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L’Inserimento di un levriero in una casa con gatti

L’inserimento di un levriero in una casa in cui vivono già uno o più gatti è un percorso che richiede una serie di attenzioni e accorgimenti al fine di tutelare il benessere psicofisico di cani e gatti e di gettare le premesse per una convivenza armoniosa.

Intervengono, infatti, molti fattori che vanno ben gestiti, dal momento che in gioco c’è la convivenza tra soggetti molti diversi (eterospecifici) con inclinazioni, disposizioni ed esperienze che verranno inevitabilmente messe in campo nell’incontro con l’altro.

Prima di illustrare la procedura per un corretto inserimento, cerchiamo di capire perché è essenziale seguirla e perché la gradualità è il valore più importante da perseguire.

1. Il gatto e il cane: conoscere differenze di specie

Cane e gatto appartengono a due specie differenti, ciascuna con le proprie specificità, una propria psicologia, un proprio modo di comunicare, di gestire la relazione con i conspecifici, gli eterospecifici e l’essere umano: le posture, le prossemiche, i segnali comunicativi, la stessa relazione con l’uomo sono diversi nelle due specie.

Comprendere dunque le rispettive caratteristiche di specie è il primo passo per guidare la costruzione di una relazione non ovvia, ma nemmeno impossibile.

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Il cane è un animale sociale e, come tale, vive la vicinanza con altri individui come una condizione naturale, persino indispensabile al suo equilibrio emotivo. Al contrario il gatto è un animale solista, solitario e individualista, poco incline a giocare la parte del “gregario”. Non ha bisogno di riconoscersi in un gruppo sociale di appartenenza per strutturare e motivare la sua esistenza. Inoltre tende a risolvere i problemi da solo, non si coordina operativamente con un “branco” come fanno lupi e i cani domestici.

Il gatto può benissimo sopravvivere in equilibrio all’interno del suo territorio anche in totale solitudine e privato di qualunque riferimento sociale, sia umano che intra-specifico. Con la domesticazione, il gatto ha imparato a trarre dei vantaggi dall’adattarsi con sempre maggior flessibilità alla vita comunitaria (fino alla formazione delle così dette colonie), senza che questo, però, si sia tradotto, a livello di comportamento di specie, in una strutturazione sociale con ruoli e competenze specifiche e condivise.

In altre parole, il gatto può autonomamente “scegliere” di vivere in gruppo a patto che il territorio che lo ospita offra abbondanti risorse (cibo, acqua, luoghi di riposo, ecc.) per tutti. Se così accade, allora può anche gradire la vita comunitaria e riuscire ad intessere relazioni affiliative con uno o più consimili, ma può anche decidere di vivere in una tollerante indifferenza con essi o coltivare anche vere e proprie “antipatie” con alcuni individui.

Per il gatto, l’affiliazione ad un gruppo sociale (ovvero il piacere di convivere, di condividere, di coesistere) non si basa su di una gerarchia da rispettare, al cui vertice c’è un “capo/leader” riconosciuto come tale, ma è il risultato di una scelta da rinnovare ogni giorno, sulla base della fiducia instaurata con l’umano, fiducia che implica: assenza di minaccia, assenza di emozioni negative, assenza di malessere fisico, assenza di dolore. Quando anche solo una di queste componenti entra a far parte della relazione tra il partner umano e un gatto, il patto di fiducia si rompe. Uno sberlotto, un colpo sul muso, una spruzzata d’acqua, insomma qualunque intervento che faccia allontanare repentinamente il gatto, anche se fatto bonariamente, suscita emozioni negative quali la paura, il risentimento, la diffidenza, se non anche il terrore, e mina la relazione. Il gatto resta un animale discreto e riservato.

È estremamente attento ai rituali e alle routine e ama l’esclusività e le abitudini consolidate. Pur sopportando anche le situazioni caotiche e dinamiche, tipiche delle famiglie numerose, il gatto ha l’esigenza di ritagliarsi angoli privati, tranquilli e ordinati, sviluppare un rapporto privilegiato se non esclusivo con un partner di riferimento, in genere chi si prende cura di lui.

Inoltre, il gatto ama fare da padrone nel suo ambiente di vita, avere sempre il controllo delle situazione e poter esplorare con calma ogni più piccolo dettaglio della dimora. Questa sua curiosità istintiva, il piacere di fare delle scoperte e di mettere costantemente alla prova le sue doti di cacciatore su ogni tipo bersaglio, pongono il micio al riparo dalla noia.

Il contatto fisico etero-specifico è un’esperienza a cui il gatto va abituato sin da cucciolo se si desidera che da adulto l’accetti e la viva positivamente come parte integrante del suo bagaglio esperienziale. Di contro, un micio non opportunamente stimolato e manipolato nelle prime settimane di vita, sarà incline a sviluppare una vera e propria intolleranza al contatto (soprattutto quello umano), diventando il classico micio che “si rigira” non appena l’umano tenta di accarezzarlo. Anche il contatto tra conspecifici ha le sue regole e i suoi meccanismi insiti nella specie.

I gatti tendono ad organizzarsi in “gruppi sociali”, cricche di tolleranza all’interno delle quali i mici interagiscono in maniera amichevole. Il contatto fisico (dal semplice annusarsi le punte del naso fino alla toelettatura reciproca), è ben accetto da parte di un micio solo nei confronti di gatti appartenenti al suo stesso gruppo sociale, tenendo conto che questi gatti non sono necessariamente tutti quelli con cui il micio convive.

Di fatto, nella vita di tutti i giorni, ogni gatto regola i rapporti imponendo, mantenendo, gestendo specifiche distanze per cui la prossemica, nel linguaggio felino, insieme alla comunicazione olfattiva, visiva e tattile, assume un ruolo di rilievo per la risoluzione delle conflittualità. Per esempio il gatto sfrutta molto la tridimensionalità dello spazio, cioè utilizza le altezze, per cui è importante che l’habitat domestico sia organizzato in modo da consentire soste e spostamenti in altezza (mensole verticali disposte ad altezze differenti, alberi tiragraffi, ecc.), da prevedere più punti di alimentazione e favorire i luoghi di isolamento, permettere al gatto di avere punti adatti per le graffiature e fornire dei giochi stimolanti l’attività fisica e mentale.

