnolo non proprio raccomandabile, salvato da Scooby e quindi adottato in Italia tramite Pet levrieri, Barney è la prova che il destino dei greyhound e quello dei galgo si incrociano e si confondono in un luogo che si chiama Spagna. Barney è la prova che esiste una via che porta dall’Irlanda e dalle sue aste alla Spagna, un paese in cui essere levriero è generalmente una condanna a morte senza appello.

Dunque Barney è un simbolo della totale mancanza di sensibilità, compassione e rispetto dei trainer irlandesi e dell’IGB, ma anche dello sfruttamento dei levrieri in Spagna.

l’IGB, contattata dalla Protectora Scooby Medina e dalla la Greyhound Rescue Association of Ireland (GRAI), non ha mai risposto. Come spesso accade quando bisogna assumersi le proprie responsabilità.

Per saperne di più: https://wp.me/p45Xvu-gib

Infine il documentario racconta l’intero viaggio dai due rifugi indipendenti e antiracing che li hanno salvati, Limerick Animal Welfare e Galway SPCA, di 20 greyhound e lurcher, portati in Italia e dati in adozione da Pet Levrieri onlus. Riprende alcuni momenti sempre belli ed emozionanti dell’accoglienza dei cani in Italia da parte dei volontari di Pet levrieri e poi del primo incontro con le loro famiglie adottive.

Questo documentario sul greyhound racing è un evento potenzialmente epocale nella lotta contro il racing e il coursing in Irlanda. Per la prima volta è stato mostrato in Irlanda, dati alla mano inconfutabili, il vero volto crudele e spietato dell’industria, ed è stato fatto dalla televisione di stato, non da un giornale online o dalle associazioni antiracing.

Tutto questo non cambierà la situazione in un giorno, ma potrà costituire un importante punto di non ritorno nel cammino per ottenere la fine del greyhound racing in Irlanda.

Un grande ringraziamento a Conor Ryan e al team RTE per aver creato un documentario così potente e ricco di dati e prove schiaccianti sull’inaccettabile crudeltà del greyhound racing. 

Grazie per aver scelto di essere una voce potente e coraggiosa per i senza voce.

©Petlevrieri 

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Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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