L’industria delle corse come sistema di sfruttamento dei greyhound finalizzato al profitto.
Spesso ci chiedono cosa sia l’industria delle corse, il cosiddetto “greyhound racing”, che cosa la caratterizzi e perché sia un sistema intrinsecamente crudele.
Ebbene l’industria delle corse è un sistema di sfruttamento dei greyhound finalizzato al profitto.
Le corse commerciali con i greyhound, o industria delle corse, esistono al momento in otto paesi del mondo: Usa, Irlanda, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Vietnam e Macao.
Come evidenziato da GREY2K USA Worldwide (grey2kusa.org/action/worldwide) le corse commerciali con i greyhound sono tipicamente caratterizzate per la presenza dei seguenti aspetti:
- un’autorità di regolamentazione,
- gioco d’azzardo autorizzato dallo Stato,
- un sistema industriale di allevamento,
- un sistema di identificazione dei greyhound attraverso tatuaggio,
- un sistema organizzato di kennel,
- una rete di cinodromi.
Queste caratteristiche non sono slegate tra loro, ma vanno viste come parte di un sistema, in cui ciascuna assume una funzione in relazione al funzionamento dell’industria nel suo insieme.
Vediamo qual è la funzione di ciascuna di esse.
Autorità di regolamentazione
La funzione principale dell’autorità di regolamentazione è quella di gestire l’industria in maniera autoregolata, cioè in maniera indipendente, o parzialmente indipendente, dallo Stato. Questo consente, per esempio, di avere un sistema di controlli e di sanzioni per chi viola le regole di cui, entro certi limiti che dipendono da paese a paese, è responsabile la stessa industria.
Questo sistema, in cui controllori e controllati coincidono, permette all’industria di avere, per esempio, regole per il benessere dei cani e per la punizione dei casi di doping o di violazione delle norme, peraltro minime, più morbide e tolleranti di quanto sarebbe possibile se il controllo fosse esterno. Consente spesso inoltre di mantenere riservati, se non segreti, i dati reali circa il numero di cani nati, di quelli venduti all’estero, di quelli feriti in pista, di quelli soppressi a seguito di infortuni. Non a caso uno dei punti di maggior resistenza al cambiamento da parte dell’industria è l’accettazione di un sistema di controllo esterno, equo e imparziale, sul suo operato e su quello dei suoi membri.
Tra le funzioni di questo organismo, vi sono quelle di garantire la comunicazione verso l’esterno e un marketing in grado di promuovere l’industria e di curarne l’immagine rendendola presentabile. Un esempio di attività di promozione è costituito dalle iniziative dell’industria irlandese nelle scuole per avvicinare bambini e adolescenti alle corse.
Fondamentale per garantire un’immagine esterna, soprattutto nei paesi in cui è più sentito dall’opinione pubblica il problema del benessere animale, è l’organizzazione di un sistema di adozioni che permetta di smaltire una parte del surplus di cani che non servono all’industria in maniera socialmente accettabile. Una parte dei cani che non servono più viene usata per coprire le migliaia di cani soppressi ogni anno, alimentando il mito che l’industria sia uno sport in cui i cani sono atleti che a fine carriera vengono ritirati, retired, pensionati, e dunque vanno a fare la bella vita. Il numero di cani che vengono dati in adozione dal programma dell’industria in questo modo varia da paese a paese, in Irlanda secondo l’associazione che riunisce i rescue sono stati 444 nel 2015 e 517 nel 2016 (le cifre si riferiscono alle adozioni dirette), a fronte di circa 18.000 nuovi cuccioli ogni anno. Grazie a questo sistema alcuni trainer si liberano da greyhound ormai diventati un costo puro e fanno spazio nei loro kennel a nuovi esemplari produttori di ricavi, e si presentano all’opinione pubblica come rispettosi dei cani.
Un ulteriore pratica di marketing consiste nel qualificare come sport un’attività finalizzata al profitto in cui i protagonisti, i cani, sono soggetti passivi. L’industria pensa di giustificare gli infortuni e le morti in pista equiparando le corse agli sport umani pericolosi. La differenza è che un uomo che decide di fare parapendio e si schianta è consapevole, un greyhound non può scegliere ed è l’unico a rischiare la vita. Il greyhound racing commerciale non è uno sport ma un’attività finalizzata a ottenere profitto a spese dei cani.
Gioco d’azzardo autorizzato dallo Stato
Il greyhound racing commerciale è basato su un sistema di scommesse autorizzato dallo Stato e questo è necessario per due motivi: il primo è quello di evitare, per quanto possibile, che il movimento di denaro generato dalle scommesse alimenti organizzazioni criminali, il secondo è quello di garantire allo Stato un’entrata. Peraltro il declino delle scommesse ha drasticamente ridotto il contributo dell’industria alle entrate statali.
Sistema industriale di allevamento
L’allevamento in scala industriale ha il compito di fornire all’industria gli strumenti fondamentali per la sua esistenza, i greyhound.
