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L’era del greyhound racing negli Stati Uniti è giunta al termine

National Geographic ha dedicato un approfondito articolo dedicato alla fine del greyhound racing in USA. 
Di seguito la traduzione in italiano a nostra cura. 
Buona lettura! 

L’era del greyhound racing negli Stati Uniti è giunta al termine

Negli ultimi decenni la crescente preoccupazione per il benessere dei cani e il calo delle entrate derivanti dal giro d’affari delle scommesse hanno portato alla chiusura dei cinodromi in tutto il paese.
di Craig Pittman
fotografie di Erika Larsen

pubblicato il 1° ottobre 2020

PETERSBURG, FLORIDA: sono le 20.30 di un sabato sera d’agosto. Una luna calante appare nel cielo della Florida, il suo pallido chiarore non può competere con una mega insegna di luci rosse al neon che annuncia “CORSE COI GREYOUND A DERBY LANE”. Sulle tribune, che una volta ospitavano migliaia di spettatori, si contano circa 300 persone sparse qua e là che parlano fra loro mentre l’altoparlante trasmette musica rockabilly. Si zittiscono tutti quando arriva il momento per Frederick Davis di guidare la parata dei cani.

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https://www.nationalgeographic.com/animals/2020/09/greyhound-racing-decline-united-states

“TNT Sherlock” dice l’annunciatore, chiamando i nomi degli otto eleganti cani che sfilano mentre Davis li fa fermare di fronte alle tribune. Ogni cane indossa un gilet attillato chiamato “blanket” (cappa ndt). “Tailspin, Charlotte York…” continua il presentatore.

Poi Davis, 41 anni, e gli otto conduttori dei cani che supervisiona, posizionano i cani nelle gabbie di partenza. La lepre meccanica, chiamata “Hare-son Hare”, sfreccia via squittendo e facendo scintille. Le porte delle gabbie si aprono velocemente e i greyhound irrompono in pista, i loro corpi sono una macchia sfocata, le zampe tirano su la sabbia mentre galoppano intorno all’ovale per 30 secondi, raggiungendo la velocità di 45 miglia orarie, a conferma del primato di secondo animale più veloce sulla Terra dopo il ghepardo.

Il famoso giornalista sportivo Ring Lardner definì Derby Lane “il Churchill Downs (famoso ippodoromo del Kentucky dove si svolge il famoso Kentucky Derby ndt.) del greyhound racing”. Quando i cani corrono puoi ancora percepirne i giorni gloriosi ormai passati. Una volta era un luogo pieno di glamour e divertimento. Gli spalti erano stipati di uomini e donne in abiti eleganti e vistosi cappelli. Babe Ruth e Sophie Tucker erano assidui frequentatori. Joe DiMaggio una volta lasciò Marilyn Monroe in auto a parlare con il parcheggiatore mentre lui correva dentro a piazzare alcune scommesse.

Derby Lane è il cinodromo ancora attivo più vecchio degli Stati Uniti, ma è ormai giunto alla fine. Due anni fa la Florida ospitava più cinodromi di qualunque altro stato americano, 11 dei 17 presenti. Adesso ne sono rimasti 3, con circa 1.700 cani che ancora gareggiano.

Nel 2018 gli elettori della Florida hanno avuto la possibilità di approvare un emendamento costituzionale, l’Emendamento 13, che vieterà di scommettere sulle corse coi greyhound a partire dal 31 dicembre 2020. La proposta, che di fatto rende il greyhound racing illegale, ha portato con sé molte critiche a questo sport, considerato crudele e disumano.

L’industria del racing ha scommesso sul fatto che l’emendamento non fosse approvato, affermando che i sostenitori della proposta esagerassero sulle storie dei maltrattamenti ai cani. l’industria ha speso meno di quanto hanno fatto i sostenitori alla campagna, credendo che lo sport fosse popolare abbastanza affinché la maggioranza degli abitanti della Florida non votassero a favore della messa al bando. Ma si sbagliavano. Quasi il 70% degli elettori ha votato a favore del divieto. Adesso i cinodromi dovranno chiudere entro capodanno. L’ultima gara a Derby Lane si svolgerà il 27 dicembre. Davis, un uomo alto e snello coi dreadlocks e un sorriso spontaneo, sarà uno dei 400 dipendenti di Derby Lane a ritrovarsi senza lavoro. Non sa ancora cosa farà dopo. Ha lavorato al cinodromo per 14 anni e lo considera il suo lavoro ideale. “Amo i cani” dice, “e adoro stare all’aria aperta”. Dice che potrebbe provare a diventare una guardia di sicurezza, così da poter continuare a lavorare coi cani, cani da guardia, non greyhound. Non è l’unico dipendente di Derby Lane che si interroga sul suo futuro.