I gatti non hanno delle distinte gerarchie di dominanza né quindi meccanismi post-conflitto quale la riconciliazione, non si sono adattati a vivere in stretta vicinanza l’uno all’altro e riducono la probabilità di aggressione mantenendo le distanze tra di loro in orizzontale e verticale.

Anche nascondersi è un comportamento che i gatti emettono frequentemente in risposta ai cambiamenti nel loro ambiente, come anche per evitare le interazioni con altri gatti, con i cani o con gli umani. Dal momento che questo comportamento è un modulatore dello stress, i gatti dovrebbero sempre avere accesso a posti dove si possano nascondere comodamente (per esempio scatole, cartoni). Strutture sollevate e parzialmente chiuse sono utili, poiché celano il gatto, il quale può, allo stesso tempo, controllare i dintorni.

Un’altra caratteristica importante per il gatto è il controllo immediato nei confronti dell’ambiente. Un divisorio con zone funzionali separate (il cancellino per bambini, una porta in vetro, una porta di plexiglass appositamente costruita, zone collegate), l’arredamento adatto (per esempio mensole; cucce per nascondersi) e l’accesso visivo ai dintorni (per esempio finestre), permette ai gatti un certo controllo sopra l’ambiente fisico e sociale.

Possono allora fare una varietà di scelte comportamentali (es. arrampicarsi sopra una piattaforma elevata per ottenere una vista migliore; nascondersi dietro una barriera visiva per stare da soli) che migliorano il loro benessere generale. Per il benessere del gatto, l’ambiente domestico deve essere ripartito in zone a cui tributare un diverso significato (zona riposo, zona di alimentazione, zona di defecazione) e da collegare attraverso specifici percorsi obbligati.

Il gatto prende infatti possesso del territorio grazie a specifici feromoni, che consentono a lui un orientamento sociospaziale nel territorio. Attraverso la marcatura feromonale il gatto segmenta il proprio ambiente di vita in aree dedicate a particolari attività: mangiare, riposare, defecare, giocare, ecc. Il gatto non ama mangiare dove defeca. Le lettiere vanno dunque posizionate lontane da fonti di cibo e di acqua. Inoltre, molti gatti richiedono che il posto utilizzato per evacuare sia appartato, riparato, lontano da occhi indiscreti. Non vanno situate in posti rumorosi (es. accanto ad una lavatrice o una lavastoviglie) o illuminati dal sole (il calore potrebbe alterare l’odore della lettiera). Si consiglia di distribuirle, per quanto possibile, in vari punti della casa, onde dare al gatto varietà di alternative nella scelta della cassetta. Allo stesso modo le ciotole vanno collocate lontane dalle lettiere, sistemate in vari punti della casa, in posti puliti, possibilmente tranquilli, dove il gatto possa mangiare serenamente e senza correre il rischio di essere assillato da cani, bambini o altri gatti.

Talvolta, permettere al gatto di mangiare in postazioni sopraelevate, aumenta il suo senso di sicurezza e lo induce a mangiare più rilassato e più sereno.

Il gatto è predatore e preda. La predazione è dunque un’attività ludica e di sostentamento insieme (tecnicamente “un’attività autoimplementante”). Il gatto caccia piccole prede che si muovono, veloci, a scatti, indipendentemente dal senso di fame. Nel contempo è a sua volta una specie predata che adotta la fuga (tipicamente verso posizioni sopraelevate) come strategia difensiva primaria.

Infine, il rituale di approccio completo fra due gatti prevede una sequenza di contatti via via sempre più intensi (naso-naso, naso-nuca e naso-area anogenitale). Tale sequenza può essere interrotta bruscamente in un qualunque stadio se uno dei due o entrambi non “gradiscono” e, a seconda delle condizioni ambientali, dei temperamenti reciproci e dei segnali emessi, può concludersi con l’allontanamento di uno dei due, con la fuga e relativo inseguimento o, più raramente, con una lotta corpo corpo.

Queste differenze di specie tra gatto e cane hanno anche delle ricadute sul piano del linguaggio non verbale. Postura, prossemica, cinetica, gestualità e in generale i segnali comunicativi spesso hanno valori diversi nelle due specie e possono essere all’origine di fraintendimenti e incomprensioni.

Un esempio classico è il movimento della coda. Se il cane scodinzola vuol dire che è ben disposto e piacevolmente interessato, mentre il gatto lo fa, normalmente, quando è nervoso o irritato.

Questo implica un cane che incontri per la prima volta un gatto salutandolo con gioiose sferzate di coda, molto probabilmente verrà interpretato dal felino come un essere “strano”, irritato e nervoso e, quindi, potenzialmente pericoloso.

La coda alta per il gatto è un segnale di benvenuto, mentre per il cane è sinonimo di assertività, baldanza, provocazione o di stato di elevata vigilanza. Lo scodinzolare basso indica nel gatto irritazione e nervosismo, mentre nel cane è espressione di socievolezza e desiderio di interagire e giocare.

Il cane ama comunicare il proprio affetto attraverso un ampio catalogo di atteggiamenti e comportamenti. Al contrario, il gatto preferisce prendere possesso dei propri beniamini attraverso una marcatura feromonica, ossia sfiorando il partner, strusciando parti del corpo (le guance, il dorso e la base della coda).

Tuttavia è evidente che i problemi di (in)tolleranza fra cane e gatto vanno ben al di là di una semplice lettura del linguaggio posturale.

