Quelli che mollano al primo ostacolo
Ci sono cani che vegliano il loro proprietario morto, cani che aspettano il suo ritorno sempre nello stesso luogo. Ci sono tanti persone che hanno cambiato la loro vita quando hanno cominciato a dividerla con un cane, persone che farebbero qualunque sacrificio pur di dargli il meglio, persone che non possono non versare lacrime alla sola idea di doverlo lasciare andare.
In questi anni ho visto moltissime persone così, gente di differente estrazione sociale, del nord e del sud, con livelli culturali molto differenti. Gente che piuttosto che mollare i cani che ha adottato ha fatto sacrifici in tutti i sensi, economici e non, che ha cambiato il proprio stile di vita, che ha modificato le proprie abitudini. Qualcuno ha incontrato problemi di vita veramente troppo grandi e ha dovuto fare una scelta che mai avrebbe pensato di fare, ma ha affrontato questo con dolore e dignità.
Poi ci sono stati alcuni, non moltissimi, ma comunque troppi, che di fronte a piccoli problemi, oppure semplicemente perché incapaci di fare qualche sforzo e qualche sacrificio hanno semplicemente alzato il telefono e restituito il cane. A dire il vero questo termine è improprio, dal momento che un cane adottato non è un bene che si acquista dopo un periodo di prova, non c’è garanzia alcuna. Esattamente come quando si sceglie di avere un figlio. In realtà, queste persone non restituiscono il cane ma lo abbandonano: semplicemente questi cani sono fortunati per il fatto di avere alle spalle associazioni che non smettono mai di prendersene cura, in qualche modo. Ma se non fosse così, questi cani finirebbero in un canile. Questa è la realtà.
Quel che poi è veramente insopportabile è che pochissimi sono in grado di riconoscere il loro fallimento, perché di un loro fallimento si tratta, senza sentire in qualche modo il bisogno di trovare giustificazioni ridicole o addirittura di inventare comportamenti del cane per autoassolversi. Qualcuno arriva a dire piangendo, con un atteggiamento di autocommiserazione privo di qualunque volontà di mettersi in gioco, che la colpa è sua: il cane è perfetto, ma io sono inadeguato. L’approccio è quello, molto diffuso, di chi di fronte al primo problema che incontra, vero o presunto, piuttosto che affrontare la situazione sceglie la via più semplice: cambiare strada.
Non è moralismo: fare una scelta è assumersi gli onori e gli oneri, le gioie e le responsabilità, non è una questione etica, ma di convivenza civile e sociale. Quel cane che abbandoni testimonia che sei una persona non affidabile e, anche se non finisce in un canile ma tanto più se invece ci va, diventa un problema di tutti. Un problema economico ma anche relazionale: ogni abbandono, ogni restituzione fatta come se il cane fosse di pezza è uno strappo ai danni di una convivenza fatta di responsabilità, di legami positivi, di scelte che tengono conto degli altri. Quando molli un cane stai dicendo al mondo che tu sei l’unica cosa che conta e stai scaricando il tuo problema sugli altri.
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