Adottare un levriero rescue
Adottare un levriero rescue, e in generale qualunque cane rescue, è sicuramente un atto di amore che richiede un coinvolgimento emotivo. D’altra parte, non c’è legame senza coinvolgimento emotivo. Noi ci leghiamo a ciò che amiamo e questo è indispensabile, ad esempio, per superare momenti di difficoltà.
L’amore, però, non è sufficiente. Non è mai sufficiente. Perché, per esempio, noi umani non siamo cani e dobbiamo imparare a comprendere un essere che comunica diversamente da noi e che è diverso da noi. In questo senso, accogliere un cane nella nostra famiglia richiede molto di più dell’amore. Richiede l’acquisizione di competenze e di conoscenze. Necessita di uno sforzo per cambiare il proprio punto di vista. I cani rescue, e i levrieri nel nostro caso, tuttavia, richiedono consapevolezza anche in relazione ad altri aspetti.
In primo luogo, è necessario comprendere e ricordare che i levrieri rescue provengono da zone in cui le condizioni di vita dei cani, la mentalità della società, le condizioni di chi cerca di salvarli, i problemi materiali, l’applicazione delle leggi, non sono affatto ottimali.
I levrieri rescue sono prodotti da una società che non applica, o non ha, le regole che abbiamo noi riguardo alla condizione di vita dei cani. È una società che non ha interesse a spendere denaro per loro. Che, in alcuni casi, li considera beni agricoli o merce. Che li uccide, piuttosto che curarli.
Questo è il contesto in cui operano i rifugi: generalmente, sempre in emergenza, economica e non solo. I rifugi sono come oasi nel deserto. Oasi in cui, però, l’acqua è razionata.
Che cosa significa tutto ciò? Significa, tra l’altro, che il profilo di un levriero rescue, basato su informazioni acquisite in condizioni particolari e difficili, non può mai cogliere al 100% le caratteristiche del cane. Inoltre, è necessario considerare, che il cane in rifugio non è lo stesso cane che è stato nella sua vita precedente. Che cosa sappiamo del passato di molti dei cani che arrivano dalla Spagna, dall’Irlanda, o che si trovano nei nostri rifugi? Poco o nulla. Ci basiamo su supposizioni desunte dalle poche informazioni in nostro possesso e sulla conoscenza del contesto generale. Come sarà lo stesso cane in un contesto del tutto nuovo? Ad esempio, in una famiglia che vive in città? Possiamo solo fare delle previsioni, ma non abbiamo certezze assolute. I cani, come le persone, modificano il loro comportamento a seconda delle situazioni in cui si trovano.
Chi si occupa dei cani rescue deve, dunque, fare il massimo per dare indicazioni il più possibile affidabili e attendibili. Ma non ha la sfera di cristallo.
Quindi, chi adotta un cane e un levriero rescue deve mettere in conto che il cane che entrerà nella sua casa deve essere compreso e osservato. E che alcuni aspetti della sua personalità possono essere differenti e potrebbero cambiare nel tempo. Il tempo, appunto. Chi adotta un cane rescue deve concedere a un essere vivente il tempo di adattarsi alla nuova situazione di vita.
Chi adotta qualunque cane deve comprendere che i suoi comportamenti dipendono da quelli degli umani che ha come riferimento. Per questo motivo, chi adotta deve guardarsi dentro e cercare di guardare il mondo dal punto di vista del cane.
La stessa incertezza relativa al comportamento è da mettere in conto anche sul piano della salute. Un cane rescue può, infatti, anche a distanza di tempo, mostrare problemi che non potevano essere previsti. Tanto più provenendo da contesti in cui gli innumerevoli problemi da affrontare non consentono di rivolgere ai cani la stessa attenzione che possiamo dedicare noi al nostro.
Pretendere garanzie sulla salute di un cane rescue vuol dire non avere per nulla compreso il lavoro di salvataggio fatto in Paesi come la Spagna, l’Irlanda o in alcune zone del Sud Italia.
A coloro che si avvicinano all’adozione e che ci contattano suggeriamo, quindi, di riflettere con molta attenzione su questi aspetti. Se si vogliono certezze, consigliamo di rivolgersi altrove. Noi offriamo semplicemente un costante sforzo per avere quante più informazioni possibili e per inserire ogni cane nel contesto più appropriato. Oltre a un supporto continuo dopo l’adozione, grazie a una rete di persone competenti che collaborano con noi.
Infine, e non è la cosa meno importante, ricordiamo a tutti che la nostra è prima di tutto un’associazione antiracing e contraria alla caccia coi galgo. Ciò significa che per noi l’adozione è un mezzo, e non un fine. Un atto di amore non solo e non tanto verso il cane che adottiamo, ma soprattutto verso le migliaia, le decine di migliaia di levrieri che svaniscono nel nulla di un sacco nero dopo una vita priva di affetto e piena di deprivazione.
Il primo passo per abbracciare concretamente l’impegno antiracing e anticaccia è, secondo noi, assumere su di sé gli oneri della situazione di partenza di questi cani. Significa essere pronti ad affrontare i problemi post-adozione. Comprendere che non siamo i clienti dei rifugi, ma loro partner leali pronti ad assumerci tutte le responsabilità che derivano dalla nostra scelta.
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