L’equivoco delle corse cosiddette amatoriali
Ciclicamente nel mondo della cinofilia e dei “cultori” dei levrieri riemergono tentativi più o meno dotti di differenziare le corse amatoriali, o cosiddette tali, da quelle commerciali con i levrieri.
Che ci siano differenze sostanziali è indubbio: il greyhound racing commerciale è una vera e propria industria, un sistema che si caratterizza per la presenza di scommesse legali, un sistema di kennel e di piste, organismi di gestione e regolamentazione autonomi, allevamento intensivo, per semplificare. Le corse amatoriali sembrano al confronto momento ludici senza alcun fine di lucro, senza alcuno sfruttamento dei cani, insomma una vera pacchia per i levrieri.
Però non è proprio così: i cultori delle corse amatoriali e quelli delle corse commerciali condividono in realtà molto. In primo luogo una cultura e una visione del levriero come cane “da lavoro” che si divertirebbe a correre. In secondo luogo il fatto di giustificare il proprio divertimento e i propri interesse come se fossero gli interessi e il divertimento dei levrieri.
La mistificazione nasce da una sottile operazione linguistica, la sovrapposizione del concetto di corsa con quello di gara. Che i levrieri amino correre è un’ovvietà, e peraltro non sono gli unici cani che amano correre, ma correre e gareggiare non è la stessa cosa. Gareggiare, che sia per divertimento o per soldi, è una motivazione umana e sono gli umani a costruire contesti in cui i cani gareggiano: piste, campi per il coursing, arene per il combattimento. Gli scopi non hanno niente a che vedere con la felicità dei cani: soldi, divertimento, prestigio sociale sono scopi degli umani, non dei cani.
Ci sono innumerevoli cose che si possono fare con i levrieri e per i levrieri, per renderli felici e per godere della loro felicità: godere di passeggiate insieme nella natura, condividere attività e momenti della vita quotidiana, farli correre in libertà e senza alcun contesto competitivo, per fare solo qualche esempio. Senza raccontare la favola dei levrieri come cani da lavoro. Perché il punto è proprio questo, che i levrieri possono essere semplicemente cani, senza aggiungere alcuna specificazione. E d’altra parte, se avesse senso l’idea che un cane è felice se fa quello per cui l’uomo lo ha selezionato, si dovrebbero organizzare combattimenti tra cani per rendere felici i cani da combattimento. Argomento palesemente ridicolo che rende automaticamente ridicola l’idea che sia giusto far gareggiare i levrieri, a prescindere dalle scommesse.
Massimo Greco