fbpx

Camilla: i fatti

Nella vicenda di Camilla sono accaduti episodi inquietanti, che desideriamo ricostruire in base agli elementi in nostro possesso.

  1. Quando Camilla è scappata, dopo essersi spaventata per la caduta di una bicicletta, era al guinzaglio, come testimoniato dai numerosi avvistamenti di Camilla al guinzaglio durante la fuga e come riportato nella denuncia di smarrimento.
  2. Camilla è regolarmente registrata nell’Anagrafe canina, chiunque può dunque risalire facilmente alla proprietaria. Peraltro l’identità della proprietaria era nota a tutti già prima della cattura, come comprovato da innumerevoli post su facebook/Internet e dal fatto che chi ha cercato il cane disponeva del suo numero di telefono, numero peraltro non presente sul volantino della ricerca preparato da Acchiappalevrieri.
  3. La proprietaria ha sporto regolare denuncia di smarrimento ai Carabinieri.
  4. GACI è intervenuto in tutte le fasi della ricerca di Camilla e in particolare durante la cattura e dopo di essa, come si vede non solo da numerosi post su facebook/internet ma anche da quello che è accaduto una volta individuato il cane. Camilla è stata infatti prelevata dopo la cattura da parte di una esponente del GACI, che era presente in clinica anche la mattina successiva. Quindi per noi GACI o Acchiappalevrieri non fa differenza. Peraltro non sappiamo chi si identifichi con questo nome.
  5. Quando noi siamo stati avvisati della fuga altri erano già intervenuti. Come abbiamo più volte dichiarato noi cerchiamo i cani dei nostri adottanti soltanto se ne abbiamo esplicita richiesta e soltanto se possiamo decidere il modo di operare. Non facciamo e non faremo in particolare ricerche con il GACI e con Acchiappalevrieri.
  6. Abbiamo infatti modi di operare molto diversi: noi coinvolgiamo attivamente i proprietari, non facciamo eventi pubblici su Internet, non gestiamo i cani durante e subito dopo la cattura in maniera autonoma dai proprietari e dalle autorità competenti. Agiamo in questo modo anche perché la legge consente di catturare un cane vagante solo a persone autorizzate e non a privati cittadini. Per legge infatti i privati cittadini e le associazioni animaliste non possono procedere alla cattura di un cane randagio o vagante ( es. scappato), perché non hanno le competenze, i titoli e gli idonei strumenti di protezione (per esempio da aggressioni da parte del cane). Possono farlo soltanto le autorità competenti e i professionisti detentori di idonea autorizzazione. Peraltro, nel caso specifico, noi siamo sempre stati in contatto con la proprietaria che abbiamo aiutato fin dal primo momento in cui ci ha avvisato.
  7. Dopo la cattura, malgrado la presenza sul posto della proprietaria, non le è stato permesso di avvicinarsi ed entrare in contatto con il suo cane. Nonostante la sua presenza, non le è stato restituito il cane, né le è stata data la possibilità di decidere che fare e di portare il cane nella sua clinica, dove Camilla è ben conosciuta e seguita da tempo. Camilla è stata caricata su un Suv da parte di una persona, che era presente anche la mattina successiva in clinica e che fa parte notoriamente del GACI, quindi condotta in una clinica che è stata definita su internet da un’esponente del GACI, “La nostra clinica”.
  8. Per legge l’atto di non restituire immediatamente da parte di un privato cittadino un cane smarrito al suo legittimo proprietario, presente e identificato sul luogo del ritrovamento, costituisce un reato e nella fattispecie “un’appropriazione indebita”.
  9. Le analisi del sangue effettuate dalla clinica sono intestate alla presidentessa  del GACI, non si sa a quale titolo.
  10. La legge regionale dell’Emilia Romagna n. 27 del 2000, nell’articolo 15 prescrive: “5. I cani catturati, qualora non sia possibile l’immediata consegna al proprietario, sono trasferiti, per la custodia, presso le strutture di ricovero di cui al successivo art. 16.”, cioè canili sanitari e/o strutture convenzionate. La Clinica estense è una struttura convenzionata? Se lo fosse avrebbe ricevuto qualcosa da esibire per certificare la “messa in custodia temporanea” del cane catturato, invece non ha esibito nulla. Se non è una struttura convenzionata alla custodia di cani catturati (randagi o vaganti), con l’autorizzazione di chi ha disposto il ricovero di Camilla e l’effettuazione di esami? Perché non ha fatto firmare nulla alla proprietaria?
  11. La clinica ha ricoverato il cane e non ha mai sottoposto alla proprietaria alcun documento di ricovero né di autorizzazione al trattamento dei dati. Nessun consenso al trattamento sanitario è stato fatto firmare alla proprietaria. Le analisi del sangue sono stati quindi eseguite senza interpellare la proprietaria e pur potendola contattare senza problemi data la presenza del microchip e dato anche il fatto che le persone che l’hanno portata in clinica conoscevano l’identità della proprietaria e il suo numero di cellulare. 
A che titolo il cane è rimasto in clinica, dunque?
  12. Su Internet è stato scritto che il cane ha morso uno dei soccorritori e che era molto spaventato. Non si comprende a che titolo il cane sia stato avvicinato, toccato, caricato su un mezzo privato e condotto in clinica da parte di privati cittadini. In una situazione del genere la legge prescrive che solo le autorità competenti e l’accalappiacani possano intervenire. ll cane deve essere portato al canile comunale, dove deve essere identificato, dove l’ufficiale sanitario lo visita. Il proprietario deve essere prontamente avvisato e se non sussistono problemi sanitari restituito al legittimo proprietario.

