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Comunicare con il nostro cane

Nel racconto di Lewis Carroll che costituisce il seguito di “Alice nel paese delle meraviglie”, durante il suo viaggio “Attraverso lo Specchio magico” la piccola Alice si imbatte in Humpty Dumpty, un bizzarro personaggio a forma di uovo che fa strani giochi di parole, interpreta a suo modo le filastrocche dei bambini e dà alle frasi il significato che vuole, dal momento che è lui che comanda e che paga lo stipendio alle parole.

Alla povera Alice non resta che obbedire imbarazzata e assoggettarsi alle sue strane regole. Dopo un po’, finisce per parlare come lui, ma in realtà non si dicono niente e, alla fine, bruscamente Humpty Dumpty interrompe la conversazione lasciando Alice da sola e insoddisfatta.

Molto spesso, senza volerlo, anche noi ci comportiamo con il nostro cane come l’uovo di questo incontro surreale si comporta con Alice: dal momento che prendiamo noi le decisioni, usiamo come validi in assoluto anche i nostri schemi comunicativi pensando che il cane li capisca.

Non teniamo conto del fatto che, essendo due specie diverse, leggiamo e interpretiamo il mondo e comunichiamo in maniera diversa. Tuttavia, siamo entrambi animali sociali, e per questo abbiamo delle regole che favoriscono l’integrazione dei membri nel gruppo e le corrette modalità di interazione.

È dunque fondamentale imparare a conoscere i segnali del cane e a comunicare noi stessi in maniera chiara ed efficace. Questo migliorerà da subito la nostra relazione con lui, perché si sentirà compreso ed “ascoltato”.

Vediamo dunque prima di tutto quali sono le espressioni posturali, cinetiche, gestuali e prossemiche che fin dall’approccio comunicano al cane le nostre buone intenzioni.

Anche noi infatti possediamo un “galateo di incontro” quando vogliamo avvicinare qualcuno, per esempio sorridiamo, ci avviciniamo lentamente e non gli andiamo troppo vicino. I cani hanno dei segnali, studiati per la prima volta dall’etologa norvegese Turid Rugaas, che sono una sorta di esperanto del mondo canino, perché costituiscono un codice condiviso da tutti i cani, indipendentemente dal luogo in cui sono nati.

Questi segnali, noti come segnali calmanti, hanno l’obiettivo di favorire l’incontro sgombrando il campo dai fraintendimenti e dichiarando le proprie buone intenzioni. Per esempio, avvicinarsi descrivendo una curva e porgendo il fianco, abbassare la testa, leccarsi le labbra, volgere lo sguardo dall’altra parte, sbattere le palpebre. Sono dei segnali preventivi.

I segnali di pacificazione servono, invece, a far slittare il comportamento dell’interlocutore da un atteggiamento assertivo o di sfida ad atteggiamenti di incontro pacifico, e a stemperare la tensione. Sono comportamenti et-epimeletici, cioè rievocano quelli di un cucciolo che sollecita le cure da parte della mamma, ad esempio leccarsi il naso o mettersi a pancia all’aria, e comportamenti di invito al gioco. Sono dunque dei segnali di tipo solutivo, perché risolvono un possibile conflitto.

I segnali di criptazione (da cripto, che significa “nascondere”) vengono invece utilizzati quando la situazione è particolarmente delicata e il cane intende diminuire l’impatto visivo o relazionale dell’incontro, per esempio fingendo di annusare una traccia, un po’ come fanno i ragazzi quando si mettono a cercare qualcosa sotto il banco quando l’insegnante scorre i nomi sul registro per interrogare. I segnali di criptazione servono infatti a interrompere la relazione o ad abbassarne certi contenuti.

Questi comportamenti sono centrali nella vita di un cane e noi abbiamo il dovere di riconoscerli e usarli, perché rappresentano il linguaggio sociale del cane: ignorarli significa compromettere la relazione. Se un cane emette con estrema frequenza segnali calmanti quando ci avviciniamo a lui potrebbe voler dire che il nostro approccio è stato eccessivo o poco rispettoso o addirittura che egli non si fida pienamente di noi.

