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Irlanda: Il massacro dei greyhound – Articolo inchiesta dell’Irish Sun

11 anni fa nel mese di maggio sul quotidiano Irish Sun apparve un articolo disgustoso che forniva un punto di vista agghiacciante sul destino dei cani nell’industria del greyhound racing irlandese.

Il Sun riportava di come Larry Earle, un individuo di Wexford che per 10 € sparava in testa a greyhound, sbarazzandosi poi dei corpi, dichiarò ai giornalisti:

“Bisogna fare qualcosa quando questi cani invecchiano. Anch’io ne avevo e ogni tanto bisognava sopprimere quelli che non erano più in grado (di vincere). Fa parte della vita”. (Sotto la traduzione dell’articolo integrale).

Due anni dopo il Sunday Times riferiva di come “Larry Earle, un uomo d’affari che offre un servizio di smaltimento delle carcasse degli animali da allevamento nella zona di Wexfort, avrebbe sponsorizzato una gara al cinodromo di Enniscorthy per raccogliere fondi per il club locale di coursing”.

Riferendosi al “servizio di smaltimento di greyhound per gli addestratori”, il Sunday Times aggiunse che

“i proprietari di greyhound avrebbero risparmiato € 50 per ogni cane soppresso da Earle, visto che un veterinario di solito chiede € 60 per tale servizio”.

L’articolo continua:

“In base al Welfare of Greyhounds Act del 2011 è illegale per chiunque non sia un veterinario autorizzato sopprimere un greyhound, ma all’epoca dei fatti l’attività di Earle era ancora consentita”.

Purtroppo le uccisioni continuano con migliaia di greyhound che ogni anno in Irlanda scompaiono nel nulla, presumibilmente soppressi quando giudicati troppo vecchi o lenti per vincere le gare.

Nel 2017 un ex presidente dell’Irish Greyhound Board, l’ente parastatale che gestisce il greyhound racing in Irlanda, durante la trasmissione radiofonica Cork 96 FM, dichiarò che per lui andava bene se migliaia di cani venivano uccisi e che il racing non esisterebbe senza queste soppressioni. Potete ascoltare qui l’intervista:

https://www.facebook.com/banbloodsports/videos/1300540866728135/

In rete un addestratore irlandese ha sottolineato: “

Ho visto sparare ai cani. Deve essere fatto visto che ce ne sono troppi da dare in adozione”.

I greyhound non solo muoiono di una morte orribile dietro le quinte, ma vengono soppressi da veterinari a bordo pista dopo aver subito infortuni dolorosi. Solo negli ultimi quattro anni in Irlanda si sono infortunati 1559 greyhound e 506 sono stati uccisi a bordo pista. Lo scorso anno 353 si sono infortunati e 121 sono morti.

I dati si basano sulle “relazioni” ufficiali relative a incidenti e decessi, ma si teme che il numero effettivo sia molto più alto, in quanto non si tiene conto dei greyhound infortunati in pista e successivamente uccisi altrove.

I greyhound perdono la vita anche nei canili. Le statistiche più recenti mostrano come nel 2017 nei canili irlandesi siano stati soppressi 80 greyhound, portando così il numero di greyhound deceduti in queste strutture negli ultimi 8 anni a 2729. I dati delle autorità locali dicono che nel 2017 sono finiti in canile 215 “greyhound randagi ed indesiderati”, compresi 180 ceduti dai loro proprietari: 20 di questi sono stati adottati, 114 sono stati affidati a rifugi e associazioni animaliste, i restanti 80 non ne sono usciti vivi.

Dal 2001 il dog racing ha ricevuto finanziamenti dallo Stato per circa 250 milioni di euro di denaro dei contribuenti.

La pratica di sopprimere i greyhound indesiderati da parte dei proprietari nel mondo del greyhound racing, ricorrendo al metodo spietato della pistola a proiettile captivo, é una pratica tuttora diffusa sia in UK sia in Irlanda come documentato nel giugno 2019 dal servizio inchiesta mandato in onda da RTE, la radiotelevisione di stato irlandese, dal titolo: Greyhounds Running For Their Lives.
 
