Il mio foster: Copito
Che fossi destinata a un foster l’ho capito durante il viaggio in Spagna al rifugio di Scooby: in uno dei primi paddock visitati c’era una galghetta impaurita. “Ci vorrebbe un foster per lei” disse qualcuno, mi offrii senza esitazione guardando Stefania negli occhi. Ecco tutto è iniziato lì, poi una volta a Milano ho deciso di frequentare il corso foster di due giorni tenuto da Sabrina Stradiotti, un corso che oltre ad arricchirmi di conoscenze pratiche mi ha arricchito dal punto di vista umano, dalla docente ai partecipanti con i quali ho condiviso timori (tanti) e aspettative. Poi la galghetta impaurita, Tripel, è stata felicemente adottata e una decina di giorni prima dell’arrivo dei galgo, il primo arrivo di Pet levrieri, mi chiama Gaudenzia chiedendomi se fossi disponibile a ospitare un galgo maschio; mi dice tre nomi e mi invita a scegliere. “No” – la mia risposta – “il cane me lo date voi, non voglio scegliere!” e a me è toccato quindi un elegantissimo principe bianco con il naso rosa e nero, Copito.
Nei giorni precedenti l’arrivo ho acquistato crocchette di alta qualità, ho lavato le coperture di divani, poltrone e cuscinoni, insomma, come quanto si attende un ospite di riguardo, tutti eravamo in attesa. E il gran giorno è finalmente arrivato!
Copito si è rivelato fin da subito un cane eccezionale e molto intelligente: nei prati di Macherio si è messo ad assaporare l’aria del suo nuovo paese, ha familiarizzato con i miei cani, ed è salito sulla mia auto come se lo avesse fatto sempre, e questa è la prima cosa che mi ha piacevolmente stupita. Poi, una volta a casa, i miei cani non si sono comportati da perfetti ospiti: la femmina gli ha ringhiato e il maschio ha iniziato a borbottare come una pentola di fagioli. Il messaggio era molto chiaro: in questa stanza ci siamo noi e tu non entri, questo è il nostro territorio. Credete che per Copito sia stato un problema? Assolutamente no: ho preso il cuscinone che avevo preparato per lui, l’ho posizionato in uno slargo dell’anticamera e Copito, stanco morto, si è fiondato sopra a dormire profondamente e così è stato per tre giorni. Il viaggio, per quanto comodo, è pur sempre stancante sia che i cani arrivino dalla Spagna sia che arrivino dal Nord Europa e lasciarli riposare, senza forzarli al cibo, è fondamentale per iniziare a instaurare un rapporto di reciproco rispetto.
Copito si è rivelato un cane molto facile: in passeggiata praticamente perfetto, nessuna paura dei rumori di città, una grande curiosità manifestata per l’ascensore, una strana “scatola”, con le porte scorrevoli che gli faceva drizzare le orecchie e ruotare il musino con un moto di felicità: che bello si esce… si torna a casa, si sale in ascensore, ma cosa sarà mai questa “cosa”?!!!!
Dopo quattro giorni i miei cani gli hanno dato libero accesso alla stanza dove vivono abitualmente, ma non gli hanno mai permesso di salire sul divano o sulle poltrone.
Il foster mi ha dato l’opportunità di conoscere meglio i miei due levrieri e di capire che i cani sono come le persone: non ce n’è uno uguale a un altro. In area cani c’è chi mi ha fatto gentilmente notare che non avrebbe potuto ospitare un cane e poi lasciarlo andare via e chi senza mezzi termini mi ha detto che ero senza cuore perché lo avrei affidato a un’altra famiglia, avrei insomma operato un tradimento. Io invece credo di essere stata per Copito un “traghetto” tra la vita in rifugio e la nuova vita che si affacciava per lui: gli ho insegnato che le mani servono a dare carezze, che la scopa, il grande terrore di Copito, serve a pulire i pavimenti e non a posarsi sul suo corpo, che il mondo conosciuto da lui fino al suo arrivo in Italia è un altro e che la vita può riservare piacevoli sorprese per un cane: una passeggiata in un giorno di sole, un bocconcino speciale, un sorriso e mani desiderose di dare carezze e coccole. Copito non ha fatto nessuna resistenza ad abituarsi a tutto questo e non nego che lasciarlo andare via ha dato l’impressione della casa “vuota”, senza nulla togliere ai miei due levrieri, ma il suo desino era altrove, non con me. Ora Copito vive con Adriana, Gianmaria e Olmo sulle sponde del lago d’Orta e so che è veramente felice… e io con lui.
La porta di casa adesso è solo accostata: un altro muso lungo potrà spingerla, entrare e stare con noi fino a quando la sua famiglia adottiva non sarà pronta ad accoglierlo!
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