Cilla ❤️ Una rotella di wurstel…e per la prima volta i nostri occhi si incontrarono!
Ricordo una domenica pomeriggio a casa, con la TV che faceva da sfondo alle faccende domestiche, a un certo punto qualcosa attirò la mia attenzione, un servizio sulla definitiva chiusura di un cinodromo e sulla richiesta di adozione dei cani che erano segregati in quel “lager”.
Dopo qualche minuto, incredula di quello che stavo vedendo, mandai un messaggio a Luca, era da poco che io e Spot ci eravamo insediate a casa sua e per prendere una decisione del genere dovevo avere il suo appoggio.
Volevo dare una casa a quegli occhi che fissavano tristi e impauriti la telecamera e che arrivavano come delle frecce a bucare lo schermo e il mio stomaco.
Luca mi fece ragionare (lui ha spesso questo compito, è la parte più razionale di me) avevo già il mio cane, un’attività che stava decollando, frequenti trasferte di lavoro e così desistetti.
Negli anni seguenti, complice il fiorire dei social, mi iscrissi “random” a gruppi che si occupano di salvare i levrieri da caccia e coursing e si impegnano in campagne contro la chiusura definitiva dei cinodromi.
Così passarono i giorni e gli anni, arrivarono i miei figli, Spot invecchiò insieme a noi e nel 2019 una sera di novembre si addormentò per sempre, lasciando in me un buco nero incolmabile.
Con la sua morte avevo deciso: “Basta, lei è e sarà l’unico cane della mia vita” ero stata così male per la sua perdita che non volevo si ripetesse quel dolore.
Arrivò il 2020, un anno che tutti ricorderemo per sempre. Era settembre ed ero riuscita a rientrare in ufficio dopo mesi di lavoro a casa.
Scorrevo i post di facebook con poco interesse fino a quando, di nuovo quegli occhi che ora bucavano il monitor del mio pc.
Il post raccontava la storia di una giovane lurcher appena tratta in salvo dai volontari di LAW a Limerick, Irlanda.
Cilla, questo il nome che le avevano dato, era stata abbandonata in condizioni pietose e aveva appena partorito 3 cuccioli.
Quegli occhi non mi abbandonarono per tutto il giorno, il suo corpo emaciato e quello sguardo triste erano immagini fisse che non riuscivo a togliermi dalla testa.
Arrivai a casa quella sera, radunai la famiglia e lessi a tutti la storia di Cilla e con le lacrime agli occhi guardai Luca e gli dissi: “Magari avrà un sacco di richieste, ma io questo non lo saprò mai, sarò però certa che ne avrà una se la faccio io”. Lui mi abbracciò e mi disse: “Falla!”
Mi precipitai al computer, aprii la chat di pet levrieri e scrissi.
Pasquale mi rispose subito, nonostante fosse tardi e mi diede le prime info, dicendomi che nel giro di pochi giorni mi avrebbe contattato qualcuno dei soci.
Non dovetti aspettare molto perché la mattina seguente arrivò la telefonata di Sandra (splendida compagna di quella che si rivelò una piccola, grande avventura) che mi spiegò tutto dettagliatamente e concordammo insieme i passi successivi necessari per l’adozione.
Tutta la famiglia si preparò all’intervista come se dovessimo andare ad un matrimonio, inviai testimonianze scritte, video, foto, insomma il nostro curriculum per far vedere che noi, proprio noi, Cilla ce la meritavamo.
E finalmente la risposta il 24 settembre!
Il messaggio di Sandra recitava: “Buongiorno! Mi sa che Cilla verrà a vivere a Torino”. Non sapevo se ridere, piangere, urlare, saltare (feci tutto, nel dubbio).
L’arrivo era fissato per il 30 gennaio, che per un’impaziente come me, equivale a circa un secolo e mezzo, ma sarebbe arrivata!
Ogni giorno andavo a cercare su fb aggiornamenti da LAW e ogni volta che appariva una sua foto mi sembrava di vedere la madonna (Apparizione! Apparizione), i suoi cuccioli crescevano a vista d’occhio, le croste lasciavano spazio al pelo bellissimo tigrato blu, e i suoi occhi diventavano più grandi e sereni e la gioia fu immensa quando mi comunicarono che l’arrivo di Cilla era stato anticipato al 5 dicembre.