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Infatti, accanto a vistose differenze di significato nel linguaggio corporeo, troviamo anche numerose similarità tra cane e gatto. Entrambi, in uno stato emotivo di disagio o preoccupazione, piegano le orecchie all’indietro. Entrambi sfruttano la manovra di evitamento (distolgono lo sguardo, assumono posture laterali o addirittura si allontanano) per prevenire o risolvere i conflitti con conspecifici. Entrambi espongono i denti come tecnica difensiva di “persuasione”, ringhiano sommessamente per esprimere irritazione e intimare all’altro di allontanarsi; tengono la coda attaccata al corpo nelle posture più difensive e preferiscono la via di fuga allo scontro ad oltranza (fatte salve specifiche tendenze di razza e temperamento).

I fraintendimenti e le incomprensioni tra cane e gatto non nascono dunque soltanto da un diverso modo di leggere il linguaggio posturale e corporeo, ma da differenze profonde e radicate nella diversa natura sociale delle due specie, differenze da cui scaturiscono aspettative, diverse nel gatto e nel cane, riguardo l’interazione con il mondo esterno e, quindi, riguardo il modo di approcciare e di presentarsi rispetto ai conspecifici e agli etero-specifici.

Facciamo un esempio. Un cane che incontra un gatto con intenzioni giocose tende ad avvicinarsi scodinzolando, magari annusandolo nell’area anogenitale appena ne ha l’opportunità ed, eventualmente, può decidere di invitarlo al gioco con l’inchino, l’abbaio e con balzi e movimenti concitati. Se il gatto, per tutta risposta, si sottrae e si allontana con un passo via via più veloce, è molto probabile che il cane ceda alla tentazione di lanciarsi in un gioco predatorio.

Ma cosa è accaduto dal punto di vista del gatto? Il gatto è un animale che modula le distanze per evitare i conflitti o, semplicemente, per limitare le interazioni indesiderate. Un cane che si avvicini scodinzolante ignorando, esattamente come un essere umano, i segnali di distanza o di evitamento del gatto, rompe il “patto” di non belligeranza, imponendo un’interazione ad un animale discreto e riservato che, per di più, tollera il contatto fisico solo di precisi, ben selezionati individui. A seconda del grado di confidenza tra i due, del temperamento e dell’umore, il gatto può decidere di assecondare il cane.

Tuttavia, è molto più probabile, che il micio decida di allontanarsi indispettito o addirittura impaurito dall’esuberanza dell’altro (anche nell’invitare al gioco i gatti sono discreti e graduali, non “fisici” come certi cani). A questo punto, se all’approccio un po’ invasivo si aggiunge l’ulteriore imposizione del contatto naso-anogenitale da parte del cane (il contatto più “profondo”, l’ultimo e più confidenziale stadio del rituale di approccio per il felino), questo attiva nel gatto una risposta di allontanamento veloce, per poi trasformarsi in autentica fuga, scatenando nel cane la sequenza predatoria.

Imparare, dunque, da parte di noi umani le differenze profonde che esistono tra queste due specie, è il primo passo per predisporre le condizioni idonee ad un corretto inserimento.

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2. Valutare l’idoneità alla convivenza

Il secondo passo consiste nello scegliere e valutare con attenzione e competenza i profili caratteriali di tutti i soggetti coinvolti. “Un’attenta valutazione del cane, del suo pregresso nei confronti dei gatti e, soprattutto, di come la sua motivazione predatoria si esprime, è fondamentale per evitare incidenti spiacevoli e, talvolta, nefasti”, osserva la dottoressa Sonia Campa.

E aggiunge: “D’altra parte, non si può dare per scontato che i mici abbiano sempre le risorse emotive e cognitive sufficienti da permettere loro di portare a termine uno sforzo adattativo importante come quello di imparare a convivere – soprattutto se adulti – con una specie per cui rappresentano una preda e nei confronti della quale possono esibire comportamenti anche di intensa aggressività difensiva. Questo vale a maggior ragione per i gatti così detti “indoor”, ovvero senza la possibilità di avere una vita e di coltivare esperienze al di fuori delle pareti domestiche”.

Realizzare una convivenza pacifica non è impossibile, a condizione che i proprietari dedichino tempo, pazienza e accortezza nel consentire al cane e al gatto di conoscersi, di comprendersi e di modulare opportunamente la loro relazione sulla base delle rispettive caratteristiche di specie.

3. L’inserimento: gradualità e precisi accorgimenti

Una volta verificata la fattibilità dell’inserimento del levriero in quello specifico gruppo affiliativo (umani + altri animali), sarà fondamentale procedere per gradi e applicando alcuni accorgimenti. La maggior parte dei greyhound e dei galgo hanno il potenziale per essere educati a convivere con un gatto, ma ciò può richiedere anche diversi mesi e molta pazienza, accortezza, perseveranza e fiducia.

Occorre essere consapevoli che il raggiungimento di un clima di serenità e di convivialità potrà richiedere anche diversi mesi, a seconda del profilo emotivo e motivazionale del cane e del gatto (o di ogni singolo gatto). Tuttavia, se noi proprietari abbiamo pazienza, attenzione e competenza, i nostri sforzi verranno poi ripagati dai progressi via via crescenti che i nostri cani e gatti faranno nell’imparare a conoscersi e a rispettarsi. In tutto il percorso di inserimento la gradualità e il rispetto dei tempi specifici di ciascun gatto e cane sono fondamentali.

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Riguardo al gatto, occorre tener conto che ha due caratteristiche di specie importantissime:

1) nasce come predatore solitario che, talora, può tollerare la presenza di consimili e di eterospecifici in contesti abbondanti di risorse, ma

2) incontrando un cane nel suo territorio, tende istintivamente ad averne paura e a reagire evitandolo, scappando, ringhiando, soffiando o addirittura attaccando perché lo interpreta come una minaccia, sia per la propria incolumità fisica, sia come un invasore arrivato ad occupare i suoi spazi.

