Discorso di Christine Dorchak, presidente di GREY2K USA Worldwide, alla Conferenza internazionale “Freedom for Greyhounds – Close the Canidrome and all Race Tracks Worldwide”, Milano
Pubblichiamo di seguito la traduzione del videodiscorso che Christine Dorchak, presidente e consigliere Affari Generali di GREY2K USA Worldwide, nonché autorevole esponente mondiale dell’antiracing, ha pronunciato alla Conferenza internazionale “Freedom for Greyhounds – Close the Canidrome and all Race Tracks Worldwide”, organizzata da Pet Levrieri Onlus, il 24 settembre us.
Un’analisi lucida e chiara del progressi e delle conquiste del movimento antiracing e del lento, graduale e inesorabile declino del greyhound racing, un’industria ormai condannata a morire perché intrinsecamente crudele, inaccettabile da un punto di vista etico e non più redditizia. Da leggere e ascoltare.
La lotta per la fine del Greyhound Racing negli Usa e il ruolo internazionale di GREY2K USA Worldwide
Salve a tutti e complimenti per esservi riuniti per lavorare per i greyhound!
Mi dispiace di non poter esser con voi a questo raduno importantissimo. A nome di GREY2K USA Worldwide vorrei ringraziare ognuno di voi per il grande lavoro che state facendo per salvare i greyhound. L’impegno nel salvare vite di Stefania e Massimo in Italia, Marion in Irlanda ed Ines in Argentina assieme al sostegno di Trudy, James ed Aileen nel Regno Unito ed ovviamente Albano a Macao meritano un applauso da tutti noi.
La verità è che in tutto il mondo il greyhound racing è un’industria morente, ma continua a causare un sacco di crudeltà e maltrattamenti ogni giorno. Quando è stata inventata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1919, non si sapeva che migliaia e migliaia di cani avrebbero sofferto e sarebbero morti inutilmente. Non si conservavano i documenti relativi agli incidenti in pista o ai decessi, e il pubblico non poteva sapere che fine attendeva i cani da corsa.
Ma adesso sappiamo la verità. Proprio questa settimana è stato scoperto che nel 2015 più di 500 greyhound sono stati uccisi nell’Australia del Sud. Secondo i dossier del governo accessibili a tutti, gli infortuni più comuni riguardano le fratture di collo e schiena, lussazioni, strappi muscolari e paralisi. Ci sono stati anche casi di folgorazione. Alcuni cani sono morti mentre correvano, altri sono stati soppressi a causa della gravità delle ferite subite, o semplicemente perché non valevano più abbastanza come racer.
Negli Stati uniti, i rapporti mostrano come dal 2008 siano stati registrati più di 12.000 incidenti in cui un cane su dodici è poi morto. Nel frattempo nel Nuovo Galles del Sud una relazione del governo appena resa pubblica mostra come negli ultimi 12 anni sarebbero stati uccisi il 70% dei cani da corsa allevati, tra cuccioli e racer mancati. Al Canidrome di Macao, l’unico cinodromo legale in Cina, i greyhound non ricevono quasi nessuna assistenza veterinaria e vengono uccisi sistematicamente al ritmo di 30 al mese. Poiché non esiste alcun programma di adozioni, nessun cane ne esce vivo.
In Gran Bretagna, Messico e Nuova Zelanda i dati non sono ancora stati divulgati pubblicamente, per cui il numero di incidenti e morti resta un secreto dell’industria.
La buona notizia è che il declino del greyhound racing va avanti da anni.
Tra il 2001 e il 2014 il giro d’affari delle scommesse nel racing americano è calato del 70%. Inoltre il numero dei cinodromi si è ridotto di un terzo.
Nel Regno Unito l’ultimo cinodromo londinese ha annunciato la sua chiusura e, come è accaduto a molti altri prima, sarà riconvertito in abitazioni e attività commerciali. Tutto questo in seguito al calo del 58% del giro di scommesse sui cani iniziato nel 2000.
In Irlanda negli ultimi 7 anni le perdite nel business del gioco d’azzardo superano il 50%, e l’autorità di regolamentazione attualmente ha maturato debiti e perdite per oltre 30 milioni di euro.
Nel 2015 il cinodromo di Macau ha registrato un calo dei profitti dell’82% e, come per i cinodromi in Irlanda, sopravvive solo grazie agli aiuti pubblici che includono agevolazioni fiscali. Nel 2009 la Jamaica si è rifiutata di legalizzare il dog racing e il Sud Africa ha seguito il suo esempio nel 2010, adducendo entrambi motivazioni dovute a problemi economici e umani associati a questa attività. La tendenza è decisamente a favore dei greyhound, in seguito alla crescente preoccupazione generale per la tutela dei cani che supera qualsiasi confine nazionale e culturale.
Per concludere vi invito a continuare a lottare.
Siete l’unica possibilità che hanno questi poveri cani che attendono proprio noi per esser salvati.
Christine Dorchak President and General Counsel GREY2K USA Worldwide
© Riproduzione riservata
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