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Perché siamo contrari a far correre i cani anche nei cinodromi amatoriali e in qualunque forma di coursing

C’è una questione che, come le stagioni, ritorna ciclicamente nelle pagine delle associazioni che si occupano di levrieri e cioè se sia giusto o meno far correre i cani nei cinodromi amatoriali. In altre parole ci si chiede se, al di là delle scommesse, le corse con i levrieri siano sbagliate in sè. Trovo che la risposta a questa domanda non possa e non debba essere ideologica, cioè basata su considerazioni di tipo morale o di principio, del tipo “un cane che ha corso fino ad ora ha diritto a non farlo più”.

E non credo neppure che ci si possa basare “sulla propria esperienza”. L’esperienza non rende di per sè sapienti, anche se aiuta. Immaginate uno che dicesse che non ha mai fatto una vaccinazione ai propri cani, che questi non hanno mai avuto problemi, e che quindi sostenga sia inutile vaccinare i cani.

Io credo che la domanda giusta sia dunque se faccia bene ai nostri levrieri correre in pista, sul piano della salute fisica e sul piano della salute psicologica. E credo che la risposta debba essere basata su argomentazioni, su dati e sulla natura dei levrieri e delle corse in pista.

Se guardiamo alla salute fisica, la risposta è inequivocabilmente negativa: le corse in pista sono per loro natura pericolose.

Su questo punto chiarisco subito un possibile equivoco. Alcuni potrebbero dire che anche fare una corsa libero in un campo può essere pericoloso. Vero, ma in questo modo tutto è pericoloso. Quello che conta è il rischio che il pericolo si traduca in infortunio. Ora, il rischio che corre un cane quando è in pista è molto maggiore di quello che corre quando in giardino o in un prato.

I motivi sono espressi bene dagli stessi trainer. Scrive Darren Morris, in “Training and Racing The Greyhound” che i greyhound sono animali capaci di raggiungere la velocità massima a partire da fermi in un tempo rapidissimo, e che la possibilità di riscaldarsi prima è molto limitata. Questo sottopone il fisico a uno stress tremendo, reso ancora maggiore da due fatti: la forma dei circuiti e il carattere competitivo delle corse.

Per quanto riguarda la forma dei circuiti, i cani arrivano alla prima curva al massimo dell’accelerazione e questo è pericolosissimo. Infatti la prima curva è spesso quella mortale. Inoltre, i cani lanciati alla massima velocità dietro alla lepre meccanica, corrono affiancati e il minimo scontro può avere conseguenze letali. Tutto questo senza considerare lo stato delle piste e la forma fisica dei cani; ma di quest’ultimo punto poi riparliamo.

Ora tutti questi aspetti problematici sono presenti anche nelle corse amatoriali; il cane non lo sa che non si scommette su di lui. Il cane corre come un pazzo per prendere la lepre meccanica.

I cultori delle corse amatoriali rispondono che i loro cani sono allenati, ma questo argomento è controproducente per i cultori delle corse. Perchè in realtà, nelle corse industriali, i cani sono super allenati. I trainer hanno molti difetti, ma sanno fare il loro mestiere, perchè per loro è appunto un mestiere. I cani da corsa, in paesi in cui le corse sono un’industria, sono “atleti”, allenati a volte da personaggi improvvisati, ma più spesso da professionisti. Poco sensibili, ma molto preparati.

Sul piano del benessere psicologico poi, le corse non hanno alcun beneficio, anzi il contrario. Se parliamo di levrieri rescue, siano essi greyhound o galgo, parliamo di cani che hanno un’ipertrofia della motivazione predatoria. E se sono cani che vengono dalle corse hanno anche sviluppata la motivazione a competere. Ora, entrambe le motivazioni sono dannose in un contesto ambientale come quello offerto nelle nostre famiglie di adozione. Cani con un predatorio troppo forte e con una forte spinta alla competizione possono avere forti problemi ad inserirsi in un contesto sociale in cui sono positive altre motivazioni, come quella collaborativa. Un cane che parte come un missile quando vede un gattino o un cagnolino è un problema, un cane, che invece di collaborare con gli altri cani o con noi compete, è un problema.

Alcuni poi dicono “ma il cane quando fa le corse è felice”, ma questo non vuol dire nulla. Anche un cane che ammazza un gatto può essere felice, ma noi non riteniamo desiderabile questo tipo di felicità. Tra l’altro, tutto ciò che soddisfa una motivazione porta alla felicità, e dunque se il problema fosse la felicità dovremmo lasciare ai nostri cani la libertà di fare qual che vogliono. I miei cani sono felici anche quando mangiano oltre ogni limite, ma lasciarli mangiare oltre ogni limite è sbagliato e non è desiderabile.

In definitiva ci sono tanti modi per fare felici i nostri levrieri, molto più sani che farli correre in pista o partecipare a una gara di coursing. Possiamo fare delle belle passeggiate, possiamo farli correre in libertà, possiamo fargli fare della mobility, anche nella natura. In generale, possiamo fare tante cose fantastiche e soprattutto possiamo farle con loro, essendo parte attiva delle loro esperienze e non facendoli correre dietro un fantoccio mentre noi li guardiamo come guardiamo le macchine di formula uno correre in pista.

Massimo Greco

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Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.
Insieme condividono la loro vita con sette cani, tutti adottati: Cabana, galgo spagnolo, Zen, grey salvato dal cinodromo di Macao, King, grey salvato dal mercato della carne in Cina, Babe, grey irlandese, Barney, grey irlandese, Lucy, grey irlandese, e Adhara, una meticcia. Nel cuore sempre presenti i tre grey Silky, Blackie e Rob, che sono stati straordinari amici e ambasciatori della causa.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. Per passione personale a luglio 2020 conseguirà il titolo di educatore cinofilo presso la scuola Il Mio Cane.net. Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective. Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina lo Shop Online, collabora con il gruppo Adozioni nelle visite di pre-affido e nelle attività post-affido, partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. Vive a Milano con il marito Massimiliano, i figli Giorgia e Marco, la grey Sandy, la lurcher Robin e Yughi, un meticcio di oltre 15 anni. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.

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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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