Se in una certa situazione un cane emette segnali di criptazione significa che quello che gli stiamo proponendo non rientra nei suoi desideri, lo preoccupa o comunque desidera continuare a fare quello che sta facendo. Ad esempio, capita spesso di osservare che al parco, quando vogliamo andare via e cerchiamo di rimettergli il guinzaglio, il cane non torni al richiamo e si metta ad annusare una traccia: non è che non ci sente, fa finta di essere occupato perché non vuole andar via.

Quelli più disattesi sono i segnali di pacificazione. Troppe volte si vedono dei proprietari continuare a infierire sul cane rimproverandolo o punendolo mentre lui si profonde in una miriade di segnali di pacificazione.

Questo è un maltrattamento vero e proprio che rischia di rovinare per sempre la relazione e di dare al cane l’idea che la sua comunicazione è inefficace e che deve ricorrere a segnali più incisivi, come il ringhio o il morso.

Impariamo a leggere questi segnali del cane, a dar loro efficacia e a comunicare utilizzando un codice condiviso: sono solo alcune “parole” della lingua dei cani e tanto resta ancora da studiare, ma è un primo passo importante per costruire il dialogo e aprirsi al confronto.

Ricordiamo che il senso generale di un atto comunicativo è dato dall’insieme, e va compreso in relazione alla situazione, a quello che sta accadendo e a chi sono gli attori in gioco. In questo molto ci può guidare l’empatia, se sostenuta da una conoscenza consapevole. Se parliamo la sua lingua e sappiamo rispettarlo, il nostro cane imparerà a fidarsi di noi e noi smetteremo di essere come lo stupido uovo che la piccola Alice incontrò nel suo viaggio attraverso lo specchio magico.

Giuseppina Ottieri

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Presidente e socio fondatore di Pet levrieri dalla data di fondazione. Nella vita svolge la professione di psicologa e psicoterapeuta e di formatrice. E’ laureata in filosofia e in psicologia. Per crescita personale si è formata e diplomata come educatrice cinofila presso la scuola SIUA. Ha svolto il corso professionalizzante per la gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti, organizzato da Pet Detective. Ha iniziato a scoprire quello che accade ai greyhound nel racing in seguito all’adozione della sua prima grey, Silky, nel 2008. Da qui il suo impegno civile antiracing e anticaccia in difesa dei greyhound, dei galgo e dei lurcher. Sposata con Massimo Greco, altro socio fondatore di Pet levrieri, condivide con lui questo impegno.

Insieme condividono la loro vita con un gruppo di levrieri rescue e una segugia. Svolge questo ruolo in maniera totalmente gratuita.

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Vice presidente di Pet levrieri. Nella vita è Direttore delle Risorse Umane di una multinazionale del settore IT. 
Per passione personale nel 2020 ha conseguito il titolo di educatore cinofilo presso la scuola cinofila Il Mio Cane.
Ha partecipato al corso di gestione della ricerca e del soccorso di animali smarriti organizzato da Pet Detective.
Nel marzo 2014 adotta “per caso” Sandy, greyhound irlandese, e scopre la dura realtà dei levrieri sfruttati nelle corse e nella caccia decidendo così di impegnarsi concretamente nell’Associazione.
Coordina il gruppo di ricerca dei levrieri smarriti, è membro del Gruppo Adozioni e partecipa come portavoce di Pet levrieri ad eventi di informazione e divulgazione delle attività dell’associazione. 
Vive tra Milano e la Valsassina con il marito Massimiliano, ha due figli ormai adulti, Giorgia e Marco, e tre lurcher irlandesi: Robin, Coco e Lucy – e Sandy sempre nel cuore.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri a titolo assolutamente gratuito.
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Vice Presidente e socio fondatore di Pet levrieri, laureata in scienze politiche internazionali, gestisce un’impresa di consulenze turistiche. In Pet Levrieri si occupa in particolare delle relazioni con la Spagna e dei profili dei galgo e si reca più volte all’anno nei rifugi spagnoli per conoscere i cani e stilarne i profili. Fa parte del team che amministra sito e pagine Fb dell’associazione.
Ha adottato la galga Debra nel 2011. Venire a contatto con la realtà dei levrieri rescue l’ha spinta ad approfondire il discorso e a impegnarsi attivamente a favore dei grey, galgo e lurcher sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. Oltre a Debra vive con due cani meticci, salvati da situazioni di abbandono.
Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo e socio fondatore di Per levrieri, dove si occupa dell’organizzazione logistica degli eventi e del merchandising. Nella vita è titolare di un laboratorio odontotecnico dal 1990. Da sempre appassionato di cani, il suo primo cane è stato un setter irlandese. Sposato con Marianna Capurso, anche lei socia fondatrice di Pet levrieri, condivide con lei l’impegno antirancing e anticaccia in difesa dei levrieri. Accanto al presidente di Pet levrieri, ha partecipato alla prima conferenza mondiale sui greyhound in Florida nel 2016. Ha partecipato a molti corsi organizzati da Think Dog e Siua. Perle è stata la sua prima greyhound. Nella sua vita ora ci sono Peig e Inta, due lurcher, e Karim, greyhound salvato dal cinodromo di Macao, e Ricky, un pinscher, che è la mascotte di tutto il gruppo. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Membro del consiglio direttivo di Pet levrieri. Nella vita è una pasticciera. Dal 2014 a seguito dell’adozione di Rosie, una greyhound irlandese ha conosciuto la realtà dello sfruttamento dei levrieri. Da qui l’impegno in associazione. Coordina il gruppo facebook di Pet levrieri, gestisce il canale istituzionale Twitter, ed è membro del gruppo adozioni. Condivide la vita con il compagno Stefano, socio e volontario di Pet levrieri, James greyhound salvato in Irlanda e Jasmine greyhound sopravvissuta al cinodromo di Macao, nel cuore portano Rosie e Mags greyhound salvate in Irlanda. Svolge i suoi incarichi in Pet levrieri in maniera totalmente gratuita.