Il gatto non è come il cane un “animale sociale obbligato” (cioè per natura portato a fare branco e inserirsi in un gruppo), per cui le sue prime iniziali reazioni di fronte ad un cane sono la diffidenza, l’apprensione o il fastidio, che con il tempo potrà abbandonare.

Occorre dunque insegnare al gatto che

1) il nuovo arrivato non è una minaccia dal punto di vista fisico (ossia non attaccherà, non aggredirà)

2) il nuovo arrivato non pregiudica la disponibilità delle risorse fino a quel momento avute (il cibo non diminuirà, la zona riposo non sarà minacciata, lo spazio a sua disposizione non diminuirà, i suoi giocattoli non saranno a rischio, ecc.).

Questo apprendimento richiederà giorni e ripetute esperienza positive in tal senso. Ricordatevi, inoltre, che, come osserva la dottoressa Campa1, “nell’inserimento di un cane in una casa in cui vivano dei mici, il lavoro più importante e più impegnativo da fare sarà sul cane e l’ideale sarebbe farsi seguire in questo da un bravo educatore cinofilo che aiuti il proprietario a costruire una relazione profonda, basata sulla stima e sul rispetto reciproco. Il cane dovrà imparare che i gatti sono membri del gruppo famiglia in cui viene inserito e che, come tali, non possono e non devono essere oggetto di predazione.

Per entrare in quest’ottica, tuttavia, è necessario che il cane impari a vedere nel proprietario un referente credibile, accreditato, che si fidi non solo delle contro-proposte che il proprietario sarà in grado di fornire, ma anche della sua gestione spicciola della vita quotidiana della famiglia.

Il proprietario, dal canto suo, dovrà imparare come accreditarsi agli occhi del cane, dovrà imparare a comunicare in maniera efficace e puntuale, sia per indirizzare il cane verso i comportamenti più adeguati in presenza dei gatti e, in generale, verso una opportuna disciplina della motivazione predatoria, sia per trasmettergli un’idea positiva ed unificante di gruppo-famiglia “allargato” in cui i gatti sono membri a tutti gli effetti (e membri, per altro, con delle prerogative diverse rispetto alle sue). Non secondaria, inoltre, sarà la bravura del proprietario nel trasmettere al cane il senso di “cura” dei gatti e il valore sociale che essi ricoprono all’interno del gruppo nel suo insieme.”

4. L’inserimento: le regole base da seguire

Riportiamo di seguito alcuni accorgimenti utili per un buon inserimento.

Questi accorgimenti valgono sia per i greyhound sia per i galgo, dati in adozione, nel cui profilo è indicato che possono adattarsi a convivere con gatti. Si tratta di indicazioni di massima, che aiutano a non commettere errori e ad agevolare l’inizio di una positiva conoscenza tra cane e gatto, che tenga conto delle loro diversità di specie e delle loro differenti esigenze. Queste indicazioni vanno poi declinate e personalizzate in funzione di ogni specifico gruppo affiliativo (umani, cani, gatti e altri animali che compongono quella famiglia).

Ne consegue che la rapidità con cui si potrà procedere, gli accorgimenti o precauzioni da prendere e, in definitiva, come orientarsi lungo il percorso di inserimento del levriero in una casa dove ci sono uno o più gatti dipendono dal profilo emotivo e motivazionale del cane e del gatto (o di ogni singolo gatto), dalla loro storia pregressa e dalla composizione del gruppo familiare.

Ci sono inserimenti che possono richiedere una decina di giorni, altri richiedono più mesi. L’essenziale è applicare con cura questi accorgimenti e procedere con gradualità.

Se vi trovate in difficoltà o volete sentirvi più competenti nel gestire questo percorso di inserimento vi consigliamo di affidarvi ad un professionista, che vi aiuterà a conoscere meglio i vostri amici a quattro zampe e a relazionarvi a loro in maniera più efficace. Imparerete molto divertendovi e beneficiandone voi e loro.

Entriamo ora nel dettaglio delle regole base da seguire per un buon inserimento.

Considereremo tre situazioni tipo che si possono verificare:

A) Il levriero si mostra indifferente al gatto. Non lo guarda per nulla, oppure lo nota, si ferma magari anche a guardarlo, ma rimane impassibile, fermo e rilassato.

B) Il levriero si attiva alla vista del gatto. Orienta sguardo e attenzione su di lui e mostra di eccitarsi. Lo stato di eccitazione è espresso da tutto il linguaggio del corpo: la testa è alta e ritta in avanti, tutti i lineamenti facciali sporgono in avanti, contraendo muscoli del naso e del collo e increspando la pelle intorno agli occhi e alla fronte, le orecchie sollevate e orientate in avanti, il peso del corpo è sulle zampe anteriori, la coda ondeggia o è tenuta alta e orizzontale, possono venire emessi uggiolii di eccitazione.

C) Il levriero si mostra inibito e intimorito dalla presenza del gatto. Emette segnali di stress e di pacificazione: sbadiglia ripetutamente, si lecca il labbro, si lecca il corpo o si gratta, rimane immobile e guarda lontano.

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4.1 Fase Uno: preparare l’inserimento

1) Aiutare il gatto e il levriero a costruire nella loro mente un’idea positiva dell’altro, sin dal loro primissimo contatto. Se permetterete loro di conoscersi con gradualità e senza scontrarsi nemmeno una volta, getterete le basi per una convivenza armoniosa, in cui cane e gatto potranno apprezzare la presenza e la relazione con l’altro e non semplicemente tollerarla o ignorarla.

2) Installare un cancelletto extra alto (pet gate anche per animali domestici, altezza 1.20 -1.50) che renda un’area della casa inaccessibile al cane dove concentrare tutte le risorse di cui necessita il gatto (cibo, acqua, cuccia, giochi, cassettine, ecc.). In quest’area il gatto potrà sentirsi al sicuro e godersi spazi di beata solitudine. Potrà riposare, giocare ed esplorare in santa pace e recuperare lo stress. Da questa area franca il gatto potrà liberamente decidere se e quando andare a confrontarsi con il nuovo arrivato, sapendo di aver sempre un via di fuga sicura.