Per chi volesse conoscere di più di questo servizio inchiesta può cliccare qui:
 
Ad oggi in UK e Irlanda i greyhound possono essere soppressi per ragioni economiche, cioè semplicemente perché sono un costo che il proprietario non vuole più avere. Spesso sono cani giovani, sani, di bellissimo carattere , ma le loro performance non sono all’altezza delle aspettative di coloro che li sfruttano per soldi o semplicemente hanno terminato la loro carriera, in diversi casi anche fulgida.
 
Tra i modi per sopprimere i greyhound persiste questa pratica barbare e spietata della pistola captiva che viene usata su un cane totalmente cosciente e presente alla violenza e con il rischio, non così basso, che il cane non muoia immediatamente, ma dopo terribile agonia.
 
Molti di loro vedranno i compagni assassinati a sangue freddo e, nel terrore, si renderanno conto che presto sarà il loro turno.
 
Molti non moriranno sul colpo perché un proiettile nel cranio non uccide rapidamente quando colpisce male a causa dell’imperizia o della frettolosa noncuranza di chi spara. In questo caso il cane morirà lentamente e dopo grandi sofferenze.
 
In una delle tante scene scioccanti e strazianti del servizio inchiesta di RTE le telecamere nascoste catturano i momenti in cui quattro greyhound vengono portati al mattatoio “J Styles Knackery” al di fuori di Portlaoise, con regolare licenza da parte del Dipartimento dell’Agricoltura. Qui vengono uccisi con un colpo di pistola in testa e scaricati in un cassonetto. Uno di loro si contorce sul terreno agonizzante dopo essere stato colpito con un singolo proiettile nella parte posteriore della testa, mentre il suo spietato proprietario attende in un veicolo il ritorno del collare usato e sudicio del cane morente. Alcuni addetti di questo mattatoio hanno dichiarato di sparare ai cani, anche in gruppi, senza problemi, per 20 euro a cane.
 
E tutto questo avviene normalmente e alla luce del sole, nonostante le dichiarazione del Ministero dell’Agricoltura circa il fatto che tutto ciò non è permesso, in quanto le licenze per i mattatoi non lo consentono, e il fatto che i cani, compresi i levrieri, sono classificati come animali di categoria 1 e non possono entrare in strutture di categoria 2 (i mattatoi), né vivi né morti. Tante parole da parte del Ministero, ma nessuna azione contro tali reati e siffatta crudeltà. Nessun intervento, tutto alla luce del sole e con tanto di ricevuta rilasciata dal mattatoio.
 
 
Il servizio inchiesta ha sconvolto l’opinione pubblica irlandese e internazionale, portando tantissime prove evidente di quello che il movimento antiracing denuncia da decenni. A seguito del servizio inchiesta di RTE è stata presentata una proposta di legge al parlamento irlandese per vietare la pratica barbara di sopprimere greyhound mediante la pistola captiva o un colpo in testa e renderla un reato penale passibile di una multa fino a 5.000 euro o sei mesi di reclusione per condanna sommaria. La proposta è al momento al vaglio del parlamento.

ARTICOLO DELL’IRISH SUN DEL 2009

Il massacro dei greyhound

Irish Sun, 21 maggio 2009 – Esclusiva di Gary Meneely

L’Irish Sun rivela come il carnefice Larry Earle uccida greyhound indesiderati per conto dei loro addestratori per soli 10 € a cane.

Earle usa una pistola sparachiodi per sparare ai cani ex racer che potrebbero facilmente diventare animali da compagnia o esser affidati a rifugi quando invecchiano o diventano meno competitivi.

Ma l’Irish Sun oggi rivela come i proprietari paghino meno del prezzo di un biglietto di una serata al cinodromo per sbarazzarsi dei loro cani.

Un addetto ai lavori ha spiegato:

“questo è il lato oscuro dello sport di cui nessuno vuole parlare perché molte persone ne sarebbero inorridite”.

Abbiamo aperto un’indagine sull’attività da boia di Earle dopo aver ricevuto una soffiata da un proprietario di greyhound disgustato da questo commercio sanguinoso.

Earle, cinquantenne padre di famiglia, gestisce un mattatoio nel tranquillo villaggio di Camolin, contea di Wexford, come “venditore autorizzato di carne e addetto al recupero di animali morti”.