“E’ un peccato dover chiudere dopo 95 anni” racconta l’amministratore delegato Richard Winning, 64 anni, il cui ufficio affaccia sulla pista. La sua famiglia possiede Derby Lane fin dalla sua inaugurazione nel 1925. Prevede che una volta chiusi i cinodromi in Florida anche quelli rimasti negli altri stati seguiranno la stessa sorte. “Tra vent’anni qualcuno si ricorderà ancora di cosa era il greyhound racing?” ha concluso.

Su questo è d’accordo anche Carey Theil, la cui associazione a tutela dei greyhound con sede in Massachusetts, Grey2K USA, ha condotto la campagna per l’approvazione dell’Emendamento 13:

Quando i cinodromi in Florida saranno chiusi, la stessa sorte toccherà anche all’industria del racing. “La Florida era davvero l’industria” ha spiegato Theil.

Proverbi, teste coronate e mazzette

Winning è un narratore nato, dai modi buffi, la barba grigia e un tris di sigari infilati nella tasca del gilet da pescatore. Ha iniziato a lavorare nel cinodromo 45 anni fa raccogliendo monete da 50 centesimi dai tornelli all’ingresso, e da allora ha svolto quasi tutti i lavori. Ricorda quando tra i visitatori abituali c’erano giocatori d’azzardo dissoluti soprannominati “The Flicker” (Sfarfallio) e “Champagne Tony” e il ristorante serviva bistecche da un kg mentre una band suonava dal vivo tra una gara e l’altra.

Winning spiega che i greyhound sono l’unica razza di cane menzionata nella Bibbia, ed è vero: nella versione di Re Giacomo dei Proverbi 30:31 sono citati all’interno di una lista di cose che sono “leggiadri nell’incedere” (gli studiosi pensano che gli Ebrei in origine facessero riferimento agli afgani o ai saluki). I traduttori di Re Giacomo conoscevano i greyhound perché, agli inizi del 1600 l’Inghilterra era affascinata da uno sport chiamato “coursing” in cui due greyhound gareggiavano per catturare una lepre in fuga. La Regina Elisabetta I ne era appassionata, da qui il soprannome dato al greyhound racing di “Sport da Regine”.

Secondo il libro The Reign of the Greyhound di Cynthia A. Branigan, nel XVIII secolo un eccentrico nobile inglese ossessionato dal coursing creò la razza del moderno greyhound inglese attraverso un allevamento selettivo. Con i loro corpi snelli e aerodinamici, le zampe lunghe ed i polpastrelli in grado di assorbire l’urto con il suolo, i greyhound sono stati creati per la velocità. Possiedono un cuore proporzionalmente più grande di altre razze canine, e più globuli rossi ed emoglobina così da trasportare una maggiore quantità di ossigeno dai polmoni. La loro andatura da corsa (un “galoppo rotatorio a doppia sospensione”) e l’alta percentuale di muscoli a contrazione rapida consentono rapidi e brevi incrementi di velocità.

Ma il dog racing così come lo conosciamo oggi si deve all’inventore americano Owen P. Smith che ironicamente voleva essere più gentile verso gli animali. Per lui, il verso di una lepre agonizzante era simile alle urla di un bambino. Figlio di un becchino di Memphis, Smith faceva saltuariamente il barbiere e amava armeggiare con lo stagno. Ebbe un’idea brillante: rimpiazzare la lepre viva con una meccanica. Nel 1910 depositò il brevetto per una “lepre meccanica su binario”. “Nessuno nella storia dello sport aveva mai apportato un simile cambiamento con il suo congegno, e nessun inventore nella storia dello sport è così poco conosciuto” si legge su Sports Illustrated del 1973. Smith fece di più che inventare la lepre meccanica. Lui ed i suoi due soci progettarono il primo cinodromo moderno per greyhound, che aprì nel 1919 fuori Oakland, in California. Fallì, come fecero molti altri aperti da loro, perché non era consentito piazzare scommesse in denaro. Il gioco d’azzardo, anche se molto popolare, era infatti illegale. Il primo cinodromo commerciale di successo venne aperto da Smith e soci nel 1921 in una zona paludosa nel sud della Florida conosciuta come “Humbuggus”, successivamente diventato la città di Hialeah. Era così vicino alle Everglades che i proprietari della struttura assunsero un cacciatore di serpenti per intercettare i rettili selvatici. Secondo il libro Going to the Dogs: Greyhound Racing, Animal Activism, and American Popular Culture, di Gwyneth Anne Thayer, per assistere alla prima gara accorsero 5000 persone che videro un cane chiamato Old Rosebud vincere il premio in palio di $ 60. La chiave del successo fu la luce elettrica, infatti per consentire alle persone che lavoravano durante il giorno di assistere alle corse, queste venivano organizzate la sera. Con il boom edilizio del 1920 in Florida, migliaia di nuovi residenti cercavano intrattenimenti notturni. Il cinodromo rimase aperto fino al 1926, quando un uragano lo distrusse completamente. I nuovi proprietari lo trasformarono in un ippodromo.

