Nuova Zelanda: 262 greyhound uccisi dall’industria delle corse nella stagione 2019/2020
Otto greyhound sono stati oggetto di eutanasia dal 18 dicembre 2020 al 10 gennaio 2021 dopo aver subito infortuni da corsa.
Ciò include cinque a Whanganui in quella che l’organizzazione per i diritti degli animali SAFE chiama una “pista della morte”.
Il portavoce di SAFE Will Appelbe chiede al Ministero per le industrie primarie (MPI) di chiudere immediatamente la pista di Whanganui per un’indagine.
Il bilancio dei greyhound uccisi dall’industria delle corse è aumentato vertiginosamente nelle ultime tre settimane, ha detto Appelbe e ha aggiunto – I cinque cani uccisi al cinodromo di Whanganui sono un fatto terribile e richiedono un’indagine immediata da parte ministero competente (MPI).
Questi 18 grey uccisi nelle ultime tre settimane si aggiungono ai 47 greyhound morti che il movimento antiracing neozelandese ha scoperto e che non erano inclusi nel rapporto ufficiale dell’industria delle corse.
Secondo la relazione 2020 del Greyhound Racing New Zealand (l’ente corse neozelandese), nella stagione 2019/2020 sono stati soppressi con eutanasia 214 greyhound, cui vanno aggiunti i 47 ulteriori decessi non inclusi nel rapporto ufficiale.
GREY2K USA Worldwide, la più grande organizzazione mondiale di difesa dei levrieri, si è recentemente unita alla campagna di SAFE e Greyhound Protection League per porre fine alle corse di levrieri in Nuova Zelanda. Il presidente e consigliere generale di GREY2K Christine A. Dorchak ha dichiarato:
“Finché le corse commerciali, legate al gioco d’azzardo, continueranno, i greyhound soffriranno e moriranno. È ora di chiudere questa pista crudele delle corse (Whanganui) e ogni pista in Nuova Zelanda”.
E’ stata lanciata anche una petizione che vi invitiamo a firmare e divulgare per chiedere l’abolizione del greyhound racing in Nuova Zelanda:
Di seguito la traduzione dell’articolo sull’argomento comparso su “1 News” il 7 gennaio.
Quasi 50 greyhound deceduti non registrati nella relazione annuale dell’industria, si auspica una maggiore trasparenza.
Di Kristin Hall, 07/01/2021
Si richiede maggiore trasparenza sulle corse coi greyhound dopo la scoperta della morte di 50 cani che non sono stati inclusi nella relazione annuale dell’industria.
Secondo la relazione 2020 del Greyhound Racing New Zealand la scorsa stagione sono stati soppressi con eutanasia 214 greyhound. Ma dopo le indagini svolte dai sostenitori dei diritti animali si è scoperto di ulteriori 47 decessi non inclusi nel rapporto ufficiale.
I dati forniti successivamente dal Greyhound Racing New Zealand mostrano come i cani che non sono stati soppressi con eutanasia sarebbero morti per altre cause come attacco cardiaco, avvelenamento ed emorragia interna. Per più di metà dei 47 decessi l’esatta causa non è stata registrata.
Emily Robertson della Greyhound Protection League afferma che la relazione del GRNZ rappresenterebbe solo “mezze verità”. “Il fatto che quei 47 cani non fossero inclusi nella relazione annuale dà l’impressione che volessero deliberatamente nascondere quei decessi” ha dichiarato.
Anche Marianne MacDonald di SAFE dice di essere preoccupata per la totale mancanza di dettagli sui cani soppressi. Nella stagione 2019/2020 sono morti 34 cani a causa di incidenti, 15 per l’età avanzata, mentre per ben 165 la causa di morte è indicata come “altro”.
“C’è bisogno di un’indagine a 360°, non solo sui 47 cani di cui abbiamo scoperto la morte, ma anche degli altri 165 che sono stati soppressi con eutanasia al di fuori dalle gare. Vogliamo sapere cosa sta succedendo e cos’altro sta nascondendo l’industria”.
MacDonald ha aggiunto di voler assistere alla messa al bando del dog racing in Nuova Zelanda, e al tempo stesso ad un inasprimento delle regole.
“C’è davvero bisogno di occhi indipendenti puntati sull’industria, vogliamo verifiche trimestrali sul benessere animale”.
La Nuova Zelanda è uno dei sette paesi nel mondo in cui il dog racing è ancora legale, ma l’addestratore Craig Roberts non è d’accordo con la richiesta degli attivisti di vietare questo sport: “Se il greyhound racing morisse, alla fine scomparirebbe anche la razza di cani e loro ne sarebbero i responsabili” ha detto.
Roberts è d’accordo sul fatto che tutti i greyhound deceduti dovrebbero essere inclusi nel rapporto annuale dell’industria, ma è sicuro che siano stati fatti dei miglioramenti importanti in termini di benessere e tutela animale. “I decessi dovrebbero essere registrati sia che siano accidentali sia per una qualche malattia/infortunio. Quando vengono registrati come cani da corsa quelle informazioni dovrebbero essere messe a disposizione”. “Abbiamo avuto un paio di controlli indipendenti e abbiamo apportato dei cambiamenti secondo quanto riportato nelle relazioni…i greyhound sono ben accuditi e curati, e l’industria al momento sta prosperando”.
Il Greyhound Racing New Zealand ha rifiutato di concedere un’intervista, ma un portavoce ha riferito a 1 NEWS che i decessi improvvisi non sono presenti nell’ultimo rapporto perché non sono stati registrati nello storico.
L’organizzazione afferma che negli ultimi due anni c’è stato un calo del 40% nelle soppressioni con eutanasia, dai 351 decessi nel 2018/19 ai 214 della scorsa stagione.
Il Ministro della Tutela Animale Meka Whaitiri ha rifiutato di esser intervistata. In un comunicato il Ministro del Racing Grant Robertson ha detto di “non avere giurisdizione diretta sul codice del greyhound racing”. “Le questioni operative, compreso il benessere animale, sono di responsabilità del Greyhound Racing New Zealand” ha precisato.
Emily Robertson ha concluso dicendo che i “vari governi” non hanno fatto nulla per la sicurezza dei greyhound.
“Speravamo che con Winston Peters (politico ed ex primo ministro della Nuova Zelanda, molto criticato per le sue politiche sull’immigrazione, l’economica, gli affari esteri etc. ndt.) fuori dai giochi avremmo assistito ad un progresso nelle azioni. Finora l’unica reazione è stata quella di giocare a scarica barile”.
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