3) Il cibo, la cassetta igienica, i giochi, l’acqua, i cuscini per il riposo e in generale tutte le risorse del gatto devono essere concentrate in questa area, ad uso esclusivo del gatto.

4) L’uso del cancellino è la scelta migliore perché il gatto ha a disposizione un’area inaccessibile al cane in un posto della casa, ma il cane non è totalmente escluso da quest’area. La può vedere e ci può entrare, accompagnato dal partner umano e in sua presenza.In questo modo il gatto potrà andare e venire liberamente ma il cane non potrà seguirlo liberamente. Tuttavia, il cane potrà vedere il gatto per tutto il tempo. Di contro, separare continuamente il gatto e il levriero tramite le porte renderà il cane molto più interessato al gatto per via del fattore novità a ogni contatto visivo.

5) Garantite al gatto la disponibilità di spazi e luoghi dai quali poter osservare il levriero senza essere raggiunto né disturbato. Da animale profondamente osservativo, avrà bisogno di “studiare” il nuovo arrivato per capirne abitudini e tendenze e pianificare strategie di difesa.

6) Moltiplicate le zone sopraelevate attraverso mensole, mobili sopraelevati e accessibili, tiragraffi, soprattutto nelle aree condivise con il cane. Ciò garantirà al gatto la libertà di osservare il levriero da lontano e, in caso di bisogno, guadagnare veloci vie di fuga.

7) Fate attenzione agli occhi del cane. Se il gatto si arrabbia potrebbe attaccarlo e graffiarlo quindi è opportuno tagliare le unghie al gatto a scopo preventivo.

8) L’educazione dei levrieri rescue (galgo e greyhound) e in particolare dei greyhound ex racer nei confronti del gatto non deve essere presa alla leggera, ma può riuscire ed è riuscita in molte occasioni.

4.2 Fase due – Il giorno delle presentazioni

1) Se vi sono già altri cani in famiglia, fate le presentazioni all’esterno con il levriero. Consentite ai cani di conoscersi e interagire in esterno, lasciate che finiscano di scambiarsi i loro saluti e aspettate che si calmino prima di entrare all’interno della casa ad incontrare il gatto.

2) Entrate in casa con il levriero al guinzaglio. Meglio utilizzare da subito la pettorina ad H e il guinzaglio lungo (3 metri). Tenete il guinzaglio lungo, non teso, in modo che il cane possa avere agio di muoversi ed esplorare e voi la possibilità di accorciarlo se necessario (per modulare la distanza tra il cane e il gatto). Tenete a portata di mano la museruola. Se vi sentite più sicuri, fate indossare al levriero da subito la museruola.

3) Se utilizzerete anche la museruola, sarà importante procedere alla vestizione della museruola in modo tale da favorire nel levriero una marcatura emozionale positiva, ovvero consentire al cane di associare alla museruola e al suo indossarla emozioni e rappresentazioni positive. I greyhound ex racer sono già abituati ad indossare la museruola, ma difficilmente associano a questo oggetto di contenimento ricordi ed emozioni positive. I galgo al contrario non sono abituati ad indossarla. In entrambi i casi dunque è importante applicare una serie di accorgimenti nella vestizione della museruola in modo da associare emozioni positive. Si veda, di seguito, il paragrafo 5. “La vestizione della museruola” e l’articolo “Ehi, ma che bel gioco è la museruola!“.

4) Se il vostro gatto è socievole, abituato a interagire con i cani e solito accogliervi all’ingresso di casa , quando rientrate, entrate prima uno di voi, insieme all’altro cane. Dedicatevi al rituale del rituale del rientro a casa che siete soliti fare con il vostro gatto. Una volta che il gatto si è allontanato dall’ingresso entrate con il levriero.

5) Fateli incontrare in un campo neutro (non lo spazio riservato al gatto), meglio in un’ampia sala, dove il gatto abbia una via di fuga verso l’alto o attraverso il cancelletto.

6) Non costringeteli a conoscersi in un ambiente chiuso quale è un appartamento, senza che il gatto abbia una via di fuga e senza gradualità.

7) Non costringete il gatto all’interazione, magari prendendolo in braccio per “favorire” l’incontro con il cane: i gatti hanno bisogno dei loro tempi, di prendere decisioni in maniera autonoma e soprattutto, devono avere sempre le vie di fuga fisicamente disponibili. Inoltre, tenere il gatto in braccio stimola ancor più l’interesse del levriero.

8) Fate attenzione alla forma fisica del gatto, ovvero alla sua agilità nel trovare via di fuga. Tenete inoltre conto se il gatto è abituato o meno ai cani. Se non ha paura dei cani ed è addirittura socievole con loro, potrebbe mettere in atto iniziative che attivano la motivazione predatoria del cane oppure potrebbe rimanere fermo e non scappare se il cane lo insegue o cerca di catturarlo.

9) Non sottovalutate mai segnali come ringhi, soffi e zampate nervose del gatto perché spesso sono il sintomo di un fastidio e insofferenza destinati a depositarsi nell’animo del gatto per riesplodere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla.

10) Con il tempo e la pazienza il levriero e il gatto inizieranno a conoscersi e a vivere la loro copresenza come un fatto neutro o meglio ancora positivo. Finché non arriverà quel momento e non sarete assolutamente sicuri della loro tranquillità, non lasciateli mai senza supervisione e separateli quando siete fuori casa.

11) Voi giocate un ruolo fondamentale ai fini del buon esito dell’inserimento e di una buona convivenza tra cane e gatto. Abbiate fiducia nelle possibilità dei vostri amici a quattro zampe. Mantenete la calma, osservate con attenzione il linguaggio non verbale e i comportamenti del gatto e del cane, loro vi comunicano molto e vi danno moltissimi segnali su ciò che gradiscono e non, su come far evolvere al meglio l’interazione. Abbiate fiducia nel vostro levriero e nella vostra relazione con lui. I levrieri e in generale i cani percepiscono i nostri umori e sentimenti. Se lasciate trasparire “emozioni negative”, il cane li avvertirà.

