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Il Report di Greyt Exploitations all’APDAWG. Dati schiaccianti sulla crudeltà del greyhound racing

Pubblichiamo la traduzione del report che Trudy Baker, esponente e fondatrice di Greyt Exploitations, ha presentato alla terza riunione dell’ All Party Parliamentary Dog Advisory Welfare Group, presso il Parlamento inglese. 

http://greytexploitations.com/resources-reports/apdawg-meeting-an-update-on-greyhound-welfare/apdawg-meeting-october-2018/

I dati raccolti e documentati testimoniano in maniera schiacciante come il greyhound racing dipenda e sempre dipenderà dalla crudeltà per i suoi profitti e la sua sussistenza. Ecco alcuni di questi dati relativi al 2017: 

– 12.531 greyhound attivi nell’industria delle corse in UK, la maggior parte provenienti dall’Irlanda, 1497 allevati localmente. 
– l’Irlanda
ha esportato  11.034 greyhound, prevalentemente nel Regno Unito. 
– Di questi 12.531 solo 8094 sarebbero stati registrati per gareggiare nei cinodromi autorizzati dal GBGB.
Dove sono finiti gli altri 4437 greyhound? Nei circuiti indipendenti? Soppressi? Esportati per mercati minori? Venduti per la ricerca medica, la donazione del sangue e la dissezione? Dove? Quanti sono stati veramente adottati? 
I dati pubblicati dalla GBGB non sono dettagliati, né trasparenti. 
– Secondo i dati in evidente difetto della GBGB almeno 1013 greyhound sono stati uccisi, 1013 creature senzienti le cui vite sono state stroncate in modo crudele e precoce.
5735 cani non hanno finito la corsa o sono arrivati al traguardo in ritardo a causa di un infortunio. Che fine hanno fatto? 
– In media 13 greyhound infortunati ogni giorno. 
590 greyhound, almeno 11 a settimana, uccisi in seguito ad un infortunio.
7706 greyhound registrati abbiano lasciato l’industria. Che fine hanno fatto? 
270 greyhound soppressi perché “giudicati inadatti all’adozione”. 
Le strutture delle addestratori non rispettano i requisiti minimi di benessere per essere riconosciute dall’UKAS. 
I veicoli degli addestratori non rispettano la normativa, e spesso sono sprovvisti di aria condizionata,
– Nei cinodromi si disputano gare anche quando le le temperature raggiungono i 30°C.
– Si disputano gare anche in presenza di spettacoli pirotecnici pubblici, che sono fonte di grande stress per i cani esponendoli esponenzialmente a rischio di infortuni e di traumi. 

Di seguito la traduzione. 

RIUNIONE DEL AL PARTY PARLIAMENTARY DOG ADVISORY WELFARE GROUP 2018

Martedì 30 ottobre Greyt Exploitations è stata invitata a partecipare e parlare alla terza riunione del 2018 dell’APDAWG.
Questa è la trascrizione del nostro discorso, assieme alle diapositive mostrate con una presentazione in power point.

“Salve a tutti e grazie a Marc e all’APDAWG per aver ospitato questo evento importante e per averci invitato a parlare per conto dei greyhound.

Mi chiamo Trudy Baker, sono una sostenitrice dei diritti dei greyhound da 17 anni ed ho fondato Greyt Exploitations 10 anni fa. Negli ultimi 18 anni ho anche goduto della compagnia di 8 greyhound rescue.

Greyt Exploitations si è sempre battuta per vietare il dog racing perché crediamo che, anche se tutti i greyhound superflui trovassero una casa, l’industria dipenderebbe ancora da pratiche crudeli innate per il suo profitto, come l’uccisione dei cani che non rispettano le aspettative o non ce la fanno a vincere in piste progettate per essere pericolose.

Questa sera metteremo in dubbio i dati del GBGB e confuteremo i tentativi dell’industria di concepire i greyhound come oggetti inanimati senza volto in termini di statistiche e percentuali. La morte di 1013 greyhound non dovrebbe essere rappresentata con un 13,68%, ma come 1013 creature senzienti le cui vite sono state stroncate in modo crudele e precoce.

Fin dal 2007 sono state fatte molte richieste all’industria affinché pubblicasse i dati sugli infortuni, ma ogni volta ha ignorato queste raccomandazioni, evitando ripetutamente di essere disponibile e trasparente.

Tuttavia con l’approvazione del Greyhound Welfare Regulations nel 2010 è entrato in vigore l’obbligo da parte di ogni cinodromo di registrare e pubblicare i dati sugli infortuni, ma nonostante il GBGB abbia assicurato più volte che le strutture rispettano le regole, l’industria non ha reso pubblico alcun dato.