Nel 1925, dall’altra parte dello stato, venne inaugurato il Derby Lane, ma i soci che lo avevano costruito rimasero senza soldi e non poterono pagare quanto dovuto per l’immobile e il legname. E fu così che T. L. Weaver, nonno di Winning, acquistò la proprietà. Louise Weaver, storica di cinodromi, racconta di come coltivasse fagioli nei campi interni e, oltre alle corse regolari, facesse sfilare alcune scimmiette in groppa ai cani come fossero fantini, con gli abiti cuciti al gilet dei greyhound per evitare che potessero saltare giù.

 Anche se il gioco d’azzardo era illegale, negli anni ’20 i cinodromi “facevano qualcosa di furtivo” racconta Winning. “Vendevano quote di proprietà dei cani”: i vincitori ottenevano indietro il denaro investito più un “dividendo”. Chi perdeva invece non recuperava “l’investimento”. Altri cinodromi saltavano il sotterfugio corrompendo direttamente le autorità locali.

Nel 1931, con la Grande Depressione che mandava in bancarotta i governi locali, i legislatori della Florida approvarono una legge per legalizzare le scommesse su cani e cavalli, tassandole. Il Governatore Doyle Carlton, un battista fanatico della Bibbia, si oppose alla legge. Trent’anni dopo sostenne che “le parti interessate avrebbero comprato il favore della legislatura” e dichiarò che i sostenitori gli offrirono $ 100.000 per approvare la legge. Ma lui votò contro. I senatori dello stato bypassarono il suo veto, rendendo così la Florida il primo stato americano a legalizzare il gioco d’azzardo sulle corse coi cani e i cavalli.

Una volta approvata la legge, il dog racing prese il volo. In tutto lo stato spuntarono nuovi cinodromi da Tampa (1932) a Orlando e Jacksonville (1935), Pensacola (1947) fino a Key West (1953). Il greyhound racing divenne parte dell’immaginario collettivo della Florida, fatto di sole e divertimento. Mickey Mantle diresse una pubblicità di sigarette a Derby Lane. Campioni di boxe e star del cinema frequentavano i cinodromi. Nel film del 1959 A Hole in the Head si vedono Frank Sinatra e Keenan Wynn scommettere sulle gare al Flagler Kennel Club di Miami.

“Una Dachau per i cani”

La Florida sembra essere un posto assolato pieno di loschi figuri, infatti il giro di denaro che coinvolge il dog racing ne ha attirati parecchi. Winning afferma di aver visto il boss mafioso di Tampa, Santo Trafficante Jr, piazzare le sue puntate a Derby Lane. Altri malavitosi erano più che clienti: secondo Scott Deitche, autore di sette libri sulla mafia, Lucky Luciano e Meyer Lansky avevano degli interessi nei cinodromi del Sud della Florida. Una commissione pubblica sul racing avrebbe dovuto far fuori gli elementi indesiderati. Ma nel 1950 la Commissione Speciale d’Inchiesta sul Crimine Organizzato del Senatore Estes Kefauver scoprì che i mafiosi controllavano la commissione pubblica, fornendo contributi elettorali illegali a politici, compreso l’allora Governatore Fuller Warren. Il coinvolgimento della mafia scatenò voci frequenti su gare truccate in cui i cani venivano sovra alimentati prima di una corsa per rallentarli, o su come venissero legate loro le zampe con degli elastici per alterarne l’abilità di correre, o ancora di come fossero drogati per farli correre più veloce o per rallentarli. Il doping nei cani ha continuato ad essere un problema, soprattutto l’uso di cocaina, che può garantire un aumento della velocità di breve durata. Nel 2017 gli ufficiali di gara revocarono la licenza ad un addestratoreperché 5 dei suoi greyhound che gareggiavano a Derby Lane erano risultati positivi alla cocaina. Mesi dopo un altro addestratore nel nord della Florida venne sospeso dopo che una dozzina dei suoi cani risultò positivo ai test anti doping. Nei tre anni successivi da allora, gli ufficiali statali affermano che i cani di altri 10 addestratori sono risultati positivi alla cocaina.

