La mia prima esperienza di Foster
Guarda un po’? Pet Levrieri organizza un corso su come educare i nostri amici a quattro zampe e su come comportarsi con loro: un corso FOSTER. Perché non approfittarne? Può sempre essere utile, una nuova esperienza, poi chissà. Dopo un cane, due cavalli, tre gatti e altri due cani, mi piacerebbe fare questa nuova esperienza: tenere un levriero per circa due o tre settimane, per poi affidarlo ad una famiglia che lo adotterà. Che sarà mai?! In così poco tempo quasi non ci si accorge di avere un altro cane!
È arrivato il fatidico giorno: sabato 8 marzo 2014, la Festa delle donne. Una voce al microfono: <<…Prende in foster Moya Roberto Gherardi…>>.
Non so spiegare nemmeno io quello che ho provato, ma in quel momento mi sono chiesto: se io sto provando questa emozione per un foster, chi è qui per adottare cosa prova? Eppure ne ho già viste di persone, ma non è svenuto nessuno. Finalmente finisce la guida verde ed eccola: la vedo, la tocco per la prima volta e poi via nel prato!
Passano appena cinque minuti e subito arriva Davide per prendere Moya; pare ci sia una famiglia interessata ad adottarla. Accidenti… Tenerla per poco va bene, ma così è davvero troppo poco. Certo, potrei dire solo che è stata una corta ed intensa esperienza e che Moya è stata fortunata a trovare una famiglia così in fretta.
Dopo un bel po’ torna Davide con Moya; alla fine quella famiglia ha deciso di non adottarla. Adesso saliamo subito in macchina e ripartiamo verso casa, non si sa mai si faccia avanti qualcun altro! E così inizia la mia prima esperienza Foster…
Domenica. Primo giorno con Moya e già partiamo con il piede sbagliato: ha dormito nel lettone! La mattina, appena alzati, mentre io Moya e Ricky eravamo in giardino, mia moglie ha sollevato la tapparella della finestra che dà sul giardino e apriti cielo! Moya, dallo spavento, ha fatto un salto talmente grande che è passata quasi da un lato all’altro del giardino. Ha paura delle persone (tranne quelle che conosce), dei camion e altre cose a cui non è abituata. È arrivato il momento di mettere in pratica quello che ho imparato al corso: farla salire e scendere dalla macchina, portarla a camminare in strade trafficate, nei mercati rionali, alla fiera paesana, in prossimità di una scuola all’ora di uscita, in giardino con mia moglie che solleva e abbassa la tapparella.
Vedendo che nel giro di una settimana tutte le sue piccole paure stavano diventando solo ricordi, mi sono chiesto: sono bravo io ad insegnare o è proprio Moya ad avere una marcia in più? Ecco, lo sapevo. Questa lurcher comincia a piacermi troppo! Ha un’intelligenza particolare, si comporta benissimo e io, sentimentalmente parlando, mi comporto come se fosse mia.
Dopo circa venti giorni, arriva il momento che avrei dovuto sperare per Moya, ma che temevo. Dopo una passeggiata fuori, leggo un messaggio che non avevo sentito arrivare per via del rumore: Moya ha una famiglia che l’aspetta. Credo che leggere un messaggio del genere e prendere una pugnalata al cuore siano, per come mi sentivo in quel momento, la stessa cosa. Dico a me stesso: Roberto, ma non ti stavi impegnando per fare un fostering? Sapevi che questo momento sarebbe arrivato! Credo di aver passato una delle peggiori/migliori nottate della mia vita. Moya ha dormito con la testa sul mio collo per tutta la notte; mentre io pensavo di doverla lasciare per sempre, lei sembrava volermi dire “Non te la prendere, vado nella mia nuova casa con la mia nuova famiglia mia e sarò felice. Fammi partire sapendo che anche tu sarai contento per me!”.
Il giorno dopo arriva una telefonata da Marcella, la signora che ha adottato Moya. È stata una lunga telefonata che mi ha alleggerito l’anima ogni minuto di più. Marcella è peggio di me: io voglio bene a Moya, ma lei è proprio innamorata, ancor prima di vederla.
Sabato 29 Marzo, giorno della partenza di Moya verso la sua nuova vita. Allora, non ci crederà nessuno, ma è stata una bella giornata. Ho conosciuto una bravissima persona, Marcella, la quale ha dimostrato in pochissimo tempo di meritarsi la mia fiducia. Per Moya desideravo proprio questo: affidarla ad una persona alla sua altezza, all’altezza di un cane davvero speciale. Non eravamo a Macherio, ma assistevano all’adozione ben otto cagnolotti più Gaudenzia, Michelle, mia nipote Barbara, mia sorella Lucia, mio figlio Fabrizio con la fidanzata Fiorella, mia moglie Marisa e me. C’era una grande confusione, ma siamo stati bene e il distacco finale non è stato traumatico come pensavo, perché l’amore di Marcella per Moya era indescrivibile. Il mio animo era sollevato e la felicità di questa nuova “coppia” è stata anche la mia.
Ancora Foster? Sì, ancora, e sono convinto che ogni volta sarà una nuova storia da raccontare.
Roberto Gherardi
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