Ma spesso offre i suoi servizi per sopprimere greyhound che non vincono più le corse. Il nostro reporter gli ha telefonato per prendere accordi. Abbiamo spiegato di avere una coppia di greyhound che volevamo sopprimere perché troppo vecchi per gareggiare ed abbiamo chiesto se poteva occuparsene lui. Ci ha risposto la segretaria:

sì certo, nessun problema. I ragazzi saranno fuori al capannone tutto il giorno, perciò venite pure all’ora che preferite. Sono 10 € a cane”.

Ci ha confermato l’uso della pistola spara chiodi ed ha aggiunto: “gliela puntano alla testa e li uccidono”.

I capi dell’ISPCA (Irish Society for the Prevention of Cruelty to Animals, la Protezione Animali irlandese ndt.) hanno definito l’attività di Earle “sconvolgente”, ma non “necessariamente” illegale.

L’associazione ha detto che non è proibito uccidere un animale, a meno che la morte sia preceduta da sofferenza, ma ha promesso di indagare sull’attività di Earle.

L’ispettore capo Conor Dowling ha dichiarato:

“abbiamo sentito parlare di questo servizio di uccisione in Inghilterra, ma non in Irlanda. È preoccupante ed agghiacciante”.“Una delle conseguenze sfortunate dell’allevamento di greyhound è che un gran numero di cani non ce la fa e spesso sono indesiderati. Poi ci sono quei cani che ce la fanno (a gareggiare), ma presto diventano troppo vecchi per correre. I proprietari dovrebbero dare in adozione i cani indesiderati”.“E’ una sfortuna che alcune persone preferiscano la via d’uscita più facile ed economica”. Ha aggiunto: “Se un cane deve essere soppresso, ma solo per circostanze come una malattia, siamo favorevoli all’eutanasia piuttosto che ad un colpo in testa”.

Secondo l’ISPCA quando i greyhound, che hanno una vita media di 14 anni, raggiungono un’età compresa tra i tre anni e mezzo e i cinque vengono giudicati troppo lenti per gareggiare. Alcuni vengono dati in adozione, ma centinaia scompaiono nel nulla.

L’Irish Greyhound Board ha un fondo istituito per badare agli ex racer, fornendo un servizio di adozione e di kennel-rifugio in cui ospitare i cani ritirati dalle corse.

Ieri l’ente corse ha promesso di aprire un’indagine. Il portavoce Rob Hartnett ha detto: “Si tratta di qualcosa che non era mai stato portato alla nostra attenzione prima d’ora. Abbiamo un ottimo sistema di adozione dei greyhound ex racer ed esortiamo tutti i proprietari a farne uso. La maggior parte di loro ha la massima cura e rispetto verso i propri cani che prestano un grande servizio durante la loro carriera da racer, meritandosi altrettanta attenzione quando si ritirano dalle gare”.

Tuttavia Earle afferma di fare un favore alla società con decine di cani indesiderati in giro.

“Bisogna fare qualcosa quando questi cani invecchiano. Anch’io ne avevo e ogni tanto bisognava sopprimere quelli che non erano più in grado (di vincere). Fa parte della vita” ha detto. “Non so quante migliaia ce ne siano in tutto il paese”. Quando gli è stato chiesto come vengono fatti fuori i cani, ha risposto: “Con una pistola spara chiodi, fine della storia. Poi vengono portati all’impianto di smaltimento. Come per tutte le carcasse animali vanno smaltite bruciandole”.

Earle ha accennato al fatto che ci sarebbero altri allevatori che sparano ai greyhound per denaro:

“Eri con qualcun altro al di fuori di me? Altri? Come siete arrivati a me? Chi vi ha detto di venire?”

In piedi, di fronte alla sua nuova e lussuosa casa appena costruita, Earle si è rifutato di rivelare quanti greyhound uccide ogni anno. Ha affermato:

“Non he ho idea. Ma sicuramente una o due volte a settimana”.

La notte scorsa l’ISPCA ha esortato i volontari ad adottare i greyhound ex racer. Dowling ha insistito:

“Sfortunatamente alcune persone in Irlanda pensano che i greyhound siano spaventosi e non adatti ai bambini. Ma non è vero, sono ottimi animali da compagnia”.

Irish Sun, 21 maggio 2009

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Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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