Il dire e il fare: riflessione su quel che siamo
La nostra associazione ha poco più di due anni di vita, eppure sembrano molti di più, e tante persone si sono avvicinate a noi, per fortuna. Io credo che anche per questo sia necessario ricordare a chi è nuovo, ma anche a chi non lo è, chi siamo. Anche a chi non è nuovo, perché è facile dimenticare i propositi iniziali, quando la quotidianità incalza.
Dico subito che trovo poco interessanti le dichiarazioni di principio che non si tramutano in scelte, e penso che Sartre avesse ragione nel ricordare che un valore è tale se viene scelto concretamente. Un valore dichiarato ma non agito non è un valore.
Dunque noi abbiamo scelto di essere prima di tutto un’associazione anticaccia e antiracing, ma tutti sono anticaccia, tutti sono pronti a riconoscere la tragedia dei galgo. Però pochi si occupano di greyhound e ancor meno si spendono concretamente in una scelta antiracing.
Onestamente trovo stucchevole in questo senso la litania di chi si dichiara verbalmente contro le corse, salvo poi non fare nulla o magari aiutare in qualche modo quelli che le corse le organizzano.
Essere antiracing vuol dire non solo diffondere consapevolezza, ma anche partecipare alle proteste, raccogliere e donare soldi a chi è impegnato in prima fila, collaborare con chi dà voce ai greyhound. Nella misura in cui siamo realmente antiracing e anticaccia, per noi l’adozione è un mezzo e non un fine. Questo ha conseguenze pratiche di cui dobbiamo essere consapevoli.
Noi non lavoriamo per fornire a chi adotta il cane che desidera, né un cane sicuramente senza problemi comportamentali o di salute. Noi lavoriamo con altre priorità: il sostegno ai rifugi, che salvano i cani in condizioni difficili, e i cani stessi. Poi vengono gli adottanti. I nostri cani sono rescue, non sono né atleti pensionati a fine carriera, né individui selezionati per fare bella figura a basso costo.
Dunque non scegliamo i rifugi perché offrono garanzie di avere cani belli, facili e sani, ma scegliamo rifugi che sono in prima fila, che salvano i cani senza guardare se sono belli o brutti, che sono testimoni in contesti difficili di un altro modo di trattare gli animali, che fanno fatica a sopravvivere economicamente, che spesso non hanno il tempo e la possibilità di accorgersi che il cane zoppica o che altro.
Il che non vuol dire che per noi è indifferente la salute di un cane, anzi, il contrario: cerchiamo di fare tutto il possibile per conoscere tutto il possibile sui nostri cani. Ma lo facciamo per i cani, non per fornire un “prodotto perfetto”.
Noi riteniamo anche che salvare un cane non voglia dire semplicemente dargli una vita sicura, ma crediamo che sia importante dare ai cani quel che è dei cani: libertà, esperienze, una vita felice. Per quanto è possibile e con responsabilità, ma non inchiodando i nostri cani a un divano.
Infine, noi abbiamo deciso di essere una onlus, perché non ci interessa avere da parte un gruzzoletto, né commerciare in cappottini. Ci interessa dare ai rifugi, alle associazioni antiracing, ai cani, non ai soci.
Per chiudere, noi abbiamo scelto di comunicare in modo trasparente, chiaro, ma anche sobrio, senza zuffe, insulti e discussioni inutili: il nostro gruppo è selezionato per questo, perché è il gruppo dell’associazione e non un posto in cui fare salotto, magari attraverso polemiche sterili.
Noi non siamo un gruppo di discussione, né un negozio di animali, né una confraternita di amanti dei levrieri, noi siamo un’associazione che ha come scopo la chiusura dei cinodromi e la fine della caccia con i galgo.
Per questo noi siamo guidati tanto dall’amore, quanto dalla ragione, dalla rabbia e dall’etica.
Massimo Greco
© Riproduzione riservata
Tags: adotta galgo, adotta un levriero, adozione, adozione galgo, adozione greyhound, adozione levrieri, adozione levriero, antiracing, CAGED northwest, cani, galgo, Grey2K USA, greyhound, greyhound racing, Greyt Exploitations, Ireland, levrieri, levriero, Limerick Animal Welfare, lurcher, pet levrieri, salvare levrieri, UK, USA