Intervista a Dolores Ruth – Razldazl Kennels
Ascoltate questa intervista fatte Dolores Ruth, responsabile del famoso Canili Razldazl nella contea di Kildare.
E’ un’intervista che ha lo scopo di portare dare all’attenzione del grande pubblico le esigenze dei trainer e dei proprietari di greyhound racer e dare un’immagine positiva del greyhound racing. Eppure nonostante questo, è impossibile non notare tutti i segnali di maltrattamento e sfruttamento cui i grey sono inevitabilmente condannati in quanto racer. Non solo ma nelle parole dell’intervistata non c’è un minimo cenno al benessere dei cani. Sono semplici macchine che devono rendere molto e che per rendere molto il loro allevamento, mantenimento e sfruttamento devono essere pianificati in maniera sistematica e efficiente.
Nell’intervista Dolores Ruth dice che l’industria delle corse è in difficoltà e che il modello australiano è quello vincente. Questo è un riassunto dell’intervista:
“L’industria delle corse versa in difficoltà, anche a causa della crisi economica generale, ma non possiamo mollare il lavoro. L’unico modo per andare avanti è guardare al modello australiano, con gente che ha la mentalità giusta. Se continuiamo a pensare “la gente non viene più a vedere le corse” non andremo più avanti.
Spero che il piano quinquennale dell’IGB sia un buon piano, perché noi abbiamo bisogno di aiuto immediato. Oggigiorno la realtà cambia in modo molto veloce, tutti abbiamo uno smartphone e la possibilità di accedere a un computer; bisognerebbe che i giovani venissero coinvolti di più e che il sito stesso dell’IGB si aggiornasse, in modo da dare notizie in tempo reale e permettere che si scommetta sui cani.
In Australia ogni sera si corre su 9 piste, da noi su 1 o 2. L’IGB dovrebbe andare in Australia a studiare il loro modello ed esportare quegli aspetti che potrebbero funzionare anche qui, per rinfrescare il sistema, come per esempio le scommesse online, direttamente da casa. In Australia le corse sono un business e anche noi dobbiamo cominciare a ragionare con quest’ottica.
La prima pista australiana in cui sono stata era la “Medals”; ho chiesto al manager alcune informazioni sul mantenimento della pista e mi hanno dato una guida intera, il che è fantastico. La manutenzione delle piste è perfetta, i cani in pratica corrono sempre sulla stessa pista, prima in senso orario poi in senso antiorario, e questa viene sistemata nell’intervallo tra le gare. La superficie è ottima e gli incidenti sono di meno: da noi un cane corre 30-40 gare, da loro la media è 50-60. Tutto è pensato a favore dei cani, come le piste molto larghe.
Finchè non diventeremo più internazionali e non andremo a correre in Australia o loro non verranno qua da noi, non sapremo se sono meglio i nostri cani o i loro. La genealogia australiana ha funzionato bene qui, basta pensare a Top Honcho; adesso in Australia sono a un punto in cui hanno bisogno di un apporto esterno nel breeding.
In Australia le telecamere sulla pista sono posizionate in modo che ogni punto sia sempre visibile e dal punto di vista delle scommesse è ottimo perché si può controllare la posizione di un cane e quello che fa in ogni momento, non come da noi.
Nei kennel è permesso entrare ad una sola persona per ogni cane e ci sono addirittura i sigilli alle gabbie: se vengono rotti prima della gara, la stessa è invalidata. Si ha quindi la sicurezza che i cani non vengano toccati da nessuno, prima della gara. Quando i cani vengono testati sulle droghe vengono chiusi in una gabbia di segregazione per almeno un’ora, in modo che se qualcosa è stato loro somministrato ha il tempo di arrivare ai reni; testano anche i cani in allenamento, se è in vista una finale importante: li testano di martedi e poi il giorno stesso della gara. L’integrità laggiù è incredibile, tutti vengono tutelati, sia chi scommette che il trainer.
Io vorrei solo che le cose migliorassero perché è vero che io sono stata fortunata e ho avuto successo, ma c’è gente che fa fatica a tirare avanti: bisognerebbe aiutare gli allevatori con degli incentivi economici, che permettano loro di dare ai cuccioli il cibo migliore e le vaccinazioni e tutto il resto, e di crescere dei campioni. Al momento un owner prende il 10% del premio se un suo cane vince ma così non funziona perché quell’owner ha già speso dei soldi per avere quel campione. Quando io ho ricevuto il premio sono stata molto contenta del bonus, ma questo non mi ha fatto certo venir voglia di fare un’altra cucciolata. Bisogna incentivare chi comincia, i giovani allevatori. C’è anche un gran bisogno di sponsor, perché persino i premi delle gare sono diminuiti drasticamente. E’ tutta una questione di marketing e pubblicità”.
Video: Dolores Ruth – Razldazl Kennels
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