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Socio fondatore di Pet levrieri, si è occupato in associazione, a titolo puramente gratuito, di trasporti, rapporti con le autorità veterinarie e della comunicazione esterna, curando numerosi articoli sulla situazione dei greyhound e dei galgo nel mondo. Ha partecipato a numerose manifestazioni antiracing in Irlanda e Gran Bretagna. Dal 2022 fa parte del Board di GREY2K USA Worldwide, la più importante organizzazione antiracing mondiale. 
Laureato in filosofia e in Psicologia della comunicazione, insegna filosofia e storia nella scuola superiore di secondo grado; per crescita personale si è formato e diplomato come educatore cinofilo presso la scuola SIUA. 
Appassionato di musica, in particolare rock e irlandese, dal 2008 condivide le sue giornate, insieme alla moglie Stefania Traini, con levrieri rescue e un “pizzico” di segugi. Perché nella varietà si fanno più esperienze.
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Membro del consiglio direttivo di Pet Levrieri.
Dopo il liceo linguistico inizia a lavorare in banca ma dopo la nascita della terza figlia decide di volersi dedicare esclusivamente alla sua numerosa famiglia.
Il suo primo cane è stato Otello, un mix labrador-alano, poi è arrivata Gina, un bovaro svizzero.
Viene a conoscenza dello sfruttamento dei levrieri per caso attraverso un articolo trovato in rete e nel novembre 2015 partecipa ad un arrivo di Galgo di Pet Levrieri. Christa, una galga ancora senza famiglia, si butta tra le sue braccia per farsi coccolare. Dieci giorni dopo andrà a prenderla presso la famiglia foster e la porterà a casa. Da questo incontro speciale nasce il suo impegno concreto all’interno dell’Associazione.
Fa parte del gruppo adozioni e si occupa prevalentemente delle richieste estere (Svizzera, Austria, Germania).
A settembre 2018 si reca, insieme a Stefania Traini, a Macau per fotografare e stilare i profili dei cani che verranno in Italia. Qui, incrocia lo sguardo di Tamoko, che decide di adottare appena sarà pronto per il volo che lo porterà a Milano.
Vive a Lugano, Svizzera, con il marito Andrea e i figli Giulia, Alyssa, Cecilia e Tommaso. Membri della numerosa famiglia, oltre a Tamoko, sono anche Harry e Bob, lurcher irlandesi e Paco un meticcio salvato dalle strade di Napoli.
Ama trascorrere le giornate tra montagne e boschi oppure con un bel libro in mano.
Svolge i suoi incarichi in Pet Levrieri in maniera totalmente gratuita.
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