Vicini, ma non troppo! Punti di vista a confronto.
Chi adotta un cane e già convive con un animale domestico, godrà di una doppia gioia, accompagnata, tuttavia, da una doppia (o tripla…) responsabilità.
Che cosa succede quando arriva un altro animale in casa?
Si tende a essere più accomodanti col nuovo arrivato, soprattutto se proviene da una situazione spiacevole o dolorosa. Si concederà di più, gli si accorderanno presto abitudini che il “vecchio di casa” si è guadagnato con sudore e fatica. Risorse che erano ad esclusiva disposizione del nostro amico ora diventano improvvisamente risorse condivise… con uno sconosciuto!
Ci siamo mai chiesti come questo venga percepito e tradotto dal nostro animale già presente nella nostra vita?
Cambiamo punto di vista. Osserviamo la situazione con i suoi occhi. Questi potrebbero essere i suoi pensieri: “Dunque, lo sconosciuto può immediatamente salire sul divano, sul letto, avere tutte le attenzioni e coccole del mio gruppo sociale. Può rubare il cuscinone che preferisce, tra cui anche il mio cuscinone, quello che ha il mio odore, e può bere dalla mia ciotola… Sì, avete capito bene, proprio dalla mia ciotola. Sembra che il mio ruolo qui sia in discussione, dovrò arrangiarmi da solo e chiarire qualche questione prima di subito!”.
Una situazione simile potrebbe far emergere delle problematiche gestionali e dei conflitti all’interno del gruppo. Anche se i cani (e gli animali, in generale) sono molto bravi a gestire da soli queste tensioni senza particolari conseguenze, in questo processo noi siamo chiamati a prenderci un ruolo, che deve essere autorevole, coerente e significativo. Siamo, infatti, noi i responsabili, quelli che devono mettere delle regole e far rispettare spazi, risorse e distanze. Se vogliamo essere punti di riferimento credibili, è necessario tutelare i nostri vecchi compagni e introdurre il nuovo alle regole della vita in famiglia.
Il nuovo arrivato testerà in breve o lungo tempo – secondo il suo carattere – i confini, perché sarà trepidante di trovare il suo posto nel gruppo, di conoscere il suo ruolo e quello che sarà chiamato a fare. In questa fase, il nuovo arrivato è investito di una grande responsabilità. È un po’ quello che succede a noi quando dobbiamo inserirci in un gruppo: pensate, per esempio, a un team di lavoro. I più timidi studieranno le dinamiche di gruppo per trovare uno spiraglio per introdursi e farsi conoscere, mentre i più estroversi si proporranno in modo più diretto, bramosi di farsi conoscere e far vedere le loro capacità. Un buon leader, in tale situazione, è capace di costruire un equilibrio, salvaguardando le personalità già presenti e creando un giusto spazio ai nuovi membri.
Allo stesso tempo, per il nuovo arrivato, questa responsabilità è tanto importante quanto pesante e ardua da gestire: egli potrà quindi trovare conforto nel nostro tentativo di sgravarlo di questo fardello, intervenendo per lui in caso di tensioni dicendogli “ti invito a comportarti così, perché questa è la scelta migliore”.
Il messaggio che dovrà passare in modo chiaro è che siamo noi a coordinare il gruppo, né lui né nessun altro se ne dovranno occupare.
Ora arriva la parte difficile… Come metterlo in pratica?
Innanzitutto, dobbiamo avere ben chiaro quali sono le cosiddette “risorse” per i nostri animali. Ce ne sono alcune immediatamente riconoscibili, come il cibo o i giochi, altre, invece, spesso non le percepiamo come tali: spazi, distanze, coccole e attenzioni (e, a volte, molte altre).
Le risorse non devono essere lasciate anarchicamente a disposizione, ma dobbiamo essere noi a gestirle. Così, non si lascerà la ciotola a disposizione e il cibo non verrà distribuito da tavola, i giochi non saranno lasciati per casa ma proposti dal proprietario, le coccole dosate e non fatte tutte le volte in cui sono richieste, il cuscinone, cioè lo spazio privato del cane, posizionato dal proprietario e non scelto dal cane e così via.
La gestione degli spazi e delle distanze. Perché è importante.
Quando arriva il nuovo compagno di vita, la prima cosa è trovargli uno spazio e posizionare il cuscinone. Lo stesso dovrà essere posto, oltre che seguendo le solite regole, abbastanza lontano da quello dell’animale già presente ma in modo che si vedano e percepiscano.
Ehi tu, ce l’hai la copertina?
