Paranoia o fiducia? Qual è il modo migliore per ridurre le fughe dei nostri cani?
Ogni volta che un levriero “scappa” si riaccendono antiche discussioni, in cui in genere si ripetono su Facebook una serie di luoghi comuni, approcci paranoici e idee sui cani che rasentano il ridicolo.
Alcuni si lanciano in filippiche sulla necessità di mettere dieci guinzagli e altrettanti collari, più magari qualche pettorina. Se potessero, queste persone farebbero vivere il cane in un luogo chiuso, così, per sicurezza, magari senza finestre. Altri, in genere gli stessi, se la prendono con gli adottanti perché non hanno previsto, che so, a puro titolo di esempio, che il cane poteva mangiarsi una rete, oppure scavare un tunnel nel terreno, oppure uscire da sbarre così ravvicinate da richiedere l’intervento di Houdini. Ovviamente, poi si ripete che il levriero non è un cane normale, ma una specie di macchinetta che non va mai lasciata libera, perché alla prima occasione, puff… Qualcosa si muove all’orizzonte, e il cane non torna più.
Il risultato di questa ossessione paranoica è quello di spingere molti a costruire un legame con il cane che è basato esclusivamente sul controllo, un legame in cui il proprietario trasmette al cane insicurezza, frustrazione e ansia. Ingredienti che, invece di aiutare il cane a stabilire un legame, aumentano la sua voglia di fuga.
I cani scappano, e lo fanno per tanti motivi. Alcuni per paura, altri perché si sentono estranei, altri ancora semplicemente per assaporare un po’ di libertà, per curiosità, altri ancora perché preferiscono stare in un bosco piuttosto che in una casa. Tutte situazioni che sono, in un certo qual modo, presenti quando un cane arriva in una nuova famiglia.
Per questo nei primi mesi è necessaria prudenza ed è indispensabile fare molta attenzione. Ma, soprattutto, è necessario costruire un legame con loro basato non sulla paranoia e sull’ansia, ma sulla fiducia. Un cane che ha fiducia in noi e che ci vede come punto di riferimento non scappa, e se per qualche motivo si allontana da noi, ritorna.
Un cane che ci vive come ansiosi, un cane che comprende che noi non abbiamo fiducia, non avrà alcun interesse a stare con noi. Lo farà semplicemente perché costretto, e finché sarà costretto.
La fiducia si costruisce diventando un punto di riferimento, facendo cose insieme interessanti, proponendoci al nostro amico levriero come persone in grado di stare nella sua testa. Il che implica, quando possibile e in maniera controllata, anche l’educazione alla libertà. Un cane che non sa essere libero è un cane in pericolo.
Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di essere liberi. Tuttavia, è nostra precisa responsabilità gestire questa libertà con i nostri cani compatibilmente con i pericoli che sono presenti nelle nostre città. Chi pensa di poter semplicemente sganciare un cane è un irresponsabile. D’altra parte, non possiamo sganciare un cane appena arrivato in un bosco come se niente fosse: il cane se ne andrà per conto suo, perché il bosco è un ambiente per lui stimolante. Ci vuole tempo, lavoro, conoscenza reciproca. Ci vuole un approccio che punti a una relazione in cui la responsabilità non sia un travestimento della mortificazione dei bisogni del cane.
Per fare queste cose bisogna smettere di ripetere luoghi comuni e cominciare a porsi domande, studiare, bisogna cercare di vedere le cose dal punto di vista del cane.
Cane che, peraltro, se vuol scappare prima o poi lo fa, con pettorina o senza, con collare e guinzaglio, dalla finestra piuttosto che in qualunque situazione che noi non avevamo previsto, semplicemente perché non si può prevedere tutto.
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