A questo proposito, la già citata legge regionale dell’Emilia Romagna recita (art. 15): Comma 2. “Nessuno, al di fuori degli addetti ai servizi di cui al comma 1, può procedere alla cattura di cani randagi o vaganti, se non nei casi previsti dalla legislazione vigente.” I casi previsti per legge sono quelli in cui c’è un incarico formale da parte dell’autorità sanitaria competente quale il Sindaco o il Direttore Generale dell’ASL. Non ci risulta rientrino in questi casi né l’associazione GACI, né il gruppo informale di persone che gestiscono la pagina facebook acchiappalevrieri.

Il comma 1 sempre dell’articolo 15 dice che “I servizi per il controllo della popolazione canina provvedono alla cattura dei cani randagi. Tali servizi provvedono inoltre alla cattura dei cani vaganti in ambiente urbano e suburbano ed intervengono quando ricorrano i casi previsti dal Regolamento di Polizia veterinaria, approvato con DPR 8 febbraio 1954, n.320, e comunque quando vi siano situazioni di rischio per l’incolumità dell’uomo e per l’igiene pubblica.” Nessuno può dunque acchiappare né levrieri né altro, ma per la cattura deve rivolgersi alle autorità competenti, che hanno appunto i titoli, le competenze, le autorizzazione e gli strumenti di cattura e di protezione personale idonei.

Al di là  di questo, mettere le mani su un cane terrorizzato è un comportamento superficiale e irresponsabile, che mostra l’incapacità di chi ha voluto procedere di testa sua, senza avere strumenti adeguati, né alcuna conoscenza del cane. Che un cane nella condizione in cui si trovava Camilla possa mordere dovrebbe essere evidente anche a chi non ha alcuna nozione di cani, tanto più a persone che si professano esperte e competenti. Peraltro la proprietaria si era detta personalmente disponibile a recuperare il cane, che conosce bene.
 Il morso era dunque prevedibile, oltre che conseguenza di un’azione umana contraria alla legge, nonché a dir poco superficiale.

13. La persona che è stata morsa ha fornito al Pronto Soccorso e alla ASL i dati della proprietaria, dati di cui era a conoscenza, se non direttamente, indirettamente, in quanto parte del gruppo che ha cercato e catturato il cane?

14. La clinica veterinaria ha trattenuto il cane, senza avvisare la proprietaria che non ha ricevuto e firmato alcun documento in merito all’accettazione e ricovero, né l’autorizzazione al trattamento dei dati.

15. La cartella clinica non contiene alcuna indicazione su chi ha portato il cane. La citiamo alla lettera: “Camilla era stata portata in clinica la sera del 22.04.2016, ritrovata dopo due giorni di assenza da casa”. Come mai non è scritto chi l’ha portata? Ricordiamo che le analisi sono intestate a “Manna, Gaci”.

16. Il cane è stato tenuto ricoverato più di tre giorni, questo è quanto riportato dalla cartella clinica: “All’esame obiettivo generale Camilla presentava mucose congeste, due lesioni petecchiose sulla gengiva, un’ematoma di lieve entità sullo sterno e disepitelizzazioni dei cuscinetti digitali di mani e piedi che ne causavano la zoppia.
L’esame ematologico presentava esclusivamente un aumento della ck.
Camilla è stata tenuta ricoverata per controllare la normale ripresa delle funzioni organiche e la terapia delle lesioni podaliche.” Praticamente Camilla non aveva nulla di preoccupante da un punto di vista clinico. 
Inoltre non si fa nessun cenno ad un provvedimento della ASL di custodia del cane presso la clinica. Nessun cenno, perché nessun provvedimento di custodia presso la clinica è stato disposto dall’ASL. In conclusione, tre giorni di ricovero essenzialmente per curare i cuscinetti.