Ci sono voluti altri 5 anni, quando nel 2015 durante la revisione del Regolamento, è stato raggiunto un accordo formale tra il Ministero dell’Ambiente e il GBGB. Si è deciso che il “GBGB si sarebbe impegnato a pubblicare annualmente i dati statistici sui greyhound infortunati o soppressi nei cinodromi autorizzati dallo stesso GBGB e che questi dati sarebbero stati presentati sotto forma di percentuale in base al totale dei greyhound che gareggiano ogni anno. Il GBGB inizierà a pubblicare i dati relativi al 2017 nei primi mesi del 2018.”


Il 14 marzo di quest’anno il GBGB ha pubblicato i dati che, ad un esame superficiale, appaiono rispettare l’accordo. Tuttavia, come si può notare in un’intervista televisiva svoltasi quello stesso giorno, quando a Mark Bird fu chiesto come si sentiva in merito ai dati che aveva ricevuto, rispose che “Se i dati fossero stati raccolti in quel modo, cioè con previsioni sbagliate, allora non saremmo qui ora a parlarne”.

Dati sugli infortuni 
Nel 2016 la Racecourse Promoters Association (Associazione dei Promoter delle Corse) ha presentato i dati sull’eutanasia a bordo pista alla Commissione d’Inchiesta del Ministero dell’Ambiente, stimando una media di decessi annui pari a 431 greyhound.


Tre anni dopo i dati forniti dal GBGB rivelano una storia ben diversa con un tasso di mortalità in pista diminuito a 257, e nonostante questo calo questo dato rappresenta ben 25 cinodromi, 3 in più rispetto a quelli esaminati dalla Commissione del Ministero dell’Ambiente.
C’è da chiedersi perché queste tragiche fatalità siano calate così rapidamente, mentre le percentuali relative ad infortuni a garretti e polsi sono quasi raddoppiate.

Potrebbe essere che di fronte all’obbligo di pubblicare i tassi di mortalità l’industria abbia preso provvedimenti per curare più greyhound infortunati, o semplicemente significa che sono stati soppressi a bordo pista meno cani, uccisi poi altrove e con metodi sconosciuti, cosa molto preoccupante.

I dati raccolti da Greyt Exploitations dai commenti dell’industria sulle gare durante il 2017 mostrano come ben 5735 cani non abbiano finito la corsa o siano arrivati al traguardo in ritardo a causa di un infortunio, ben 898 in più rispetto a quanto dichiarato dal GBGB.
Comunque, anche se i dati del GBGB fossero attendibili, è sconvolgente che in media si siano infortunati 13 greyhound ogni giorno (con una media di più di due incidenti ad incontro della durata di due ore, come questa riunione), ma ancora più terribile è il fatto che 590 greyhound, almeno 11 a settimana, siano stati uccisi in seguito ad un infortunio.


I dati sui ritiri dalle gare 
L’accordo formale afferma anche che il “GBGB pubblicherà annualmente le statistiche riassuntive del numero di greyhound registrati dall’ente stesso che hanno smesso di gareggiare ogni anno (e con quale modalità). Il GBGB inizierà a pubblicare i dati relativi al 2017 nei primi mesi del 2018”.

I dati sui greyhound ritirati dalle corse provengono dai moduli verdi sui ritiri del GBGB.
Crediamo che la pubblicazione prematura dei dati relativi ai ritiri dalle corse nel mese di marzo, quando il GBGB potrebbe non aver ancora ricevuto tutti i moduli relativi al 2017, renderebbe la stima incompleta e l’accuratezza delle informazioni sarebbe discutibile.
E qui possiamo vedere una pubblicazione dell’industria che chiede la restituzione del modulo sui ritiri se, in base ai dati in possesso dell’ente stesso, un cane non ha gareggiato per sei mesi.



La ricerca di Greyt Exploitations mostra come nel 2017 almeno 7706 greyhound registrati abbiano lasciato l’industria, 302 in più rispetto ai dati del GBGB.

Dove sono questi 302 greyhound?

Cosa altrettanto importante è che l’accordo formale stabilisce che il GBGB dovrebbe pubblicare con quale modalità i cani abbandonano le corse.
Nella sezione C del modulo di ritiro c’è una serie di opzioni tra cui il proprietario / l’addestratore può scegliere per giustificare il ritiro.

Tra queste opzioni si legge:

  • come animale da compagnia,
  • per la riproduzione,
  • per il circuito indipendente,
  • per gareggiare all’estero ed
  • infine per altri usi, che include sia la ricerca che la dissezione.

Chiaramente i dati pubblicati dal GBGB non contengono nessun greyhound che abbia lasciato l’industria con queste modalità e ci chiediamo dove siano questi dati e ancora se il GBGB abbia nuovamente infranto l’accordo formale.

