Mara…la sua consegna ❤️
Quando finalmente scese dal furgone non riuscì a trattenere uno sbadiglio, dettato più dal nervosismo che dalla stanchezza.
Si sgranchì i muscoli rattrappiti, rabbrividì all’aria frizzante del mattino e cercò di scrollarsi di dosso quel torpore che le irrigidiva le membra.
Il viaggio era stato lungo, lunghissimo.
Quando erano partiti lei e i suoi compagni di viaggio erano tutti piuttosto nervosi e, nonostante fossero sistemati comodamente sul mezzo, si riusciva a percepire un che di elettrico nell’aria, il che bastava per renderli inquieti.
Infatti pochi tra loro riuscirono ad addormentarsi e anche per questo motivo il viaggio apparve loro interminabile.
Non appena la luce dell’alba cominciò a rischiarare il cielo, si scostò un poco dal gruppo e lasciò vagare lo sguardo fin dove la sua vista acutissima si poteva spingere.
Si trovavano in un ampio spazio verde, circondato da piccoli boschetti di faggi e di querce. Il terreno ondulato emanava fragranze di humus e di erba bagnata dalla rugiada della notte.
Al di là del boschetto più vicino il prato punteggiato da pratoline, che ancora attendevano un timido raggio di sole per schiudersi, declinava dolcemente fino ad incontrare un piccolo laghetto animato da uno sparuto stormo di anatre selvatiche e lo racchiudeva come in un abbraccio erboso al limite dell’orizzonte lontano, fino a dove riusciva a posarsi lo sguardo.
Tuttavia il cielo gravido di nubi non consentiva all’aria di riscaldarsi, né alla campagna circostante di accendersi di colori più vivaci, ma tutti questi particolari la sfiorarono appena, concentrata com’era su quello che stava per accadere.
L’aria umida, permeata di goccioline impalpabili, trasmetteva una sensazione di gelo che penetrava fin dentro le ossa.
All’improvviso rabbrividì.
Sentì freddo e istintivamente si strinse al fianco della donna che l’accompagnava.
Le lanciò uno sguardo che chiedeva rassicurazione e ne ricevette in cambio un abbraccio che voleva riscaldarla e tranquillizzarla con lo stesso gesto.
All’improvviso notò un certo fermento tra le file dei compagni, che cominciarono a muoversi agitati; stava per succedere qualcosa.
Uno ad uno li radunarono in uno spiazzo non lontano, a pochi passi dal boschetto da cui provenivano umori bagnati e invitanti e proprio mentre era sollecitata da queste sensazioni che non riusciva a dominare, la donna la prese con sé e la condusse con mano gentile, ma ferma fuori dal gruppo.
In un primo momento lo smarrimento e la paura dell’ignoto si impadronirono di lei.
Cominciò a guardarsi intorno con ansia sempre crescente, perfino la sensazione di freddo ormai era sparita… l’istinto irrazionale di cui stava cadendo preda le faceva percepire acutamente l’odore della paura, la sua paura, mentre si lasciava condurre verso l’ignoto.
Con un moto repentino si volse indietro per un momento a guardare il gruppo degli altri sempre più distanti e, quando si voltò verso la donna, la colpì violentemente un odore del tutto nuovo, accompagnato dalla vista di una mano che si protendeva verso di lei.
In quel momento odori, suoni, forme si fusero insieme e le procurarono uno stato di irresistibile agitazione che non voleva e non poteva dominare in alcun modo.
La donna la stava consegnando a degli sconosciuti e, quando questa si allontanò, lei si ritrovò sola con loro.
Non osava alzare lo sguardo sul loro volto perché non voleva sfidarli, ma vide i loro occhi di sfuggita e le parvero gentili.
Il tono delle loro voci era pacato e le trasmetteva tranquillità, ma non voleva abbassare la guardia e non poteva fare altro che seguirli con malcelata rassegnazione, fiutando l’aria e memorizzando ogni più piccola traccia che le consentisse di ritrovare il cammino percorso.
Arrivati alla macchina in qualche modo comprese che era giunta ad un punto di non ritorno.
Stava lasciando dietro di sé tutto ciò che conosceva per affidarsi a questi sconosciuti.
La fecero salire in auto e, quando le portiere si chiusero, un mondo nuovo di odori e di rumori la sopraffece.
Lanciò una timida occhiata alla ragazza che la teneva vicino, l’annusò e, stremata dalla stanchezza e dalle tante, troppe emozioni, decise di lasciarsi andare affidandosi a quell’abbraccio, che ora le pareva caldo e carico di attrattiva.
Lei non poteva ancora saperlo, ma ora aveva davanti a sé un nome nuovo e un futuro nuovo.
Sì, perché da ora in poi Mara avrebbe potuto permettersi il lusso di sentirsi finalmente un Galgo fortunato.”
Grazie Simona
Tags: adotta galgo, adotta un levriero, adozione greyhound, antiracing, greyhound racing, Greyt Exploitations, levrieri, Limerick Animal Welfare, lurcher, pet levrieri, salvare levrieri, Scooby Medina, UK, USA