11) I greyhound hanno alle spalle un lungo periodo di allevamento e di addestramento alle corse, i galgo alla caccia alla lepre (e in generale a piccole prede in movimento). Tutto questo ha esasperato la loro motivazione predatoria. Tuttavia sia i greyhound sia i galgo desiderano più di ogni altra cosa essere amati, ottenere il vostro affetto e approvazione, rendersi contenti. Se farvi contenti significa ignorare i gatti, loro prima o poi lo capiranno e voi avrete educato con successo un greyhound o un galgo a vivere con il vostro gatto.

4.3 Fase tre – L’inserimento – Situazione A

1) Ovviamente diamo per assodato che abbiate attuato tutti gli accorgimenti indicati alla fase 1 e 2, quando arrivate a questa fase della presentazione reciproca. Quindi il cancelletto sarà installato e chiuso al vostro arrivo con il levriero, avrete accuratamente preparato e diviso le aree rispettivamente destinate al gatto e al cane, ecc.

2) Può capitare che una volta che siete entrati in casa, con il cane al guinzaglio, il vostro levriero appunto si mostri indifferente al gatto. Lo nota ma non fa una piega, non si attiva né mostra particolare interesse alla vista e presenza del gatto, oppure si ferma a guardarlo ma rimane rilassato (le orecchie sono giù oppure sono alte ma non in avanti; posizione sciolta del corpo, con il peso uniformemente distribuito sulle quattro zampe, testa alta, muscoli facciali rilassati, coda bassa e rilassata).

3) In questo caso, è importante che voi rinforziate2 questo comportamento appropriato del levriero, mostrandovi a vostra volta indifferenti al gatto, tranquilli e rilassati. In questo modo andrete a comunicare con il vostro linguaggio non verbale (il vostro atteggiamento e comportamento) che il gatto è una presenza naturale, fa parte della famiglia e della casa, non c’è dunque nessuna ragione per allertarsi, eccitarsi o preoccuparsi.

4) Non darete dunque attenzione al gatto e porterete il vostro levriero ad esplorare la casa, invitandolo con tono di voce calmo e lasciandolo perlustrare gli ambienti ed esplorare gli oggetti con agio, con la possibilità di scegliere dove andare e quanto tempo sostare, mantenendo il guinzaglio lungo. Gli farete visitare la casa, conoscere il suo cuscinone/cuccia, eletto come luogo della calma e del riposo, a lui riservato.

5) Dopodiché, se durante tutto questo tour conoscitivo della casa il vostro levriero si è mantenuto calmo e indifferente al gatto, potete togliergli il guinzaglio, lasciando chiuso il cancelletto di modo che il gatto possa avere l’agio di avvicinarsi al cane, sapendo di avere sempre una facile e sicura via di fuga.

6) Per tutto il primo periodo dell’inserimento non lasciate mai il levriero e il gatto soli nella stessa stanza senza la vostra supervisione. Mantenete sempre montato e chiuso il cancelletto divisorio.

7) Tutte le volte che il levriero è in presenza del gatto (lo vede oppure il gatto si è avvicinato al cane, andando nella stessa stanza) e si mantiene indifferente, oppure mostra interesse ma non va in allerta, non enfatizzate l’attenzione sul gatto e su quello che sta accadendo. Quindi non allertatevi, non precipitatevi sul gatto o sul cane, non richiamate l’attenzione del cane o del gatto. Osservate quello che accade ma senza farvi troppo accorgere, continuando a sbrigare le vostre cose o facendo finta di essere impegnati in altro, non attenti al cane e gatto (es. potete far finta di leggere o digitare qualcosa al cellulare o leggere un libro). Potete poi andare con calma verso il vostro levriero, descrivendo una traiettoria curvilinea e posizionandovi con il fianco di 3/4 rispetto al cane, e coinvolgerlo in attività piacevoli, interessanti e che non innalzano troppo l’arousal (es. accarezzarlo in maniera delicata e tranquilla, spazzolarlo, coinvolgerlo in una ricerca olfattiva molto semplice). In questo modo il cane assocerà pensieri e emozioni positive alla rappresentazione mentale della presenza del gatto. Non proponete al cane attività che lo fanno eccitare: evitate dunque pupazzi che suonano o che assomigliano a prede, giochi del tira e molla, palline che suonano.

8) Quando levriero e gatto tenteranno i primi approcci di conoscenza reciproca, mediateli. Posizionatevi in prossimità del gatto e del cane e modulate i tempi e i modi della reciproca conoscenza, favorendo comportamenti di entrambi i soggetti che non siano bruschi o invadenti. Evitate i “no” e concentratevi sul premiare con il tono di voce positivo, con il contatto piacevole e con lo sguardo, tutti i comportamenti dei vostri due pelosi che sono appropriati. Se uno dei due dà segni di esagerare, portate la sua attenzione su di voi e coinvolgetelo in un’interazione piacevole.

9) Nelle prime settimane dell’inserimento lasciate sempre montato e chiuso il cancelletto, in modo che il gatto possa in ogni momento andare e venire come preferisce.

10) Quando avrete avuto ripetuti episodi di copresenza positiva tra gatto e cane potrete iniziare a lasciare aperto il cancelletto fino ad arrivare ad eliminarlo con il tempo, se vorrete.

11) Noi vi consigliamo di lasciarlo sempre installato e chiuso quando uscite di casa, perché è una precauzione in più, che assicura al vostro gatto un’area della casa inaccessibile al cane.