Se tuttavia i 1129 greyhound indicati come “ritirati” includono le modalità scritte nella sezione C allora questi greyhound dovrebbero essere elencati separatamente e ovviamente non come “ritirati” o “dati in adozione”.

Tia Rescue, un’associazione indipendente che si occupa della salvaguardia dei greyhound, ci ha informato di aver preso in custodia ogni anno in media 89 greyhound provenienti da cinodromi indipendenti, per cui c’è chiaramente il rischio per centinaia di greyhound che lasciano l’industria di finire a correre in cinodromi indipendenti.

Perché questi non risultano?

È terribile anche il fatto che l’industria abbia ritenuto opportuno far sopprimere 270 greyhound “giudicati inadatti all’adozione”. Tia Rescue ha aperto recentemente un nuovo reparto del suo rifugio per ospitare fino a 46 greyhound che richiederanno una lunga riabilitazione o cure specialistiche a vita a causa dei traumi e delle condizioni in cui sono stati costretti a vivere da racer. Se un’associazione di volontariato è in grado di fornire questa assistenza, perché non può farlo un’industria multi milionaria?

Le strutture degli addestratori 
Il GBGB ha concordato di sviluppare una Publicly Available Specification (PAS) (Specifica Disponibile Pubblicamente) in coordinamento con il BSI e per ottenere l’accreditamento UKAS (UK’s National Accreditation Body) delle strutture degli addestratori entro dicembre 2017.


Nonostante il PAS, con i suoi standard minimi di base, sia entrato in vigore a dicembre 2017, l’UKAS ha confermato che non ci sono state estensioni nell’ambito dell’accreditamento per includere le strutture degli addestratori; questo rappresenta un’altra violazione dell’accordo da parte del GBGB.

In generale
In netta contrapposizione gli standard dell’industria dell’ippica sono notevolmente superiori in quanto non solo pubblicano i dati relativi ad un infortunio il giorno stesso attraverso il Racing Post, ma la British Horseracing Authority elenca tutti i cavalli deceduti su un database centrale consultabile pubblicamente.


Secondo il Greyhound Star l’Irlanda avrebbe esportato nel 2017 11.034 greyhound, prevalentemente nel Regno Unito, e ci sarebbero stati 1497 greyhound allevati, per un totale di 12531 cani nello stesso anno, di cui solo 8094 sarebbero stati registrati per gareggiare nei cinodromi autorizzati dal GBGB.

Questo suggerisce ancora che migliaia di greyhound sarebbero scomparsi nel nulla, dove sono questi 4437 greyhound?

Nonostante il GBGB dichiari che i loro dati sono stati verificati in modo indipendente da una terza parte, i loro contabili, il Sig. Bird ha affermato all’RPGTV che solo “alcuni dei cinodromi sarebbero stati esaminati in modo accurato per avere la certezza di una correlazione”. Quindi sembra che non sia stato fatto un controllo completo di tutti i cinodromi. L’unico modo per garantire l’accuratezza è che il GBGB crei un database centralizzato che registri tutto quello che accade ad ogni greyhound allevato per le corse su suolo inglese una volta che viene giudicato inadatto come prodotto da gioco d’azzardo, e rendere questo database accessibile a tutti per un controllo pubblico.

Se il GBGB si è davvero impegnato a migliorare il benessere dei greyhound come afferma, non dovrebbe temere la consultazione pubblica ed applicherebbe immediatamente le normative previste a tutti i veicoli degli addestratori che dovrebbero essere provvisti di aria condizionata, interromperebbe le gare quando le temperature raggiungono i 30°C, come raccomandato alla Società dei Veterinari di Greyhound all’inizio di quest’anno, e infine sospenderebbe le gare in caso di spettacoli pirotecnici pubblici.
Il greyhound racing dipenderà sempre dalla crudeltà per i suoi profitti. È tempo di eliminarlo gradualmente e vietarlo in tutto il paese, piuttosto che continuare a sperperare denaro con progetti per migliorare il benessere animale che servono solo a mascherare la sofferenza e la morte di migliaia di cani in gabbia e sulle piste.

CONCLUSIONI
l’autoregolamentazione non ha mai funzionato e mai lo farà
i dati pubblicati non sono dettagliati e quindi non sono trasparenti
il GBGB non ha onorato completamente l’accordo con il Ministero dell’Ambiente
– Anno dopo anno abbiamo assistito a tentativi di riformare e a vane promesse al caro prezzo delle vite di migliaia di greyhound
Il greyhound racing dipenderà sempre dalla crudeltà per i suoi profitti e sussistenza.
Eliminare gradualmente il greyhound racing per arrivare al divieto in tutto il paese.

I greyhound sono compagni di vita come qualsiasi altra razza canina di cui ci prendiamo cura nelle nostre case, ma l’industria li uccide a migliaia.
Grazie!

Trudy Baker

©Petlevrieri

Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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