Le cucciolate, ottenute attraverso l’inseminazione artificiale, vengono pianificate in modo da produrre cani il più possibile adatti alla corsa in pista. Alcune caratteristiche morfologiche e comportamentali dei greyhound prodotti dall’industria sono diverse da quelle dei greyhound che non sono allevati per la corsa.
Il sistema di produzione industriale delle cucciolate è connaturato al fenomeno chiamato overbreeding. Con questo termine si intende la produzione sistematica di un numero di cuccioli superiore a quello che potrà essere impiegato nelle corse. L’overbreeding è necessario nell’industria delle corse perché è il sistema meno costoso per avere cani competitivi in grado di garantire guadagni adeguati e superiori ai costi. Producendo molti più cani del necessario aumenta la possibilità di selezionare cani che possono vincere premi e avere un valore commerciale.
D’altra parte il sistema funziona perché i cani in sovrappiù che rappresentano un costo possono essere eliminati con facilità: troppi per essere adottati e troppi per essere nutriti e curati a vita dai proprietari.
L’industria prevede la possibilità di sopprimere i cani con l’eutanasia per motivi economici e questo non impedisce, inoltre, che molti greyhound inutili per l’industria scompaiano in modi molto meno raffinati. In Irlanda, almeno 10.000 greyhound sono unaccounted ogni anno, cioè sono cani scomparsi nel nulla; in Australia un’inchiesta governativa nel Queensland ha dimostrato che dal 2003 al 2013 l’industria ha prodotto un surplus di 7263 cani che sono dichiarati “unaccounted for”, cioè scomparsi; in UK nel 2006 si è scoperto che una sola persona di nome David Smith aveva ucciso con la pistola captativa circa 10.000 greyhound, poi sepolti in un suo terreno, e questo per 10 £ a cane.
Sistema di identificazione attraverso tatuaggio
L’identificazione con tatuaggio e non con microchip consente all’industria di avere un sistema autonomo di registrazione dei cani, anzi delle cucciolate, e dunque di separare i suoi cani dalle banche dati ufficiali. Consente inoltre di liberarsi di alcuni cani con facilità, semplicemente non tatuandoli.
Sistema organizzato di kennel
Una volta prodotti in grande numero, i greyhound devono essere selezionati e preparati per la pista. Il sistema dei kennel consente ai trainer di scartare i cani che si mostrano non adeguati e di allenare quelli ritenuti validi per le corse in piste.
Correre in pista non è naturale per i greyhound e richiede uno specifico training che ne accentua i comportamenti predatori e competitivi.
Il tempo di vita dei cani è scandito dall’alternanza di allenamento e stazionamento nei box; i cani spesso indossano la museruola anche quando non si allenano.
Rete di cinodromi (piste per le corse)
Ovviamente, per far correre i cani sono necessarie piste specificatamente attrezzate, i cinodromi, e regolamentate, che possono essere di proprietà privata o di proprietà della stessa autorità di regolamentazione. I cinodromi contengono kennel per i cani, laboratorio veterinario e frigorifero per l’eutanasia e la gestione dei cani soppressi, spazi attrezzati per la ristorazione. È possibile in alcuni casi scommettere anche su gare che si svolgono altrove mentre in altri casi, nelle piste di proprietà degli allibratori, le gare vengono trasmesse via internet e le scommesse vengono gestite da remoto.
Conclusioni
Abbiamo detto che questi elementi costituiscono un sistema in cui ciascuno ha una funzione precisa e influisce sugli altri e sul risultato generale. Per esempio, senza overbreeding non sarebbero possibili né l’allevamento/allenamento selettivo operato nei kennel, né la ricerca del campione in grado di far guadagnare molto denaro.
Ancora, senza una regolamentazione separata per i cani dell’industria non sarebbe possibile risparmiare sui costi: se i greyhound fossero riconosciuti pienamente come pet non sarebbe possibile sopprimerli in grandi quantità e con pratiche al di là delle leggi di protezione. Non a caso l’industria non promuove i greyhound in generale come pet, ma quelli a fine carriera, e non tutti, alimentando il mito dell’atleta che si gode la pensione.
Ma la conclusione più importante che possiamo trarre da questa breve analisi è che le corse commerciali con i greyhound, o greyhound racing industry, sono un sistema intrinsecamente organizzato per guadagnare sfruttando i cani. Un sistema in cui ogni riforma di alcuni aspetti non può comunque modificare la sostanza: senza overbreeding non c’è industria e c’è overbreeding perché i cani sono strumenti non pet, e i cani non sono pet perché l’industria sfugge alle regole valide per i pet; senza un sistema di kennel non ci sono cani adatti per correre, e via dicendo. E dal momento che alla base di tutto c’è una legislazione dello stato che lo permette, la via per la salvezza dei greyhound passa per leggi dello stato che rendano l’industria delle corse illegale.
@Massimo Greco
@Pet levrieri