12) L’ultimo passo è quello di lasciare il levriero insieme al gatto quando voi non ci siete. Questo potrà accadere solo quando il levriero avrà dato ripetuta prova di convivere e interagire con il gatto senza manifestare né interesse né iniziative predatorie. Tuttavia, la prima volta che li lasciate da soli insieme, fate finta di andarvene ma rimanete fuori dalla porta ad osservare, così se qualcosa dovesse accadere, sarete lì pronti ad intervenire. Gradualmente lasciateli insieme per periodi di tempo via via più lunghi e prima di quanto pensiate, sarete in grado di uscire forti della consapevolezza che il cane e il gatto sono tranquilli insieme.

4.4 Fase tre – L’inserimento – Situazione B

1) Anche per questa seconda situazione, diamo per assodato che abbiate attuato tutti gli accorgimenti indicati alla fase 1 e 2, quando arrivate a questa fase della presentazione reciproca. Quindi il cancelletto sarà installato e chiuso, avrete accuratamente preparato e diviso le aree rispettivamente destinate al gatto e al cane, ecc.

2) Può capitare che una volta che siete entrati in casa, con il cane al guinzaglio, il vostro levriero si attivi alla vista del gatto, orienti sguardo e attenzione su di lui e mostri di eccitarsi, si metta ad uggiolare o ad abbaiare, oppure tenti di lanciarsi sul gatto.

3) Restate calmi, accorciate il guinzaglio senza mandarlo in tensione, attirate a voi l’attenzione del cane, invitandolo a seguirvi altrove e coinvolgetelo nella perlustrazione della casa, nell’esplorazione degli oggetti e in interazioni calme e piacevoli con voi.

4) Per attirare l’attenzione su di voi, emettete un suono (es. schioccare le labbra, un fischio…), invitate il vostro levriero a seguirvi con un tono di voce ritmato e allontanatevi dal gatto in direzione opposta. Coinvolgete il vostro levriero in una qualche attività interessante: es. costruite una pista olfattiva tramite bocconcini gustosi, che guidino il cane nella perlustrazione dell’ambiente e in una divertente ricerca olfattiva. Appoggerete alcuni di questi bocconcini sul pavimento in modo da disegnare un percorso e alcuni li nasconderete in una scatola aperta con dentro della carta straccia, altri ancora per esempio sotto un bicchierino di plastica. Evitate in questa fase nascondigli difficili, poiché, essendo eccitato, il vostro levriero è più facilmente distraibile e meno in condizione di effettuare problem solving. Come bocconcini premi funzionano benissimo sia il formaggio sia i würstel.

5) In questa fase è importante che voi riusciate a direzionare l’attenzione e l’interesse del levriero su altri oggetti, situazioni e attività, diverse dal gatto. Insomma, il messaggio che dovrete riuscire a comunicare al vostro levriero è che il “gatto non è un target interessante; ci sono cose molto più interessanti. Il gatto è lì, fa parte della famiglia, e va lasciato in pace”. Coinvolgete il levriero in attività piacevoli ma senza eccitarlo, ovvero senza innalzare troppo arousal (il livello di attivazione emozionale). Va premiata in tutta questa fase la calma, quindi un livello di attivazione emozionale intermedio, che è associato ad emozioni piacevoli e di benessere. Va quindi bene es. accarezzarlo in maniera delicata e tranquilla partendo dalle zone fredde, spazzolarlo, coinvolgerlo in una ricerca olfattiva molto semplice. Non proponete al cane attività che lo fanno eccitare: evitate dunque pupazzi che suonano o che assomigliano a prede, giochi del tira e molla, palline che suonano.

6) Evitate di utilizzare il no per inibire e bloccare gli atteggiamenti e le iniziative predatorie del vostro levriero. Con il no, infatti, non fareste altro che mantenere comunque fissati sul gatto l’interesse e la motivazione predatoria del levriero. Invece, quello che occorre fare è spostare l’attenzione del levriero su altro di più interessante, che è anche occasione di interazioni e condivisioni piacevoli con il partner umano.

7) Se notate eccitamento elevato nel levriero, accompagnate rapidamente il levriero in un’altra stanza. Coinvolgetelo in attività piacevoli e interessanti come descritto ai punti precedenti.

8) Fategli conoscere e indossare la museruola, applicando i passi descritti al paragrafo “vestizione della museruola”.

9) Non portatelo nella stanza dove è visibile il gatto, fino quando il levriero non ha recuperato uno stato di calma.

10) Ripetete i punti da 3 a 7 tutte le volte che sarà necessario nei giorni successivi dell’inserimento, ovvero ogni volta che il vostro levriero si attiverà alla vista del gatto. Mantenete sempre installato e chiuso il cancelletto. Indossate al levriero la museruola in ogni momento in cui cane e gatto sono assieme, ma lasciate che il gatto possa andare e venire come preferisce.

11) Ripetete il processo per diversi giorni, finché gatto e levriero mostrano scarsa attenzione l’un l’altro. Se il cane si mantiene calmo, mostra interesse ma non si eccita, oppure ignora il gatto, applicate quanto detto al punto 7 del paragrafo 4.3.

12) Nel caso in cui il levriero dovesse sentire il bisogno di rincorrere il gatto, voi sarete lì a supervisionare e dire “NO” seguito subito dalla proposta di attività alternative interessanti, seguendo quanto riportato nei punti di cui sopra (i punti dal 4 al 7). Dal canto suo, il gatto può giocare il suo “jolly” e andare oltre al cancellino sapendo che il cane non può seguirlo. Mantenete questa routine finché il vostro levriero non avrà perso ogni interesse predatorio verso il gatto.

13) A poco a poco, levriero e gatto dovrebbero cominciare ad ignorarsi. Il gatto potrebbe prendere confidenza e avventurarsi in un’annusata: mantenetevi calmi. Osservate e monitorate cosa accade. Posizionatevi in prossimità del gatto e del cane e modulate i tempi e i modi della reciproca conoscenza, favorendo comportamenti di entrambi i soggetti che non siano bruschi o invadenti. Evitate i “No” e concentratevi sul premiare facendo complimenti con tono di voce positivo, con il contatto piacevole e con lo sguardo, tutti i comportamenti dei vostri due pelosi che sono appropriati. Se uno dei due dà segni di esagerare, portate la sua attenzione su di voi e coinvolgetelo in un’interazione piacevole.