L’uso di droghe per migliorare le prestazioni dei cani è solo una delle cose che preoccupano gli oppositori dell’industria del greyhound racing. GREY2K, che ha trascorso quasi 20 anni a compilare rapporti sul benessere dei greyhound da corsa, afferma che anche l’industria standard pratica attività equiparabili a maltrattamenti. Quando i cani non gareggiano, per esempio, restano spesso rinchiusi in piccole gabbie stipate in magazzini. Inoltre i cani sono costretti a correre in condizioni che possono causare loro infortuni gravi. Il sito web di GREY2K ha raccolto casi documentati di greyhound che si sono rotti le zampe o la schiena, fratturati il cranio e le vertebre, o addirittura sono rimasti folgorati dal contatto con la lepre meccanica.

Alla nostra richiesta di commentare, la Florida Greyhound Association, un’associazione dell’industria, non ha voluto rispondere.

Il timore più grande riguarda cosa accade ai cani quando non gareggiano.

Nel 1952 sul Greyhound Racing Record si leggeva che solo il 30% dei greyhound allevati per le corse avrebbero davvero gareggiato, lasciando nel dubbio il destino dell’altro 70%. Anche quelli che partecipano alle corse lo fanno solo fino ai 5 anni di età. Negli anni GREY2K ha raccolto storie di greyhound uccisi o venduto a laboratori per la sperimentazione. Tra le prove raccolte di maltrattamenti c’è un caso del 2010 avvenuto in un cinodromo nella città di Ebro, in Florida, dove un addestratore lasciò morire di fame 37 cani dopo la chiusura della stagione delle corse. Risultò colpevole di più di 30 capi d’accusa di maltrattamento animale e venne condannato a 5 anni di prigione.

Probabilmente il caso peggiore risale al 2002: una guardia di sicurezza del cinodromo di Pensacola fu arrestata dopo che le autorità scoprirono una discarica in Alabama dove, per oltre 10 anni, aveva ucciso e seppellito circa 3.000 greyhound. Disse di aver ricevuto $ 10 per uccidere ogni cane, sparando loro in testa quando diventavano troppo vecchi (per correre). Il procuratore definì la discarica “Una Dachau per cani”. L’uomo morì prima di essere processato per le accuse di violenza sugli animali.

 

Fans del greyhound racing che invecchiano

Gli scandali scoppiati hanno ridotto la popolarità del greyhound racing mentre i fan sono stati messi a tacere dai ripetuti casi di maltrattamenti denunciati. Nel frattempo la concorrenza tra le varie strutture e prodotti su cui era possibile giocare d’azzardo (prima i casinò delle tribù Seminole e Miccosukee, poi la Lotteria nazionale della Florida) hanno iniziato a deviare altrove i guadagni. I fedeli appassionati del racing iniziavano ad invecchiare. Nel 2001, quando Steven Sodenbergh scelse Derby Lane per girare una scena del suo Ocean 11 in cui George Clooney e Brad Pitt reclutavano qualcuno per una rapina, il loro obbiettivo era Carl Reiner, allora settantanovenne. Si mescolava alla perfezione tra il pubblico dai capelli brizzolati che assisteva alle corse.

“Ai giovani non piace avere ostacoli alle probabilità di vittoria del cane su cui scommettono” brontola Winning, riferendosi al modo con cui gli scommettitori più appassionati esaminano ogni cane ed i rispettivi dati. “Stanno fissi su quei telefonini” e non hanno pazienza.

Adesso il tipico appassionato di corse è Jim Wickert, 77 anni, ex proprietario di un campo da golf in pensione che dal 2003 si reca a Derby Lane ogni mercoledì e sabato, divertendosi ad indovinare le probabilità di vittoria dei cani in gara. “Mi piace cercare di capirli” racconta. “Non punto molti soldi, ma è eccitante lo stesso quando indovini e loro corrono nel modo che tu avevi previsto”. Ha aggiunto di aver vinto una volta ben $ 10.000 con una corsa. Non è sicuro su dove andrà dopo la chiusura del cinodromo. Nient’altro sembra essere così divertente.

Quando Winning ripensa ai giorni di gloria del racing in Florida, negli anni ’80, gli torna in mente Keefer, il cane che vinse il Distance Classic nel 1986. Circa 12.779 persone vennero a veder correre questa superstar, il pubblico più numeroso nella storia del cinodromo. Oggi a Derby Lane il pubblico del sabato raggiunge al massimo 700 spettatori, conclude Winning.

Articolo originale: 

https://www.nationalgeographic.com/animals/2020/09/greyhound-racing-decline-united-states

@Petlevrieri

Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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