Greyhound: Irlanda – Sud America solo andata.
Cosa c’entrano Motorway Mayhem, greyhound nato a giugno 2013 in Irlanda, e Dundrum Laura, greyhound nata in Irlanda a febbraio del 2010, con l’Argentina?
Semplice, i loro cuccioli sono in vendita in Argentina presso il Kennel Club Victoria in Argentina.
La funzione di questi cuccioli non è certo quella di allietare con la loro compagnia le case di qualche amante dei greyhound come pet, ma quella di essere venduti ai galgueros di Cile, Uruguay, Brasile e Argentina, come esplicitamente dichiarato nella pagina facebook del kennel.
In questo pagina si dichiara anche di importare oltre che dall’Irlanda anche dalla Gran Bretagna e dall’Europa, presumiamo dalla Spagna.
Nella stessa pagina troviamo video “didattici” su come addestrare i greyhound provenienti da kennel irlandesi come il Razldazl di Dolores Ruth, e immagini che documentano una recente visita presso il kennel della famiglia Matthew, sempre in Irlanda.
Ci sono anche altre foto che mostrano, per esempio, un bel viaggio in Irlanda presso il Drumcrow kennel.
Ci sentiamo di fare alcune considerazioni a proposito di questo.
La prima è che questa è l’ennesima conferma che l’Irlanda è il principale paese esportatore non soltanto di greyhound da corsa ma anche di know how.
La seconda è che l’industria irlandese vende greyhound a un kennel che si trova in un paese in cui le corse sono vietate. Da qui i cani prendono la strada di altri paesi in cui la condizione dei greyhound e dei galgo non è certo idilliaca.
Il Sud America è lontano dall’Irlanda, ma non abbastanza per evitare che i greyhound irlandesi finiscano qui la loro vita, e questo è vero anche per il Pakistan, per la Cina, per il Vietnam, per non parlare della Spagna. Paesi in cui le leggi di protezione sono inesistenti o in cui, come nel caso della Spagna, ogni anno decine di migliaia di galgo vengono abbandonati e uccisi.
È venuto il tempo di porre fine a questo scempio che ha inizio in Irlanda, è venuta l’ora di proibire l’esportazione dei greyhound irlandesi verso tutti i paesi in cui non esistano condizioni di benessere e leggi di protezione adeguate.
È venuto il tempo di applicare l’articolo 36 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che consente di vietare le esportazioni per motivi di tutela della salute e della vita degli animali.
©Massimo Greco