14) Se il cane oltrepassa il limite, una graffiata del gattino gli insegnerà a tenere le giuste distanze. Tra l’altro i greyhound e i galgo sono estremamente fifoni. Se si imbattono in qualcosa che li ferisce, ci pensano due volte prima di tornare su quel qualcosa. I gatti la fanno quasi sempre da padroni coi cani, greyhound inclusi se ne hanno la possibilità.

15) Nel momento in cui non si mostrano più infastiditi o allertati dalla reciproca presenza, ovvero quando il levriero non è più “fissato” con il gatto o se quando il gatto soffia al cane, questo guarda altrove o abbassa la testa, potete togliere la museruola mentre siete in casa a supervisionare, assicurandovi che il gatto possa in ogni momento allontanarsi dalla portata del cane.

16) Da questo momento in poi la procedura da seguire è identica a quella illustrata nel caso della situazione A – paragrafo 4.3.

4.5 Fase tre – L’inserimento – Situazione C

1) Può capitare, invece, che il vostro Il levriero si mostri inibito e intimorito dalla presenza del gatto. Emette segnali di stress e di pacificazione: sbadiglia ripetutamente, si lecca il labbro, si lecca il corpo o si gratta, rimane immobile e guarda lontano.

2) In questo caso sarà importante evitare in tutta la prima fase di inserimento che il gatto si avvicini troppo al cane, lo inviti all’interazione oppure lo infastidisca o lo provochi.

3) In questo caso, può anche essere utile montare una rete che divida completamente l’area riservata al gatto da quella in cui si trova il cane.

5. La vestizione della museruola

1) Scegliete una stanza che sia vissuta dal cane come un ambiente sicuro, in modo che il vostro levriero possa sentirsi calmo e posizionarsi su un livello intermedio di arousal (di attivazione emozionale).

2) Utilizzate le museruole specifiche per levriero e conformate a “gabbietta”.

3) Piegati sulle gambe e con il fianco di 3⁄4 rispetto al cane, appoggiate la museruola a terra e chiamate il cane verso di noi. Distogliete lo sguardo dalla museruola.

4) Permettete ed incentivate l’esplorazione della museruola attraverso bocconcini appetitosi, che avrete posizionati all’interno e intorno alla museruola e incastrati tra le maglie della struttura a gabbietta.

5) Prendete la museruola in mano, invitate il cane ad avvicinarsi, porgendogli dei premietti attraverso la museruola stessa, infilandoli tra le maglie. In questo modo, lo invoglierete ad infilare il muso all’interno della museruola. Prestate particolare attenzione alla vostra CNV, soprattutto a non assumere posture incombenti sul cane. La museruola è uno strumento a cui è molto facile dare una marcatura emozionale negativa.

6) Prolungate lo svolgimento del punto 5 fin quando non osservate una postura del cane rilassata, la coda scodinzolante e curiosità per l’oggetto.

7) Allungate gradualmente il tempo in cui il cane terrà il muso infilato nella museruola, non concedendogli subito il bocconcino che teniamo stretto tra le dita. Importante è essere molto graduali.

8) Solo quando il vostro levriero vi apparirà sufficientemente tranquillo, allacciate la museruola e proponete ancora qualche premio o dei bastoncini lunghi.

9) Prolungate gradualmente il tempo in cui lasciate la museruola al cane.

10) Non appena indossata la museruola, coinvolgete il vostro levriero in un’ attività piacevole, ad esempio una passeggiata o un massaggio piacevole partendo dalle zone fredde.

11) Quando decidete di togliere la museruola, prendete l’attenzione del cane, abbassatevi sulle gambe e mostrategli il fianco.

12) Premiatelo se si avvicina e accarezzatelo in maniera calma e rilassata.

13) Sganciate la museruola, toglietela, riprendete l’attenzione del cane e premiatelo.

14) Date al cane il segnale di chiusura dell’interazione “finito”.

15) La chiusura dell’interazione va effettuata così: a) Verbale: “finito”; b) Gestuale: movimento delle mani con i palmi aperti che si incrociano; c) Posturale e Prossemico: distolgo lo sguardo, giro la testa, volto le spalle e mi allontano. Attenzione allo sguardo che, se mantenuto sul cane, tiene aperta l’interazione. Dopo il segnale di chiusura, ignorare il cane e riprendere le proprie attività.

16) Riponete la museruola a posto.

Note

1) Sonia Campa, L’inserimento di un levriero in una casa con gatti.

2)Andate ad aumentare la possibilità che il levriero scelga di riproporre le prossime volte quel comportamento appropriato rispetto al gatto.

Fonti

Libri

Dizionario bilingue italiano-gatto e gatto-italiano. 180 parole per imparare a parlare gatto correntemente, Cuvelier Jean, Sonda

Randagio a chi?, Marchesini Roberto, Fabbri, 2007

Intelligenze plurime. Manuale di scienze cognitive animali, Marchesini Roberto, Oasi Alberto Perdisa

Dizionario bilingue italiano-cane e cane-italiano. 150 parole per imparare a parlare cane correntemente, Cuvelier Jean; Marchesini Roberto, Sonda (collana Dizionari)

A lezione dal mondo animale, Roberto Marchesini, Apeiron, 2001

Cosa vogliono i gatti, C. Bessant, Ed. TEA Libri

Articoli on Line

Sonia Campa, L’inserimento di un levriero in una casa con gatti.

Sonia Campa, La relazione cane gatto, http://www.pet-ethology.it/content/la-relazione-cane-gatto

Sonia Campa, Etologia e comportamento, http://www.pet-ethology.it/content/etologia-e-comportamento

Siti

http://www.pet-ethology.it

http://www.siua.it/site/

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Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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