Nati per correre, nati per morire
Se Dio ha dato a ogni creatura un dono, ai greyhound ha donato la velocità, una straordinaria capacità di sfruttare ogni dettaglio per rincorrere la preda.
Cani di antichissime origini, prediletti dall’aristocrazia, presenti in molti stemmi araldici, come quello dell’abbazia di Murbach, in Alsazia, citati da Chaucer nei suoi Canterbury Tales. Ma se Dio li ha fatti per correre, è l’uomo che li ha usati per gareggiare, trasformando il loro talento in dannazione.
La regina Elisabetta I regolamenta per prima le corse e il primo club ufficiale viene fondato nel 1776 nel Norfolk. Il grande cambiamento inizia però nell’800: si iniziano a riprodurre cani esplicitamente per le corse. Con la rivoluzione industriale le corse dei greyhound non sono più un privilegio degli aristocratici, per diventare una vera industria popolare.
Il primo cinodromo con l’uso della lepre meccanica apre a Manchester nel 1926, e da questo momento i greyhound diventano delle macchine da corsa, poco costose, anche perché come tutte le macchine prive dei diritti degli esseri viventi. Macchine da buttare quando non funzionano più. Ingranaggi di un sistema basato sul gioco d’azzardo, esseri senza voce e senza diritti, spesso considerati beni agricoli.
Quanti grey nascono ogni anno nell’industria delle corse e quanti muoiono non è dato sapere con certezza. Questo perché l’industria delle corse non ha alcun interesse a dare un’informazione trasparente. Alcuni stimano che solo in Irlanda ogni anno vengano “prodotti” 23000 cuccioli. Ma si tratta solo dei cani registrati. Una parte di essi viene soppressa quasi subito: i questi grey nessuno saprà mai nulla.
Il dono di Dio è diventato una condanna, a causa dell’industria delle corse, dell’avidità dell’uomo: se corri e finché corri forse vivi, spesso chiuso in un kennel schifoso quasi tutto il giorno e con la museruola. Se non sei competitivo, se ti infortuni, se sei vecchio muori. Chi è veloce, chi ha il carattere sopravvive, finché serve, finché vince, finché non si fa male. Eutanasia, vendita e donazione a centri di ricerca, eutanasia di massa, abbandono, magari con museruola, colpi di arma da fuoco, vendita al giro delle corse in paesi stranieri, morte per fame, folgorazione, randellate, ecco il destino di migliaia di greyhound.
E quelli che restano vivi non fanno certo vita da pascià: generalmente vivono in piccoli box, escono solo poche ore al giorno per allenarsi e per i loro bisogni. La socializzazione con gli altri cani è impedita: giocare li renderebbe meno competitivi, meno agonisti. Poi, arriva il giorno in cui non vincono più o si fanno male, di solito non oltre i 4 anni.
E qui finisce spesso per loro anche la corsa della vita.
Tu puoi aiutare a cambiare il loro destino: aiutando chi li aiuta, non scommettendo sulle loro vite, sostenendo chi lotta contro l’industria, adottandone uno. La loro storia può cambiare: dipende anche da te.