17. La presidentessa del GACI ha postato su facebook una foto del cane durante la visita veterinaria. Era presente alla visita? Se sì, a che titolo? C’erano altre persone? La clinica ha permesso a persone che non erano proprietarie del cane di assistere?

18. Al mattino successivo, 23 aprile, erano presenti in clinica la presidentessa del Gaci, Elisa Manna, e Chiara Ottolini, vicepresidente GACI. Perché? A che titolo?

19. La sig.ra Manna e la sig.ra Ottolini hanno dichiarato che il cane era in stato di  ‘ferma obbligatoria‘, dichiarazione ribadita anche su Internet nello stesso giorno dalla presidentessa, e ripresa il giorno dopo in un comunicato di Acchiappalevrieri, che riportiamo: “Camilla è ricoverata presso la Clinica estense di Modena perché la ASL veterinaria ha stabilito che il cane venisse trattenuto per qualche giorno presso la struttura”. Alla richiesta della proprietaria e dei rappresentanti della nostra associazione, intervenuti su richiesta della proprietaria stessa, in quanto associazione che ha dato in adozione Camilla, la clinica non ha esibito alcun documento scritto in tal senso. 
Dunque, o c’era un provvedimento di cui erano a conoscenza la clinica e il GACI, e non si sa a quale titolo, oppure non c’era. 
Nel primo caso, cioè se c’era già il provvedimento, come mai nessuno ha mostrato alcun documento alla proprietaria, come mai di questo erano a conoscenza privati cittadini membri di un’associazione e non l’interessata, cioè la proprietaria? Il soggetto interessato era la proprietaria, non certo il GACI.
 Nel secondo caso, cioè se il provvedimento non c’era, siamo di fronte a una notizia inventata.

20. Quando la mattina del 26 aprile (dunque quattro giorni dopo il suo ricovero) la veterinaria della ASL è giunta in clinica per valutare Camilla, in quanto ‘cane morsicatore’, ha disposto che Camilla fosse immediatamente affidata alla proprietaria. Camilla è stata dimessa la mattina stessa dalla clinica e portata a casa dalla proprietaria. La visita del cane è stata effettuata nel pomeriggio presso il domicilio.

21. La ASL era stata informata del fatto che Camilla aveva una proprietaria? Sia chi è stato morso, sia la clinica avevano tutte le informazioni necessarie per fornire i dati della proprietaria alla ASL. Con il microchip bastano 30 secondi per conoscere tutto del cane.

22. La mattina del 26 aprile la veterinaria dell’ASL non ha presentato, notificato né confermato nessun provvedimento di custodia di Camilla presso la clinica veterinaria Estense, con decorrenza il 22 aprile. Non esiste nessun provvedimento dell’ASL in tal senso.

23. Il provvedimento di isolamento e osservazione a domicilio del cane morsicatore, previsto per prassi in caso di morsicatura dal regolamento di polizia veterinaria D.P.R. n. 320 del 8 febbraio 1954, è datato 26 aprile ed è stato notificato in questa data dalla veterinaria dell’ASL. Altri documenti non risultano. La veterinaria ASL come da prassi ha svolto la visita a domicilio il pomeriggio stesso, con esito totalmente positivo, dal momento che non ha prescritto alcuna misura nei confronti di Camilla.

24. Per ogni cane che diamo in adozione, rimaniamo a supporto delle famiglie adottive e ci attiviamo ogni qualvolta ravvisiamo situazioni che possono minacciare la sicurezza e il benessere dei cani, operando nel rispetto dei cani e delle persone coinvolte e nei limiti delle nostre prerogative e avvalendoci della collaborazione delle autorità competenti.

Il quadro che abbiamo tracciato mostra chiaramente che GACI, in seguito alla cattura, si è appropriato del cane e ne ha disposto senza l’autorizzazione della proprietaria, ricoverandolo presso una struttura privata che ha fatto esami intestati a Manna, GACI.


Mostra anche che sia GACI sia Acchiappalevrieri hanno diffuso notizie, o non corrispondenti al vero, o di cui non potevano e non dovevano essere in possesso, rispettivamente in data 23 e 24 aprile, in relazione all’esistenza di un presunto stato di “ferma obbligatoria” del cane richiesto dalla ASL, come dichiarato apertamente su Internet dalla presidentessa del GACI e in un comunicato da Acchiappalevrieri.

Di tutto quanto scritto abbiamo abbondante documentazione, che siamo pronti a esibire nel caso ve ne fosse bisogno. Quanto alla clinica veterinaria, il suo operato sarà oggetto di iniziative appropriate nelle sedi che riterremo più adeguate.

Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

×
Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
×

Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

×

Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

×

Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

×
Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
×
Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
×