Tutte le volte che i cani (ma anche i gatti) tenteranno a scambiarsi il cuscinone, attraverso la comunicazione non verbale, cercheremo di indicargli rispettivamente qual è il loro luogo del riposo. La condivisione, all’inizio, non può essere contemplata. Quindi, sarà bene invitare i gatti di casa o i cani di casa a non raggiungere il cuscinone del nuovo amico, oppure viceversa noi impediremo a lui di raggiungere e occupare quello dell’animale già presente, oppure, ancora, di spostarsi immediatamente qualora lo raggiungano. Questo fa sì che i nostri compagni non siano messi nella situazione di “doversela cavare da soli”, perché i più remissivi si arrenderanno in fretta, i più assertivi faranno in modo di riprendersi ciò che reputano proprio. Il nostro compito è intervenire e ripristinare l’equilibrio.
Ognuno avrà il suo posto privato, dove nessuno disturba e si sta tranquilli, in pace. Come vi sentireste se il vostro letto fosse utilizzato da un ospite? Non preferireste allestirgli un divano letto?
Coccole e attenzioni: si dovrà essere cauti e distribuirle equamente per impedire a uno dei due di prevaricare l’altro. Se dovesse succedere, insegnate al cane ad aspettare il proprio turno: se il cane otterrà le coccole senza rispetto delle “regole” questo comportamento verrà rinforzato e, per contro, anche quello di “arrendersi” del cane che si vede costretto a “cedere il posto”.
Giochi: come già scritto, è fondamentale non lasciare giochi in giro e sempre a disposizione. È opportuno che la gestione dei momenti ludici sia nelle nostre mani. Ritualizziamo il momento dell’apertura e chiusura di una interazione giocosa, controlliamo durata e intensità perché si sa, “il gioco è bello quando dura poco” o meglio, se non sfocia in cattiva competizione o aggressività (o noia). Sta a noi leggere la situazione e intervenire se riteniamo che ci sia bisogno di stoppare o calmare quella dinamica.
Cibo: una delle risorse più ambite dai nostri animali. Il cibo rappresenta qualcosa di ancestrale, significa sopravvivenza. Inizialmente, il momento della pappa, che ha un valore fortissimo, dovrà essere gestito separando i cani o, nell’impossibilità, supervisionando attentamente per evitare che l’uno si avvicini o crei tensioni all’altro. Anche il momento dell’attesa per alcuni cani è difficile, perché rappresenta una aspettativa e quindi l’insorgenza di frustrazione: in questo caso è consigliabile che la separazione avvenga prima. Se diamo cibo anche in altre occasioni – ossetti o kong – dovremo adottare simili precauzioni. Possiamo anche non dividere i cani, se non sono a disagio, ma dovremo valutare le distanze e supervisionare accuratamente. Con i premietti cercheremo di essere equi e non creare competizione.
Distanze: ogni animale ha la sua “bolla”. Non sempre è possibile comprenderne i confini appena conosciamo il nostro nuovo compagno, ma, forse, conosciamo già quella del cane presente e partiremo dalla necessità di rispettare le sue esigenze. Man mano, conosceremo anche i bisogni specifici del nostro nuovo amico e avremo un elemento in più per prendere le decisioni per il nostro gruppo sociale. La regola è «melius est abundare quam deficere»: meglio abbondare con spazi e le distanze, soprattutto all’inizio.
Tutto questo dovrà essere accuratamente fatto parlando il meno possibile, perché le armi più potenti che abbiamo per comunicare con gli animali, sono senz’altro il corpo e la nostra comunicazione non verbale.
Dunque, interporsi, spostare spostandosi col corpo, guardare la spalla per produrre movimento, dare indicazioni con la mano, sono i modi più efficaci per intervenire. Arrabbiarsi o alzare la voce non serve, se non a creare confusione, sconforto e incomprensioni col cane. Non intervenire direttamente toccando il cane o spostandolo con la nostra forza sarebbe meglio, invitarlo con i nostri movimenti è più efficace, perché invita il cane a riflettere e pensare a “cosa vogliamo che lui faccia o come si comporti”.
Per avere un gruppo sereno e coeso la domanda chiave da porsi è: “Che cosa è più adeguato al mio gruppo sociale, formato da queste individualità?”. Dobbiamo sapere chi compone il gruppo e, dunque, conoscere la personalità di ogni singolo membro. Meglio capiremo CHI sono i nostri cani, con i loro punti di forza e debolezza, le loro capacità e competenze, la relazione che abbiamo con loro, meglio saremo in grado di gestire queste complesse dinamiche sociali.
Elisabetta Galimberti
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