Che Natale!
Dopo mesi di Covid, di dad, di brutte notizie, un regalo prezioso sarebbe arrivato sotto il nostro albero.
Purtroppo, però non tutte le cose vanno sempre come le programmi, soprattutto quando si parla di esseri viventi.
Cilla non era salita sul furgone quel giorno, si era fatta prendere dal panico e aveva avuto una reazione che ha costretto i responsabili del rifugio a decidere che, per il suo benessere, era meglio non partisse.
Dopo lo svezzamento dei cuccioli aveva cambiato il suo comportamento (e adesso conoscendola meglio ho capito che è il suo) era intimorita, non si fidava, si era fermata giusto il tempo di accudire i cuccioli ma una volta svolto il suo compito di mamma era tornata lo spirito libero e un po’ “zingaro” che l’aveva probabilmente fatta sopravvivere fino a quel momento.
Lei è così, non deve essere costretta, a lei bisogna parlare, bisogna spiegare cosa si sta facendo sussurrandole all’orecchio “Baby, va tutto bene, tranquilla” (ma anche questo lo so adesso dopo mesi di osservazione).
Non si sapeva, allora, se Cilla sarebbe mai stata in grado di salire su quel benedetto furgone che l’avrebbe portata da noi, i dubbi di Marie erano tanti, forse per lei sarebbe stato meglio trovare una famiglia in Irlanda.
Io ero a pezzi, Cilla era il mio cane da quando mi avevano comunicato la decisione di affidarmela e per me questo era un piccolo lutto.
Ma da quel giorno, spinti dalla grinta e dalla determinazione di Stefania, le cose presero una piega diversa, non ci si doveva arrendere, si doveva provare a preparare Cilla per il prossimo trasporto.
Da qui il grande lavoro delle persone di Limerick, l’inserimento di Jim nel suo Kennel, la costante supervisione di Stefania che non l’ha mai persa di vista.
Si decide così, con tutte le riserve del caso, di provare ad inserirla nel prossimo trasporto.
Seguii il viaggio con la stessa ansia di un tifoso sfegatato ai rigori di una finale della coppa del mondo.
GOOOOOOOOL!
“Cilla è partita!”
Saremo andati a prenderla il 16 gennaio a Lissone. E anche quella notte… si dorme domani.
All’alba preparammo la macchina con una coperta morbida, un sacchetto carico di premietti e schizzammo sull’autostrada con mille ansie nello stomaco e la gioia nel viso.
Arrivammo. Scesi dalla macchina e vidi Sandra attraverso la rete con la mia beniamina al guinzaglio, mi tremavano le gambe ma riuscii ad aprire il cancello e avvicinarmi. C’era anche Massimo che la guardò, mi guardò e disse: “Con lei bisogna essere dolci sì, ma anche decisi”, l’aveva inquadrata subito quella lurcher!
Guardai Sandra negli occhi come a dire “ce l’abbiamo fatta!” ma non dissi nulla, mi avvicinai, tesi la mano verso quel muso che tanto avrei voluto accarezzare nei mesi precedenti.
Era qui adesso!
La chiamai per nome ma lei non mi degnò di uno sguardo, aveva la coda che le arrivava all’altezza della gola.
“Ci sta!” mi dissi, lei non mi aveva mai visto neanche in foto, lei non sapeva nulla di me.
Facemmo un giro del campo, si faceva condurre facilmente, ma non mi guardava neanche per sbaglio, poi mi sono ricordata dei premietti, tirai fuori dal sacchetto una rotella di wurstel, la chiamai, lei annusò l’aria si girò, prese il suo premio e per la prima volta i miei e i suoi occhi si incontrarono…
E quello fu l’inizio di tutto.
Voglio ringraziare tutti per averci affidato Cilla!
Pasquale, che nonostante l’ora tarda mi ha risposto con gentilezza.
Sandra che si è fatta carico di tutti (ma proprio tutti) i miei umori.
Stefania che ha lottato come un puma e non ha mai mollato per far sì che Cilla fosse nelle condizioni migliori per affrontare il viaggio e arrivare.
Marie e i volontari di Law che hanno salvato e riabilitato Cilla e accudito lei e i suoi cuccioli.
Luca, Filippo e Giacomo che hanno condiviso con me questa scelta di vita.
Barbara
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