Crisi dell’esportazioni di greyhound dall’Irlanda al Regno Unito causa Brexit e Covid-19
Brexit e Covid-19 stanno mettendo seriamente in crisi le esportazioni di greyhound dall’Irlanda al Regno Unito, destinati all’allevamento e all’immissione diretta nei campionati del racing inglese.
Ci auguriamo che questa crisi possa contribuire in maniera decisiva a infliggere colpi mortali al greyhound racing irlandese.
Nel breve e medio termine però questa crisi potrebbe aumentare in maniera esponenziale il numero di greyhound che verranno scartati dai trainer e rischieranno dunque di essere soppressi.
I rifugi indipendenti e antiracing con cui collaboriamo stanno già registrando un forte incremento di richieste di prendere greyhound da parte dei trainer. Greyhound che se non vengono salvati dai rifugi rischiano inevitabilmente di essere soppressi.
Riportiamo di seguito la traduzione dell’articolo pubblicato sul portale Greyhound Star sull’argomento.
IN CRISI LE IMPORTAZIONI DI GREYHOUND
15/01/2021
Secondo Floyd Amphlett nelle prossime settimane e mesi la combinazione di Covid e Brexit minacciano di creare grossi problemi al greyhound racing britannico.
Michael Flynn è uno dei sei trasportatori di greyhound che lo scorso anno ha traghettato più di 6.000 cani da corsa dall’Irlanda alla Gran Bretagna. Non si reca nel Regno Unito dal 20 dicembre e non ha in programma di farlo nell’immediato futuro. Ha detto:
“Abbiamo avuto una fine dell’anno piuttosto impegnativa. Credo che gli addestratori fossero preparati a questo. Ma poi più niente. Il primo problema è il Covid. Mio padre è seriamente malato e non posso permettermi di prenderlo anch’io vista la diffusione in Inghilterra”. “Ma a prescindere da quello non sono pronto alla Brexit. Il mio furgone è approvato dalle autorità irlandesi, ma non lo è in Gran Bretagna. Dovrò ottenere l’autorizzazione dal Ministero dell’Ambiente e dal Dipartimento dell’Agricoltura”.
“Al momento la mia settimana lavorativa inizia il lunedì con il recupero di tutti i passaporti dei cani da far approvare entro sera. Il martedì vado a prendere i cani da Waterford fino a Portloaise. Il martedì sera prendo il traghetto, una volta sbarcato faccio le mie fermate per poi riprendere il traghetto il mercoledì sera e rientrare a casa attorno alle 3 di giovedì mattina”.
“D’ora in avanti dovrò iniziare ad usare gli agenti doganali al termine di ogni traversata, le tasse ammontano a € 50 a cane, e le scartoffie sono terribili. Imparerò strada facendo. Ma la situazione è destinata a peggiorare. Dal 1° luglio avrò bisogno di un numero EORI (Economic Operator Registration and Identification è un codice univoco di registrazione e identificazione dell’operatore economico, assegnato dalla Comunità Economica Europea, da utilizzare nei rapporti con le autorità doganali europee ndt.) e quando arriverò nel Regno Unito saremo scortati in un capannone a Fishguard (cittadina sulla costa sud occidentale del Galles ndt.) ,dove la Dogana esaminerà i documenti e farà una valutazione dei cani; il costo di questa operazione sarà maggiorato di IVA”.
“Diventerà un lavoro da 6/7 giorni la settimana e vi lascio immaginare il futuro. Oggi parlavo con Pat Hehir che è il più anziano ed esperto di noi e mi diceva che sta considerando se ne valga la pena continuare con questo lavoro”.
“Da quanto ne so dei trasportatori solo Lenny McKinnie si è recato in Inghilterra dall’entrata in vigore della Brexit. C’è stato due volte, per un totale di 48 cani e veniva dall’Irlanda del Nord. Gli altri non hanno viaggiato”.
“C’è già del lavoro arretrato, incluso qualcuno che deve tornare in Irlanda. Ho sempre trasportato i cani di Seamus Cahill, e lui ne ha uno che ho dovuto mettere in attesa. Lo stesso è capitato con un altro cane dei trainer di Monmore che ne stanno aspettando altri.
“Vedo già che sarà un problema per molto tempo e farà scappare un po’ di persone da questo lato del mare. Penso che dovranno fare più affidamento sugli allevamenti inglesi”.
©Petlevrieri
Articolo originale
GREYHOUND IMPORT CRISIS
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