Folami e il suo maialino.💖
Ricordo benissimo la sera in cui, sdraiati sul divano, stavamo leggendo i profili dei greyhound in adozione, e mentre scorrevamo le fotografie all’improvviso è spuntata Folami, con gli occhi da pazzerella e un bel sorriso stampato sul muso.
Ci siamo guardati e Simone mi ha detto “è lei!”.
È passato ormai un anno da quando per la prima volta abbiamo pensato alla possibilità di adottare un levriero. Eravamo molto preoccupati, perché sapevamo implicitamente che sarebbe stato il primo passo verso quella che è la nostra idea di famiglia.
Il nostro primo cane insieme e immaginavamo che ci sarebbero state delle difficoltà, anche per il fatto che stavamo per adottare un cane adulto, e nessuno di noi aveva esperienza in questo senso; un cane adulto e con un passato difficile, sia che si trattasse di un galgo o di un greyhound, sapevamo che ci sarebbero state ferite che forse non avremmo potuto sanare.
Ma anche se la ragione ci intimava di valutare attentamente la possibilità di un’adozione, il nostro cuore aveva già scelto
Dopo aver conosciuto Michael e Lucifero sapevamo che avremmo sempre trovato una scusa per arginare le nostre perplessità, perché quei meravigliosi nasoni, eleganti e goffi allo stesso tempo, ci avevano già in pugno (zampa!).
Abbiamo passato le settimane che ci separavano dall’adozione leggendo articoli e preparando il nido; eravamo molto emozionati, ma ci sentivamo abbastanza pronti.
Quando finalmente l’abbiamo vista per la prima volta è stata un’emozione indescrivibile.
Era così spaventata che avrei dato qualsiasi cosa per spiegarle cosa stava accadendo, per poterle dire “tranquilla, verrai a casa con noi e tutto andra’ bene; avrai una casa tutta tua e una famiglia che ti amerà tanto”.
Eravamo consapevoli che sarebbe stata molto dura e che ci sarebbero voluti mesi perché si abituasse alla vita in famiglia, ma ci sbagliavamo!
Folami ha spiazzato ogni aspettativa, ogni piano o progetto che avevamo; eravamo psicologicamente pronti a tutto, ma non al fatto che sarebbe stato così facile, così naturale per lei abituarsi a noi.
Certo, ci è voluto del tempo prima che il suo meraviglioso carattere si mostrasse a noi completamente; è stato come vedere un fiore che sboccia, e che ogni giorno dispiega i suoi petali un po’ di più.
È un’anima gentile e amichevole, di una dolcezza disarmante ed estremamente ruffiana nel cercare un contatto. Ma è anche incredibilmente intelligente, e sa dosare il suo entusiasmo a seconda di chi ha di fronte.
Per esempio, lei ama alla follia i bambini, quando li vede faccio fatica a contenerla, perché si emoziona molto; ma un giorno abbiamo incontrato un bambino ipovedente di circa due anni a passeggio con il nonno, e lei non ha fatto cenno di muoversi, si è lasciata accarezzare restando calma e composta, mentre le piccole manine si muovevano lungo la schiena, la coda e le orecchie.
Io resto stupita e meravigliata ogni volta che si mostra così sensibile ed empatica, e mi rendo conto di quanto siamo stati fortunati.
Un termine che compare spesso negli articoli che parlano di levrieri è resilienza, la capacità di rinascere dalle proprie ceneri e di andare avanti nonostante tutto. Non sappiamo quale sia stato il passato di Folami, cosa sia successo in quei due anni che ha passato lontano da noi, ma ha una cicatrice abbastanza evidente sulla coscia destra che ci fa pensare che, nonostante la giovane età, anche lei abbia avuto la sua parte di sventura. Per questo motivo trovo commovente la sua apertura al mondo, il suo fidarsi di ogni singola persona che incontriamo, il suo amare senza riserve.
Concludo con un piccolo aneddoto su un maialino di pezza, che forse descrive Folami meglio, di tutte le parole che ho usato finora.
Si tratta del suo primo furto, pianificato con maestria sin dal primo giorno.
Quando l’abbiamo portata a casa, dopo l’adozione, le abbiamo lasciato esplorare la casa con tutta calma, aspettando che il suo nasone sondasse ogni angolo dell’appartamento. Mentre ispezionava, qualcosa attirò la sua attenzione, era un maialino di pezza che un’amica mi aveva regalato qualche settimana prima, appoggiato a portata di naso sul mobiletto della TV.
In questa prima occasione si limitò ad affondare il muso sulla testa del pupazzo, come per valutarne la morbidezza.
L’indomani la pizzicai mentre timidamente mordeva il muso del maiale con i denti, lasciandolo però sempre sul mobile.
Infine, il giorno seguente la vidi passare con nonchalance davanti al mobiletto, afferrare il maiale e come un fulmine salire la scale (che ancora non padroneggiava benissimo) per andare sulla sua cuccia.
Quando salii al piano di sopra la trovai con il maiale tra le zampe e uno sguardo colpevole e preoccupato.
Ci volle qualche mese prima che Folami imparasse come giocare con il suo maialino, ma ancora oggi tratta quel pupazzo con una cura e un amore impressionanti e a distanza di sette mesi non ha un pelo fuori posto nonostante sia il pupazzo che usa maggiormente.
Inoltre, ha stabilito delle regole severe: il maiale deve stare sempre sul suo cuscino, non si mette nella cesta insieme agli altri giochi e non si porta dai nonni; il maiale deve essere lavato il meno possibile, e in quelle rare occasioni lei avrà il diritto di riprenderselo dal calorifero anche se è ancora bagnato; ogni sessione di gioco deve cominciare con il maiale, ma attenzione a non tirare troppo coda o orecchie, il maiale deve essere trattato con il massimo rispetto, gli altri giochi invece, quelli si possono distruggere.
Ecco, questa è Folami, buffa, dolce, furba e tanto, tanto amata.
Serena
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